Nella Giornata per la vita i vescovi inglesi ricordano perché vale la pena vivere
Ieri la Chiesa cattolica inglese e gallese ha scelto di celebrare la Giornata per
la Vita ricordando perché vale la pena di vivere anche quando si è perduta la speranza
al punto da volersi togliere la vita. Ma anche spiegando la dottrina cattolica sul
suicidio e sforzandosi di ridurre i pregiudizi normalmente associati alle malattie
mentali, alla depressione e al suicidio. Il motto è preso dal libro di Isaia, “Sei
prezioso ai miei occhi”. I fedeli lo leggeranno su Internet e sugli opuscoli distribuiti
dalle parrocchie. “Dio non condanna chi non è pienamente consapevole di ciò che sta
facendo; la sua grazia è infinita”, ha detto il vescovo ausiliare di Westminster,
monsignor Bernard Longley, coordinatore della Giornata. In un messaggio ripreso dall’agenzia
Zenit, monsignor Longley ha affermato che “il suicidio è un peccato grave”, "ma una
persona deve essere mentalmente sana per essere pienamente consapevole del fatto che
sta commettendo un peccato. Quando una persona si suicida, in genere è così offuscata
dalla confusione e dalla disperazione da aver perso il pieno controllo delle proprie
facoltà mentali”. Il vescovo ha ribadito che “la Chiesa prega per quanti si sono tolti
la vita” e valorizza “il sostegno che i servizi professionali possono offrire e l'aiuto
pieno di speranza per ridurre lo stigma troppo spesso associato alle malattie mentali
e alla depressione”. Anche se, come ha ammesso Longley, “il suicidio è qualcosa che
non viene trattato molto spesso nelle omelie o nella predicazione”, la Chiesa è attenta
a questa tematica sensibile. E a marzo i vescovi cattolici britannici hanno consegnato
alle pagine del quotidiano Times una nota in cui si opponevano alla depenalizzazione
del suicidio assistito, “una legalizzazione coperta dell’eutanasia”, allora in discussione
in Parlamento e poi bocciata. (V.F.)