70 anni fa la lettera dell’ebreo americano Celler sull’impegno della Chiesa e di Pio
XII per la pace
Da numerosi documenti relativi al drammatico periodo della Seconda Guerra Mondiale
emerge il prezioso contributo della Chiesa e di Papa Pio XII in favore della pace.
Tra questi è emblematica, ad esempio, la lettera scritta 70 anni fa, il 24 luglio
del 1939, da Emanuel Celler, membro del Congresso statunitense e rappresentante della
comunità ebraica di New York. Nel documento, ricevuto dall’allora segretario di Stato
americano Cordell Hull, si sottolineano, in particolare, l’importanza della religione
“nel preservare la democrazia contro le spietate incursioni di fascismo, nazismo e
comunismo” e l’alto valore posto dalla Santa Sede “nella giustizia e nella carità”.
Su questo prezioso documento si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco, il
vicedirettore dell’istituto Teologico salesiano “Ratisbonne” di Gerusalemme, don
Giovanni Caputa, segretario della delegazione vaticana nella Commissione bilaterale
Santa Sede-Israele:
R. – Si tratta
di una lunga lettera scritta per perorare il ristabilimento delle relazioni diplomatiche
tra Santa Sede e Stati Uniti. Le relazioni furono stabilite per la prima volta il
15 dicembre del 1784. Poi con la presa di Roma, avvenuta nel 1870, le cose cambiarono
e ci fu un’interruzione. Tale interruzione delle relazioni diplomatiche tra Santa
Sede e Stati Uniti era ancora in corso quando Celler decise di scrivere questa lettera.
D.
– Una delle sottolineature della lettera riguarda l’impegno della Chiesa per la pace
e la giustizia…
R. – Celler dice che in tutti i tempi
la Chiesa cattolica si è battuta per la difesa dei valori della libertà e si è dimostrata
amica delle democrazie. Aggiunge anche che in anni in cui le ideologie del fascismo,
del nazismo e del comunismo sgretolano questi valori umani, è indispensabile che si
uniscano tutti i fautori di questi stessi valori.
D.
– Un altro aspetto preso in esame nel documento riguarda la posizione assunta dai
pontefici, nel corso dei secoli, nei confronti degli ebrei…
R.
– Celler parte da molto lontano, sottolineando che l’antisemitismo non è mai stato
condiviso dai rappresentanti della Chiesa cattolica.
D.
– Nell’ultima parte della lettera si ricorda poi che Papa Pio XII si è adoperato per
la pace tra le nazioni, una pace basata sulla giustizia e la carità…
R.
– Celler scrive: “Pio XII si sta attivando per portare la pace in un mondo minacciato
dalla guerra. Egli ci ha teso una mano d’amicizia. Afferriamola e ristabiliamo quindi
le relazioni diplomatiche”. La lettera finisce così.
D.
– Ci troviamo dunque di fronte ad un documento scritto 70 anni fa ma con spunti ancora
molto attuali. Un ristabilimento delle relazioni - si legge tra l’altro nella lettera
- servirebbe a ricordare al mondo che l’intolleranza, l’odio religioso e il fanatismo
non possono attecchire…
R. – Il contesto oggi è molto
diverso. Grazie a Dio non siamo più in tempo di guerra, benché si profilino alcune
minacce all’orizzonte. Ma il principio che la Santa Sede ha sempre sostenuto, in particolare
tramite la diplomazia vaticana, rimane quello di convincere i responsabili delle nazioni
sul fatto che con la guerra non si guadagna niente. Si rischia, invece, di perdere
tutto. Con pazienti trattative – basate sul rispetto della giustizia – si possono
salvare i valori, patrimoni che tutti i popoli hanno il diritto di vedere affermati.