Il polso del Papa sottoposto ad esame radiologico. I medici: "Decorso clinico buono".
Attese migliaia di persone all'Angelus di domani a Les Combes
Mentre la frazione valdostana di Les Combes si prepara ad accogliere le persone -
previste in qualche migliaio - che domani parteciperanno alla recita dell’Angelus
presieduta dal Papa, questa mattina Benedetto XVI è stato sottoposto alla prevista
radiografia al polso infortunato, che ha mostrato “un decorso buono” della frattura.
L’esame si è svolto nelle vicinanze dello chalet che ospita il soggiorno estivo del
Pontefice, come spiega il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico
Lombardi, al microfono di Alessandro De Carolis:
R. - La mattina
si è svolta normalmente. Poi, intorno alle 11.40, c’è stato il previsto controllo
medico, ad un settimana circa dalla frattura e dall’intervento. Il controllo ha avuto
luogo nella Colonia salesiana, in un locale appositamente attrezzato - la Colonia
è vicinissima alla residenza del Santo Padre - e i risultati sono molto buoni. Il
decorso clinico ha mostrato di essere buono e corrispondente a quanto previsto. Nell’occasione,
si è tolto il tutore in vetroresina che immobilizza e protegge il polso del Papa,
per permettere il controllo, e poi ne è stato applicato uno nuovo. Alla fine del controllo,
il Papa ha salutato cordialmente, e sorridendo, tutti i medici, tutti i membri dell’équipe:
un clima molto sereno, quindi, molto familiare. All’esame hanno partecipato i due
medici vaticani che seguono il Papa qui - il suo medico personale, il dott. Polisca,
e il dott. Berti - e poi naturalmente il dott. Manuel Mancini, il primario ortopedico
di Aosta che ha operato il Santo Padre. Era anche presente, come già annunciato, il
prof. Vincenzo Sessa, che è il primario ortopedico del Fatebenefratelli di Roma, che
collabora dal punto di vista specialistico con i Servizi sanitari vaticani e che sarà
colui che seguirà dal punto di vista ortopedico il Santo Padre, al suo ritorno a Castel
Gandolfo e a Roma. Così si sono poste le premesse per una continuità adeguata dell’assistenza
medica al Pontefice.
D. - Dopo il bagno di folla
di ieri ad Aosta, molte persone sono attese anche per domani proprio a Les Combes
per la recita dell’Angelus. Qual è la situazione della vigilia?
R.
- Qui è tutto molto tranquillo, ma nella mattina sono state preparate le attrezzature
per le trasmissioni audio e video. Molti sono inoltre i gruppi che si sono annunciati.
Si tratta, come di consueto, di gruppi di diverse località della Valle d’Aosta e poi
di numerosi gruppi di giovani cattolici o di organizzazioni cattoliche - di oratori,
di parrocchie, di associazioni - che stanno facendo le loro vacanze nelle tante località
della Valle che sono molto idonee per questo. Provengono da regioni anche lontane
- dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto, dalla Toscana - e si prevede la partecipazione
di diverse migliaia di persone, forse circa 5 mila. Alle 10.30, il vescovo di Aosta,
mons. Anfossi, celebrerà una Messa per i fedeli che saranno in attesa e con lui concelebreranno
il vescovo di Ivrea, mons. Miglio, il vescovo di Mondovì, mons. Pacomio, il vescovo
di Asti, mons. Ravinale, il vescovo di Ventimiglia, mons. Careggio. E per l’Angelus
è atteso anche il cardinale arcivescovo di Torino, Severino Poletto. Dunque, ci sarà
certamente una bella presenza intorno al Santo Padre.
D.
- In queste ore è stata sollevata la questione del possibile rischio che appuntamenti
collettivi, come ad esempio le udienze generali, possono rappresentare per la salute
dei partecipanti, in relazione alla diffusione del virus della Nuova influenza. Cosa
si può dire, in merito?
R. - Io ho letto l’intervista
rilasciata dal prof. Rocchi all’Osservatore Romano e mi sembra assolutamente priva
di ogni motivo di particolare preoccupazione. Il prof. Rocchi ha spiegato che, naturalmente,
anche il Vaticano tiene conto di eventuali indicazioni dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità o delle autorità sanitarie italiane, qualora ci siano delle epidemie
in corso, per evitare - se il caso - assembramenti che facilitino la diffusione del
virus. Ma non ha affatto detto che questa sia una situazione incombente o vicina o
prevedibile. Quindi, ha fatto presente un criterio di prudenza, di saggezza, che è
generale. Ricordo, per esempio, pochi mesi fa in Messico, nella prima fase dell’epidemia
che suscitava delle preoccupazioni, l’arcivescovo di Città del Messico ha invitato
i fedeli a non recarsi la domenica a Messa nelle chiese per evitare, appunto, occasioni
che potessero essere di rischio o di preoccupazione. La situazione poi si è normalizzata
e tutto ha ripreso a funzionare normalmente. Quindi, si tratta di una normale, naturale
prudenza che coinvolge anche le comunità cristiane, quando ciò è necessario. Ma non
mi pare affatto che questo sia qualcosa di imminente, non ha certo detto questo il
professor Rocchi.