2009-07-28 14:34:53

Afghanistan preda della violenza a tre settimane dalle elezioni


Continuano le violenze in Afghanistan, mentre ci si avvicina al cruciale appuntamento delle elezioni presidenziali e provinciali del prossimo 20 agosto. Nelle ultime ore, otto agenti di polizia sono stati uccisi dall'esplosione di una bomba al passaggio del loro veicolo nella provincia di Helmand, nella parte meridionale del Paese. Nella zona, a forte concentrazione talebana, le truppe statunitensi e britanniche stanno conducendo una massiccia offensiva contro i ribelli. In questo contesto, gli afghani si preparano al voto, in un clima che - secondo alcuni osservatori - appare di minor ottimismo rispetto alle presidenziali del 2004: allora, per la prima volta si elesse direttamente il capo dello Stato e la vittoria andò al leader pashtun, Hamid Karzai, che rimane tra i favoriti anche nella prossima consultazione. Sul perché di questo clima di incertezza, Giada Aquilino ha intervistato Simona Lanzoni, responsabile progetti della Fondazione Pangea Onlus, attiva da anni in Afghanistan:RealAudioMP3

R. - Perché ormai, strutturalmente, la corruzione ha trovato spazio in ogni meandro non solo del governo, ma anche della società civile. Da un lato, c’è la corruzione e, dall’altro, c’è la criminalità, che sia piccola delinquenza o delinquenza strutturata, con i signori della guerra, il commercio delle armi o semplicemente la compravendita dei voti. La popolazione non ha più molte speranze, perché ha visto che dal 2004 una nuova politica non si è effettivamente realizzata.

 
D. - Pangea, in base alle proprie fonti in Afghanistan, fa notare che tra i candidati figurano anche ex signori della guerra, trafficanti di droga o criminali. Che rischi ci sono per il Paese, oggi?

 
R. - Si rischia un’involuzione. David Miliband, il ministro degli Esteri britannico, ed anche il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, continuano a spingere sul fatto che i talebani siano reintegrati all’interno del parlamento e quindi anche del governo. Sembra quasi un passaggio dovuto, ma allo stesso tempo - a mio avviso - significa che non si è riusciti a fare di meglio: l’integrazione dei talebani in fondo si sarebbe potuta fare sin dall’inizio.

 
D. - L’escalation di violenza delle ultime settimane cosa indica?

 
R. - Indica che ancora non hanno fatto un accordo su chi deve vincere realmente. La vera preoccupazione è che, proprio con le elezioni, si possa verificare ciò che è successo recentemente col voto in Iran. I maggiori candidati - che sono Karzai da un lato, e dall’altro Abdullah Abdullah, Ashraf Ghani o Ramzan Bashardost, tutti ex ministri dello stesso Karzai - devono comunque trovare un accordo per portare avanti, almeno tra loro, il candidato che vincerà e non creare quindi problemi per il dopo elezioni. Ricordiamoci che ci potrà essere o la vittoria alla prima votazione o un ballottaggio tra coloro che riceveranno più voti. Se si verificasse tale situazione, ci potrebbe essere qualcuno tra tutti gli altri candidati - che sono tantissimi, ben 41 - che potrebbe gridare alla frode e potrebbero quindi venire a crearsi delle sommosse o delle proteste.

 
D. - Veniamo alle donne, al fianco delle quali Pangea è da sempre schierata. Andranno a votare in massa?

 
R. - E’ molto difficile poter dire se le donne andranno a votare, soprattutto perché, nel 2004, sono state molto presenti. Quest’anno, purtroppo, quello che si vede fa poco sperare rispetto ad una possibile apertura verso i loro diritti. E la situazione d’insicurezza generalizzata e la grande violenza che caratterizzano oggi l’Afghanistan non favoriranno la partecipazione al voto delle donne.

 
D. - Qual è l’auspicio di Pangea per le prossime elezioni?

 
R. - Che ci sia la minor violenza possibile. Che ci sia realmente la possibilità di continuare a fare cooperazione anche dopo la scelta del nuovo presidente. E che effettivamente la comunità internazionale riesca a trovare la miglior soluzione possibile, perché la popolazione possa riuscire davvero a trovare un equilibrio al di fuori di un conflitto che continua da oltre 30 anni.







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