Nuova influenza: preoccupazione per la diffusione nei Paesi poveri
La Nuova influenza ha toccato 163 Paesi su 190 membri dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità. Gli Stati Uniti sono i più colpiti dall’epidemia, con 300 morti, seguiti
da Argentina e Messico. Il virus, afferma il portavoce dell’Oms, ha colpito tutto
il pianeta, presentandosi a bassa aggressività, con effetti clinici contenuti, ma
con un altissimo tasso di diffusione. E se nelle zone più sviluppate ci si prepara
a contrastare adeguatamente la Nuova influenza, a preoccupare è la situazione dei
Paesi più poveri. Ne parla, al microfono di Andrea Rustichelli, il virologo
dell’università di Milano, Fabrizio Pregliasco:
R. – La malattia
di per sé, per ogni singolo malato, non è grave, non è pesante, non causa decessi
in gran numero: molto meno, addirittura, dell’influenza stagionale. Il problema è
però la diffusione, il numero di casi e la difficoltà di controllo, soprattutto in
Paesi in via di sviluppo, nei quali in pratica già l’apparato sanitario è limitato
e questo non fa altro che rovinare e ridurre la possibilità, anche, di assistenza,
proprio per il coinvolgimento che temiamo essere elevato anche del personale sanitario.
In più, in queste nazioni non c’è nemmeno un sistema di sorveglianza come quello nei
Paesi sviluppati, dove c’è stato un monitoraggio che ha reso più facile il controllo
della malattia e che comunque permetterà di monitorarla. Quindi, una situazione che
vede in prospettiva un altro problema: quello dell’equità nel disporre di vaccini
in termini di distribuzione e di numero di casi. E in questo senso, in effetti, l’Oms
da tempo sta approcciando una serie di contatti per poter avere comunque una distribuzione
per quanto possibile etica del vaccino che sarà disponibile presto.
D.
– Ecco: però ribadiamolo: i sintomi non sono in sé e per sé preoccupanti più di altre
influenze comuni …
R. – Questo virus causa un’influenza
uguale, anzi, lievemente inferiore in termini di intensità dei sintomi di quella stagionale
a cui siamo abituati. Interessante è il fatto che il virus, da quando è stato isolato,
non è mutato: questo – se così sarà – farà sì che la malattia diventerà solo un problema
– purtroppo, imponente – in termini di costi indiretti, di costi sociali. Ma per il
singolo cittadino, solo alcuni giorni di febbre, di letto e di dolori.