E' allarme per il sovraffollamento carcerario in Italia
Oltre 63 mila detenuti, raddoppiati in dieci anni, in strutture che ne dovrebbero
contenere 43 mila. Questa è la misura del sovraffollamento carcerario ai livelli più
alti dal dopoguerra in Italia. La situazione è pericolosa e intollerabile e tende
a peggiorare, con circa mille ingressi in più ogni mese dal gennaio 2009, per un costo
medio pro capite di 200 euro, un dirigente ogni 123 detenuti ed un educatore ogni
157. Di fronte a questo quadro, che vede nell’estate il periodo più critico, gli operatori
del settore – avvocati, poliziotti, funzionari e volontari – lanciano oggi un corale
grido d’allarme rivolto al governo e alla magistratura, con proposte e critiche. Alla
scelta attuale della politica giudiziaria di nessuna tolleranza, sicurezza come regola
e più ricorso al carcere, la soluzione immediata per gli interlocutori di oggi viaggia
in due direzioni principali: maggior accesso a forme di pena alternative al carcere
e la rivisitazione dell’uso della custodia cautelare in carcere, oggi diventata da
estrema ratio l’unica via d’uscita per il 52,2% degli attuali detenuti. A queste due
vie si affiancano necessariamente più tutela per i dirigenti, aumento d’organico per
la polizia e per il personale educativo. Oggi il carcere, dicono gli operatori del
settore, è solo pena e brutalità; ci vuole un’inversione di rotta, specie in questo
momento di crisi e per questo, insieme, continueranno a lottare puntando ad un lavoro
comune. (A cura di Gabriella Ceraso)