2009-07-28 15:53:41

Messico: indagine della Chiesa sulla grave situazione delle carceri


“Corruzione, sovraffollamento e tossicodipendenza” sono alcuni dei flagelli che secondo uno studio della Pastorale sociale dell’episcopato messicano colpiscono le carceri del Paese e soprattutto le persone sottoposte a trattamento carcerario, oltre 2 milioni e 270mila tra coloro effettivamente sono in galera e altri che hanno l’obbligo di dimora o di firma settimanale. E su tutti, osserva il documento, c’è “il controllo pesante che esercitano i cartelli del narcotraffico”, configurando così uno dei fenomeni sociali più esplosivi del Paese che attende una risposta da parte del governo federale ma anche da quelli dei singoli Stati e dei Municipi. Si tratta in sostanza di condizioni che spiegano l’aumento impressionante della violenza all’interno delle carceri, gli ammutinamenti e le fughe. L’indagine realizzata dalla Pastorale sociale in tutto il Paese ricorda che solo negli ultimi 10 anni sono stati reclusi almeno un milione di adulti e che la metà di quelli attualmente sottoposti a trattamento carcerario, con modalità diverse, hanno un’età inferiore ai 30 anni. Intanto i reati non diminuiscono, anzi. Il 28% di essi sono legati direttamente o indirettamente alla droga e alla tossicodipendenza, ma la cosa più grave è che i colpevoli di questi delitti finiscono proprio nel posto dove è più facile drogarsi o acquistare droga perché a basso costo: le carceri. La Pastorale sociale fa notare la mancanza di una risposta a questa realtà denunciata dagli stessi carcerati come risulta da centinaia di questionari che sono stati compilati tra i reclusi e i loro familiari e che sono la base della ricerca portata a compimento in diversi mesi di lavoro. Preoccupa ugualmente, secondo gli estensori della ricerca, che spesso la direzione o i posti di responsabilità nelle carceri vengano assegnati sulla base di criteri clientelari e politici, mortificando la professionalità che in questo settore è anche garanzia per il Paese. Il documento, illustrato e consegnato ai vescovi del Messico la settimana scorsa, si sofferma anche sulle donne recluse, il 43% delle quali sono in galera per reati contro il patrimonio e hanno un’età compresa tra i 21 e i 30 anni. Tra le donne in carcere quelle indigene (in maggioranza “nahuas”) sono le più vulnerabili. Il 46% di queste donne, tra i 58 e gli 82 anni di età, sono in galera per traffico di droga e molte di loro, in particolare le più anziane, sono in sostanza completamente abbandonate, quasi seppellite in vita. Intanto, i reati più numerosi imputati ai maschi di età compresa tra i 59 e gli 80 anni sono il furto, la violenza sessuale e il traffico di droga. Pedro Arellano, membro della pastorale carceraria della Commissiona episcopale per la promozione umana e sociale, spiegando lo sforzo compiuto, destinato in primo luogo ad avere una diagnosi più o meno completa e approfondita su quanto accade nelle carceri, ha sottolineato l’importanza che l’intera indagine sia stata condotta assieme con l’Associazione dei familiari dei carcerati del Distretto federale. D’altra parte ha ricordato che non è stato facile poiché questa situazione carceraria denunciata frutta alla corruzione ogni anno oltre 700 milioni di “pesos”. (A cura di Luis Badilla)







All the contents on this site are copyrighted ©.