Un importante passo avanti verso la pace in Sudan. Così è stato salutato a livello
internazionale l’accordo intervenuto tra i rappresentanti del Sud Sudan e il governo
centrale di Khartoum sulla regione petrolifera contesa dell’Abyei. Dopo vent’anni
di conflitto e quattro anni di ‘pace armata’, dopo gli accordi del 2005, le due anime
del Sudan hanno cancellato l’ultimo grande contenzioso che solo un anno fa aveva provocato
un rigurgito delle violenze. Adesso bisognerà attendere l’esito degli importanti appuntamenti
elettorali nel 2010 con le elezioni legislative e nel 2011 con il referendum sull’indipendenza
del Sud per considerare concluso il lungo processo di pace. Resta tuttavia ancora
aperto il drammatico conflitto nel Darfur. Stefano Leszczynski ha intervistato
mons. Antonio Menegazzo, amministratore apostolico nella diocesi sudanese di
El Obeid.
R. – Senz’altro
è stato un passo in avanti anche perchè le due parti hanno accettato la sentenza dell’Aja,
però ci sono alcuni punti ancora, secondo me, un po’ oscuri. Prima di tutto penso
che non tutti saranno soddisfatti della decisione del Tribunale perché gran parte
della zona che apparteneva ad Abyei è passata al Nord, soprattutto la parte nord e
anche la parte est dove c’è molto petrolio. Questo potrà facilmente creare dei malumori
in seguito. La sentenza del Tribunale dell’Aja, però, è stata provvidenziale perché
penso che abbia messo il cuore in pace a tanta gente che la aspettava con molta ansia
e anche con paura.
D. – Ci sono tanti importanti
appuntamenti nei prossimi anni per il Sudan in generale. Si riuscirà ad avere una
serena consultazione popolare per risolvere le ultime questioni?
R.
- Riguardo alle elezioni politiche che dovevano essere quest’anno in giugno e che
poi sono state trasferite in aprile del 2010, questo rimandare mi dà un po’ di dubbio
e di paura. Veramente sono sinceri, avverranno queste elezioni politiche o no? Questo
mi fa un po’ pensare perché il rimandare continuamente la data delle elezioni mi fa
un po’ dubitare sulla sincerità delle parti. Per quello che riguarda il referendum
del 2011, che riguarda appunto la separazione del sud dal nord oppure l’unione, io
penso che verranno ad una soluzione abbastanza pacifica. Naturalmente, il Nord cercherà
di spingere per la scelta dell’unità del Paese e non per la separazione.
D.
– Eccellenza, gli accordi di pace sono sempre stati considerati abbastanza fragili.
Come è la situazione negli ultimi tempi?
R. – Possiamo
dire che non ci sono stati scontri tra Nord e Sud. Qualche scaramuccia c’è stata soprattutto
nella zona di Malakal. Nel Sud adesso ci sono piuttosto lotte tribali, non tanto il
Sud contro il Nord. Però, un punto di domanda sul trattato di pace tra il Nord e il
Sud è la questione del Darfur, perché naturalmente per avere una pace globale in tutto
il Sudan ci vuole un'intesa per la questione del Darfur.