2009-07-27 15:09:11

Iran: tensioni all’interno della maggioranza. Ahmadinejad licenziare quattro ministri


In Iran, si complica la crisi politica scoppiata dopo la contestata rielezione del presidente Ahmadinejad. Oltre alle continue proteste dell’opposizione, che ha chiesto alle autorità di poter commemorare le vittime delle manifestazioni dei giorni scorsi, anche all’interno della maggioranza la situazione è tesa. Dopo il suo vice, Ahmadinejad ha dovuto licenziare altri quattro ministri per volere della guida spirituale, Alì Khamenei. Che significato dare a questa situazione? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al giornalista iraniano Bijan Zarmandili:RealAudioMP3

D. - Più che un cambiamento dei programmi e delle alleanze all’interno, io direi che a questo punto le dimissioni di questi ultimi ministri seguono in realtà quelle del vice di Ahmadinejad. Costui è stato costretto a rinunciare al proprio vice e questo per ordine diretto di Ali Khamenei, la guida della rivoluzione. Ciò significa che si è spostato, in un certo senso, il conflitto tra l’opposizione e il regime di Ahmadinejad. Si è spostato all’interno dello stesso regime, nel senso che gli ultraconservatori - quelli che hanno finora sostenuto la candidatura e la presidenza di Ahmadineajd - pensano a questo punto che lui sia il personaggio più debole e, quindi, in qualche modo vogliono ostacolare la sua ulteriore ascesa.
 
D. - Come risponderà il regime alla richiesta di commemorare le vittime delle proteste?
 
R. - Probabilmente, cercheranno di non accentuare il conflitto in atto e tuttavia non possono neppure lasciare che ci siano di nuovo milioni di persone che criticano il regime. Questo, in realtà, è un dilemma del governo e del regime e di questo dilemma sta giustamente approfittando anche l’opposizione, nel senso che alla scadenza precisa chiede di scendere in piazza per mostrare la propria forza.
 
Medio Oriente
Di Iran ha parlato anche il segretario alla Difesa americano, Robert Gates, in visita in Israele, affermando che l’amministrazione Obama attende entro settembre una reazione da parte di Teheran sul discusso programma nucleare. Stamani, Gates ha avuto un primo incontro con il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, quindi è stato impegnato con il premier, Benyamin Netanyahu. Nello Stato ebraico si trova da oggi anche l’inviato americano, George Mitchell, proveniente dalla Siria, il quale si recherà poi nei Territori palestinesi. Sui motivi dell’iniziativa statunitense in Medio Oriente, Giancarlo La Vella ha raccolto il commento di Giorgio Bernardelli, esperto dell’area:RealAudioMP3

R. - C’è la volontà di arrivare a qualche risultato che porti a riavviare concretamente il processo di pace, ormai "congelato" da parecchi mesi. Gli Stati Uniti sono partiti dal punto fondamentale degli insediamenti: il loro congelamento degli - che il presidente Obama ha chiesto - è un segno molto forte nei confronti del mondo arabo, un segno di una politica che cambia. Da questo punto di vista, però, Obama deve fare i conti con un’opposizione molto forte da parte dell’establishment israeliano: lo stesso governo Netanyahu è un governo che ha al suo interno i voti di coloro che abitano negli insediamenti, e quindi si barcamena in questa posizione.
 
D. - Ad Israele, dunque, si chiede un blocco degli insediamenti. Ai palestinesi, invece, cosa si chiede?
 
R. - La partita palestinese resta quella sulle elezioni, che continuano ad essere rinviate. Manca ancora l'accordo tra Fatah e Hamas perché si arrivi a tenere questa consultazione elettorale che, in teoria, sarebbe in programma nel prossimo mese di gennaio. L’amministrazione Obama chiede sostanzialmente un consolidamento delle strutture statuali.
 
D. - Tra le prime dichiarazioni di Gates, c'è anche quella nei confronti dell’Iran, al quale si chiede la rinuncia definitiva al programma nucleare. C’è la sensazione che si voglia far rientrare nella questione mediorientale davvero tutto…
 
R. - In effetti, questa è la grande richiesta di Israele. Israele chiede agli Stati Uniti una posizione più ferma nei confronti dell’Iran: è un po’ la contropartita della politica interna. Una posizione che garantisca maggiormente Israele di fronte alla minaccia iraniana.
 
Honduras
Spiragli di pace per l’Honduras dopo la lunga crisi politica causata dalla destituzione del presidente, Manuel Zelaya. Ieri, i vertici delle Forze armate hanno fatto sapere di essere d’accordo con la proposta di mediazione del capo dello Stato costaricano, Osca Arias. Bisognerà sentire ora anche il parere del presidente de facto, Roberto Micheletti. I militari auspicano pure che qualsiasi ulteriore passo venga compiuto sia nel rispetto della Costituzione e delle leggi.

Cecenia
Dal prossimo primo agosto, gli indipendentisti ceceni cesseranno gli attacchi contro la polizia della Repubblica ex sovietica. La decisione è stata presa durante una riunione del parlamento e del governo in esilio, svoltasi di recente a Berlino. Ieri, a Grozny quattro agenti di polizia e un passante sono rimasti uccisi nell'esplosione provocata da un kamikaze. Negli ultimi mesi, in Cecenia e nelle altre due Repubbliche caucasiche del Nord di Inguscezia e Daghestan si è registrato un forte aumento di attentati terroristici contro le forze della polizia.

In aumento i contagi da influenza A/H1N1
Sono 814 i nuovi casi d’influenza A-H1N1 registrati nel mondo nelle ultime 24 ore. I dati, forniti oggi dal Centro europeo per il controllo delle malattie, si basano sui casi notificati dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali. Tra i nuovi casi, anche un uomo italiano residente in Argentina morto ieri a causa di una polmonite, la più grande delle complicanze provocate dall’influenza. La pandemia ha creato panico anche a bordo della Ruby Princess, una delle navi da crociera più grandi del mondo che stava per ormeggiare al porto di Venezia: sette persone hanno manifestato i sintomi dell’influenza e sono risultate positive ai test. Nell'aggiornamento sulla diffusione del virus, il numero totale dei casi è di 160.038 mentre il totale delle morti è salito a 991.

Nigeria
Resta altissima la tensione in Nigeria. All’indomani degli scontri nello stato del Bauchi, costati la vita ad oltre 50 persone, i ribelli islamici sono tornati ad attaccare alcune stazioni di polizia nel nord del Paese. I membri del gruppo integralista "Boko Haram" chiedono l’applicazione rigorosa della sharia in tutta la Nigeria. Il servizio di Marco Guerra:RealAudioMP3
 
C’è il sospetto della mano di al Qaeda e della rete internazionale del terrore dietro agli attacchi dei fondamentalisti islamici che stanno infiammando gli Stati nordorientali della Nigeria. Ieri, a Bauchi, nell’assalto a un posto di polizia sono morti una cinquantina di adepti della setta integralista che si ispira apertamente ai talebani. E stamani si è ripetuto il copione negli Stati di Potiskum e Borno, con decine di miliziani che hanno attaccato due stazioni di polizia. Al momento, si contano quattro poliziotti rimasti feriti e un pompiere accorso per sedare un'incendio morto. Le azioni delle ultime 24 ore sarebbero una ritorsione per l'arresto di alcuni leader della setta. Ma la ragione più profonda risiede nella volontà di estendere la legge islamica in tutti gli stati Nigeria. Bauchi e Borno sono infatti tra i 12 stati del Paese dove dal 2000 è stata introdotta la sharia. In molti sostengono però che la guerriglia filo-islamica è alimentata dallo stato di miseria che attanaglia le aree del nord a maggioranza musulmana.
 
Corea del Nord
La Corea del Nord è pronta a un nuovo tipo di dialogo sul discusso programma nucleare, ma questa volta con colloqui bilaterali con gli Stati Uniti. Il ministero degli Esteri di Pyongyang ha fatto sapere, infatti, di non volere più entrare nei dialoghi multilaterali a 6 che coinvolgono Corea del Sud, Giappone, Cina, Russia e Usa. La decisione della Corea del Nord arriva dopo le minacce e le provocazioni dei giorni scorsi, in risposta alle dichiarazioni di ieri del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, secondo cui la sede appropriata del dialogo sul nucleare con Pyongyang resta quella dei colloqui a sei.

Bulgaria
Il leader del partito bulgaro di centrodestra "Gerb" e sindaco di Sofia, Boïko Borissov, uscito vittorioso dalle legislative del 5 luglio scorso, ha ricevuto stamattina l’investitura ufficiale da primo ministro dal Parlamento bulgaro. Borissov, che nel voto di inizio mese ha sconfitto i socialisti, ha promesso di lottare contro la corruzione e la criminalità organizzata.

Francia: Sarkozy a riposo dopo il malore
Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, è uscito stamani dall'ospedale militare parigino di Val-de-Grace, dove ha passato la notte a seguito di un ''malore lipotimico da sforzo'' occorsogli durante un momento di allenamento fisico. Secondo quanto riferisce una nota dell’Eliseo, il capo di Stato dovrà riposarsi ''alcuni giorni'', ma ''nessun trattamento medico'' gli è stato prescritto. Il malore di ieri - si legge nel comunicato - è stato ''provocato dal grande caldo, in un contesto di fatica legata a un carico di forte lavoro”. Gli esami svolti, fra i quali una radiografia alle coronarie, hanno permesso di stabilire che il malore “non ha alcuna causa cardiologica, né alcuna conseguenza cardiologica”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi) 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 208
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