L’arcivescovo di Dublino chiede una strategia contro la povertà in Irlanda
L’Irlanda ha urgentemente bisogno di una strategia contro la povertà, ha detto l’arcivescovo
di Dublino, Diarmuid Martin nel suo intervento a un incontro alla MacGill Summer School
ripreso dall’Osservatore Romano. La crisi partita dalla vicina Gran Bretagna ha colpito
duramente l’Irlanda, che si ritrova in condizioni economiche e finanziarie precarie
e con una disoccupazione in aumento. Così l’arcivescovo ha scelto di spiegare la necessità
di un intervento ampio e lungimirante attraverso le parole dell’enciclica “Caritas
in veritate”. “Una strategia per la povertà – ha detto – non è soltanto un lusso in
tempi di prosperità, ma un’esigenza essenziale in quelli di difficoltà”. La strategia
di cui parla mons. Martin va ben oltre gli interventi tampone per la sicurezza sociale,
mira a sostenere il potenziale umano e i talenti, deve “guardare agli investimenti
nel campo educativo e alla lotta alle disuguaglianze sociali”. Basta quindi occuparsi
della “sola emergenza”: è ora di “uno di quei salti quantitativi e qualitativi occasionali,
che hanno caratterizzato la storia della politica in Irlanda”. Alla base di tutto,
ha spiegato l’arcivescovo, c’è il degrado dei principi morali. “La sfida oggi – ha
detto – non è solo quella di affrontare l’emergenza, ma di cambiare il nostro modo
di occuparsi di politica e di cambiare noi stessi, come persone e come società. Un
clima di onestà può essere generato solo da persone oneste”. Come ha scritto il Papa
nell’enciclica, “lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici
e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”.
La crisi economica è una gran sfida per le istituzioni governative e finanziarie,
nazionali e internazionali, le stesse che, ha ricordato l’arcivescovo, “sono rimaste
a guardare, senza preoccuparsi quando i segni evidenti dell’egoismo sono fioriti e
cresciuti”. In occasione della presentazione dell’enciclica anche la Conferenza episcopale
d’Irlanda aveva specificato che “le misure adottate dai governi per incrementare la
competitività non possono andare contro i più deboli”. La salvezza degli irlandesi,
ha raccontato l’arcivescovo Martin, è stata e ancora sarà la solidarietà, anch’essa
tutt’altro che un lusso in tempo di ristrettezze, una rete comunitaria indispensabile
al di là dell’andamento politico del Paese che ha mantenuto unita la società e ha
permesso “alle persone di sperare”. E “questo senso di autentica solidarietà comunitaria
continuerà a essere necessaria, anzi ancor più necessaria in futuro”. (V.F.)