2009-07-23 15:05:43

L’arcivescovo di Dublino chiede una strategia contro la povertà in Irlanda


L’Irlanda ha urgentemente bisogno di una strategia contro la povertà, ha detto l’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin nel suo intervento a un incontro alla MacGill Summer School ripreso dall’Osservatore Romano. La crisi partita dalla vicina Gran Bretagna ha colpito duramente l’Irlanda, che si ritrova in condizioni economiche e finanziarie precarie e con una disoccupazione in aumento. Così l’arcivescovo ha scelto di spiegare la necessità di un intervento ampio e lungimirante attraverso le parole dell’enciclica “Caritas in veritate”. “Una strategia per la povertà – ha detto – non è soltanto un lusso in tempi di prosperità, ma un’esigenza essenziale in quelli di difficoltà”. La strategia di cui parla mons. Martin va ben oltre gli interventi tampone per la sicurezza sociale, mira a sostenere il potenziale umano e i talenti, deve “guardare agli investimenti nel campo educativo e alla lotta alle disuguaglianze sociali”. Basta quindi occuparsi della “sola emergenza”: è ora di “uno di quei salti quantitativi e qualitativi occasionali, che hanno caratterizzato la storia della politica in Irlanda”. Alla base di tutto, ha spiegato l’arcivescovo, c’è il degrado dei principi morali. “La sfida oggi – ha detto – non è solo quella di affrontare l’emergenza, ma di cambiare il nostro modo di occuparsi di politica e di cambiare noi stessi, come persone e come società. Un clima di onestà può essere generato solo da persone oneste”. Come ha scritto il Papa nell’enciclica, “lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”. La crisi economica è una gran sfida per le istituzioni governative e finanziarie, nazionali e internazionali, le stesse che, ha ricordato l’arcivescovo, “sono rimaste a guardare, senza preoccuparsi quando i segni evidenti dell’egoismo sono fioriti e cresciuti”. In occasione della presentazione dell’enciclica anche la Conferenza episcopale d’Irlanda aveva specificato che “le misure adottate dai governi per incrementare la competitività non possono andare contro i più deboli”. La salvezza degli irlandesi, ha raccontato l’arcivescovo Martin, è stata e ancora sarà la solidarietà, anch’essa tutt’altro che un lusso in tempo di ristrettezze, una rete comunitaria indispensabile al di là dell’andamento politico del Paese che ha mantenuto unita la società e ha permesso “alle persone di sperare”. E “questo senso di autentica solidarietà comunitaria continuerà a essere necessaria, anzi ancor più necessaria in futuro”. (V.F.)







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