2009-07-30 14:49:12

Aborti in calo in Italia? I dubbi dei movimenti pro-vita


Tra le italiane è davvero in diminuzione il numero degli aborti? Se lo chiede il Movimento per la Vita all’indomani della diffusione da parte del Ministero della Salute della relazione sull’attuazione della legge 194. Il documento stima gli aborti clandestini intorno ai 15mila nel 2005 e descrive un calo delle interruzioni volontarie di gravidanza anche tra le minorenni; inoltre si attesta un aumento dei medici obiettori di coscienza. Intanto l’associazione Scienza e Vita chiede rigore, prudenza e trasparenza all’Aifa, agenzia italiana del farmaco, che oggi dovrebbe esprimersi sulla commercializzazione della pillola abortiva Ru 486. Ma torniamo ai dati sul calo degli aborti in Italia diffusi ieri. Paolo Ondarza ne ha parlato con Lucio Romano, presidente di Scienza e Vita:RealAudioMP3

R. – Per quanto riguarda il dato statistico, è evidente che noi riscontriamo una riduzione, per quanto riguarda il numero totale delle interruzioni volontarie di gravidanze. Ma se noi andiamo ad analizzare questi dati con altre variabili, dovremmo prendere in considerazione anche la diffusione sul territorio nazionale, oramai da diversi anni, della cosiddetta “pillola del giorno dopo” che noi sappiamo venduta in circa 400 mila confezioni, nell’ultimo anno, e che vuol significare, soprattutto per una molteplicità di donne, un’azione di ordine abortivo.

 
D. – Secondo la relazione, invece, gli aborti sono in aumento tra le immigrate …

 
R. – Certamente le immigrate sono le più esposte, vale a dire che hanno difficoltà di accesso al Servizio sanitario nazionale.

 
D. – Si parla, sempre nella relazione, di una diminuzione degli aborti clandestini …

 
R. – Potremmo dire che per definizione l’aborto clandestino di per sé è difficile da poter quantificare …

 
D. – La relazione indica il numero degli aborti e non quello dei vivi sottratti all’aborto …

 
R. – Noi non abbiamo alcuna conoscenza di quante donne siano state dissuase dall’interrompere la gravidanza, il che vorrebbe significare un monitoraggio dell’attività consultoriale e significare un consultorio, quindi, che non sia semplicemente di ratifica, ma di costruzione di un percorso di tutela e dignità della vita in aiuto della donna stessa.

 
D. – Per fare qualche numero, il Movimento per la Vita quante vite ha salvato?

 
R. – Oltre 100 mila negli ultimi anni; è quindi un dato estremamente importante perché vuol significare un aiuto tangibile, concreto, a tutela e difesa della vita.

 
D. – Va sottolineato un dato positivo, che è quello dell’aumento – tra i medici – del ricorso all’obiezione di coscienza per quanto riguarda l’aborto …

 
R. – E’ un’assunzione di responsabilità. Però, non dobbiamo nascondere che all’interno di questo numero piuttosto significativo potrebbe essere anche presente un numero di medici che ricorrono all’obiezione di coscienza per ragioni di utilità e di impegno assistenziale presso le diverse strutture ospedaliere.

 
D. – Nonostante la proposta italiana all’Onu di una moratoria sull’aborto, in Italia una coscienza pro vita nel senso pieno del termine ancora manca, tanto che si attende – a breve – il pronunciamento dell’Aifa, Agenzia italiana del farmaco, sulla diffusione negli ospedali della pillola abortiva Ru486 …

 
R. – Rappresenterebbe una privatizzazione dell’aborto e l’abbandono nella solitudine della donna stessa. Nel 95-98% dei casi, l’aborto avviene non in una struttura ospedaliera, ma a casa. Il che contraddirebbe la stessa legge 194 del 1978 che ritiene, appunto, che la donna esplichi tutte le procedure per interrompere la gravidanza presso una struttura sanitaria, ma direi che si diffonde una cultura della banalizzazione dell’aborto dove è sufficiente una compressa per dar luogo all’interruzione stessa. Ecco perché abbiamo rivolto un appello all’Agenzia italiana del farmaco, chiedendo rigore, chiedendo prudenza e chiedendo la pubblicizzazione di tutti i dati in modo tale che il tutto sia trasparente e venga presentato all’opinione pubblica, per quanto riguarda le motivazioni scientifiche, che potrebbero indurre l’Aifa a ratificare l’uso della Ru486 nell’ambito dell’aborto e presso le strutture ospedaliere.







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