2009-07-24 15:20:37

Gli incendi devastano l'Europa meridionale. Vittime in Spagna e Italia


Caldo torrido e forti venti stanno alimentando gli incendi in tutto il bacino del Mediterraneo. Le fiamme imperversano da inizio settimana in Spagna, Francia, Italia e Grecia. L’Aragona e la Catalogna restano le regioni più colpite, con oltre 15 mila ettari di vegetazione andati distrutti e cinque morti tra i vigili del fuoco che combattono le fiamme. Due vittime anche Sardegna, dove i roghi stanno avanzando su diversi fronti. Il punto della situazione dei soccorsi nelle parole dell’ing. Luigi D’Angelo dirigente del Dipartimento della Protezione civile italiana:RealAudioMP3

R. - Le condizioni che hanno determinato questi enormi e devastanti fronti del fuoco sono state temperatura e venti molto forti. Anche negli altri Paesi operano, come in Italia, le forze di terra e le forze aree, benché quella italiana sia la flotta area più numerosa e più densa nel panorama europeo. A questo riguardo, il meccanismo di Protezione civile europeo mette comunque a disposizione da quest’anno anche la disponibilità di ulteriori due Canadair per gli Stati membri che ne facciano richiesta. Per quello che riguarda la giornata di oggi, mezzi sono impegnati da questa mattina, in Italia, nel nord della Sardegna, nell’incendio di Loiri Porto San Paolo.
 
D. - Come funziona il meccanismo di Protezione civile europea in caso di emergenza incendi?
 
R. - E’ un meccanismo attivo dal 2001, con una decisione del Consiglio europeo che abbraccia i rischi naturali e antropici che dovessero interessare gli Stati membri. In particolare, da qualche anno a questa parte - soprattutto dopo i vasti incendi del 2007 - è stato molto più rinforzato per quello che riguarda gli incendi. Gli Stati membri che dovessero avere necessità dei due Canadair fanno richiesta direttamente a Bruxelles ai fini di un pre-schieramento. Infatti, i mezzi che operano oggi in Sardegna sono stati rischierati ieri in Corsica proprio per poter dare subito supporto all’Italia e alla Spagna, quindi in una zona mediana.
 
Polonia
Almeno otto persone hanno perso la vita e circa 50 sono rimaste ferite a causa dei violenti nubifragi che la scorsa notte si sono abbattuti sulla Polonia occidentale e centrale. Ingenti i danni alle infrastrutture. La stazione ferroviaria di Poznan è allagata. Circa 12 mila vigili del fuoco sono al momento impegnati nei soccorsi.

Influenza “A”
Il virus dell’influenza “A” ha raggiunto quasi il 100% dei Paesi del mondo. Lo riferisce L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel suo ultimo bollettino sullo stato della pandemia, che finora ha causato complessivamente oltre 800 vittime. Malgrado la diffusione galoppante, il virus non è mutato ed è quindi rimasto piuttosto blando e facilmente guaribile. Secondo il portavoce dell’Oms, occorre che non diventi più aggressivo. L'allarme è più alto nei Paesi del terzo mondo, dove la popolazione ha molta meno facilità di accesso alle cure e alle terapie.

Iran
Sempre alta la tensione politica in Iran, dopo la contestata conferma elettorale di Mahmoud Ahmadinejad alla presidenza del Paese. Domani, a Teheran ed in altri centri l’opposizione, scenderà nuovamente in piazza, ricevendo l’appoggio da 300 città straniere, dove si svolgeranno altrettante dimostrazioni, mentre diverse centinaia di persone stanno manifestando davanti alla sede dell'Onu, a New York, per chiedere la liberazione dei prigionieri politici in Iran. Inoltre, secondo quanto rivelato da un membro del Consiglio dei guardiani alla televisione satellitare al-Arabiya, l’organismo avrebbe approvato un documento con l’obiettivo di escludere dalla politica Hashem Rafsanjani, leader dell’opposizione. Sulla situazione in Iran, Giancarlo La Vella ha raccolto l’analisi di Hamad Rafat, giornalista iraniano in Italia:RealAudioMP3

R. - Secondo me, ormai la spaccatura che si è creata al vertice della Repubblica islamica non è ricomponibile e pertanto non può che ogni giorno aggravarsi: è un gioco a scacchi, ognuno ogni giorno può fare una mossa, e alla mossa di Khamenei, Rafsanjani potrebbe rispondere - in quanto presidente dell’assemblea degli esperti - con la rimozione di Khamenei dalla guida suprema, perché essa spetta proprio a questo organismo presieduto da Rafsanjani.
 
D. – Secondo te, quali potranno essere i prossimi passi dell’opposizione iraniana?
 
R. - Se intendiamo la gente che manifesta in piazza, continueranno sotto diverse forme: è prevista una grande manifestazione in Iran e fuori, in più di 300 città del mondo. Poi, sono iniziate anche altre forme di lotta: sono in programma scioperi nelle industrie e negli uffici per le prossime settimane. Per quanto riguarda il vertice, le mosse sono più politiche, ma io non escludo nemmeno uno scontro tra gli apparati armati delle due anime della Repubblica islamica.
 
D. - Mettendoci nei panni, invece, di chi è al potere: non rischia in questo modo l’Iran di rimanere isolato dal punto di vista internazionale, proprio nel momento in cui si parlava di timidi tentativi di dialogo, soprattutto con gli Stati Uniti?
 
R. - L’offerta di dialogo è venuta dal presidente Obama. Dalla leadership iraniana al potere questo invito non è mai stato accettato, non hanno mai risposto. Personalmente, sono convinto che un isolamento in questo momento sia quello che i leader della Repubblica islamica cercano, perché permette loro di sviluppare il programma atomico senza dover discutere per facilitare la discussione. Sono convinti, una volta in possesso della prima bomba atomica, che il discorso con l’Occidente cambi completamente e si giochi su altri tavoli e con altri toni.
 
Afghanistan
Non si ferma la violenza in Afghanistan. Un soldato statunitense è stato ucciso nei combattimenti nel sud del Paese, dove le forze internazionali stanno conducendo operazioni su vasta scala contro i talebani. Sale così a 219 il numero di soldati uccisi dall'inizio dell'anno in Afghanistan, di cui 63 solo a luglio, il mese più sanguinoso dall’inizio delle operazioni nel 2001.

Clima - Cina
Nessun accordo sul clima senza la Cina. Sono le parole del segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, in visita in questi giorni a Pechino. La comunità internazionale dovrà riunirsi a fine anno a Copenaghen per discutere nuovi patti sull’inquinamento. La Cina e gli Stati Uniti sono i Paesi a più alto tasso di inquinamento.

Proteste per le elezioni presidenziali in Kirghizistan
Ombre di brogli sul voto in Kirghizistan, che ieri ha portato alla rielezione del presidente uscente, Bakiev. Il maggiore esponente dell’opposizione, Atambaiev, ha invitato la popolazione a scendere in piazza per denunciare le irregolarità e per pretendere un nuovo voto. Si prevedono nuove proteste nei prossimi giorni. Il servizio di Mariella Pugliesi:RealAudioMP3

Pressioni e intimidazioni da parte delle autorità amministrative, voti multipli, schede inserite nell'urna per conto di persone assenti. Sono le accuse d’irregolarità denunciate dall'opposizione politica che non riconosce la vittoria, nelle presidenziali di ieri, del presidente Kurmanbek Bakiev. Anche l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) ha definito illegittimo il voto, perché non conforme alle regole fondamentali di una consultazione democratica. Il presidente Bakiev, rieletto con l’86 per cento dei voti, avrebbe tratto vantaggio sui rivali grazie a un cattivo uso delle risorse amministrative e all'utilizzo dei media per la sua campagna elettorale. La tensione massima si è avuta ieri sera in una cittadina a nord del Paese, dopo che la polizia aveva disperso, sparando in aria e usando i lacrimogeni, un migliaio di attivisti riuniti vicino al palazzo dell'amministrazione locale per denunciare irregolarità nel voto. La tornata elettorale ha scatenato la peggiore crisi politica in Kirghizistan dal 2005, anno in cui la rivoluzione dei Tulipani rovesciò il regime autocratico del presidente, Askar Akayev. Il terremoto politico arriva proprio nel momento in cui l'Occidente sta cercando di preservare la stabilità in un Paese la cui posizione geografica è cruciale per le truppe americane impegnate nel vicino Afghanistan.
 
Processo in Birmania a Aung San Suu Kyi
Due diplomatici stranieri, un britannico e un norvegese, potranno assistere alle ultime udienze del processo ad Aung San Suu Kyi, leader dell'opposizione birmana e Premio Nobel per la Pace, accusata di aver violato gli arresti domiciliari. La fase finale del dibattimento comincerà nel pomeriggio, quando la Corte di Rangoon ascolterà l'arringa finale dei suoi difensori in attesa della sentenza del mese prossimo. Il processo è stato stigmatizzato dalla comunità internazionale, che accusa la giunta militare al potere in Myanmar di avere cercato un pretesto per prolungare la detenzione della leader democratica in vista delle elezioni del prossimo anno.

Honduras
Sono ore di altissima tensione in Honduras. Il presidente deposto, Manuel Zelaya, ha annunciato che rientrerà nel Paese dal Nicaragua in automobile. Il suo viaggio è iniziato assieme al ministro degli Esteri venezuelano, Nicolas Maduro, e l’area di frontiera tra i due Paesi è già presidiata da migliaia di uomini delle forze dell’ordine. Si teme un’escalation delle violenze. Il servizio Francesca Ambrogetti:RealAudioMP3

E’ il secondo tentativo di tornare in patria da quando il 28 giugno è stato destituito dal parlamento e allontanato con la forza da un commando militare. In questa nuova occasione, il presidente deposto ha chiesto alle forze armate di non intervenire e le ha rese responsabili della sua sicurezza, ma in un comunicato il Ministero della difesa del governo de facto ha declinato tale responsabilità. La zona di frontiera con il Nicaragua scelta da Zelaya per il ritorno è stata militarizzata e vi è stato ripristinato lo stato d’assedio. Da ieri, molte attività sono state sospese per lo sciopero generale indetto dal fronte per la resistenza e le centrali sindacali. Il governo de facto, intanto, ha ammesso per la prima volta di voler esaminare l’accordo di San Josè, proposto dal presidente del Costa Rica, Oscar Arias. Il segretario generale dell’Osa, l'Organizzazione degli Stati americani, ha detto che la mediazione non si può considerare ancora fallita perché le due parti non hanno risposto ufficialmente, ed ha ribadito l’invito alla prudenza a tutti i protagonisti della crisi, per evitare il temuto spargimento di sangue. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Mariella Pugliesi) 
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIII no. 205
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