Il Malawi ha ricordato il 20.mo anniversario della visita di Giovanni Paolo II
Il 18 luglio scorso, la Chiesa del Malawi ha festeggiato con una grande cerimonia
al Kamuzu Stadium di Blantyre ben quattro avvenimenti: 50 anni dell'arcidiocesi di
Blantyre; i 20 anni dalla visita in Malawi di Papa Giovanni Paolo II; la conclusione
dell'Anno Paolino; l’ordinazione sacerdotale di 3 diaconi, 2 diocesani ed uno dell’ordine
dei missionari Monfortani. “Nonostante il freddo (è l’inverno australe), lo stadio
si è riempito quasi come il giorno della visita di Giovanni Paolo II. La celebrazione,
iniziata subito dopo le nove di mattino, è terminata alle quattro e mezza del pomeriggio”
dice all’Agenzia Fides, padre Piergiorgio Gamba, missionario monfortano che da decenni
opera nel Malawi. Erano presenti gli 8 vescovi del Paese e il nunzio apostolico di
Zambia e Malawi, mons. Nicola Girasoli. Particolarmente significativo per la storia
del Malawi è stato il ricordo della visita effettuata nel Paese da Giovanni Paolo
nel maggio del1989. “Il Papa aveva effettuato un viaggio in Africa, in Madagascar
e Zambia, concludendolo proprio in Malawi” ricorda padre Gamba. “20 anni in Africa
sono più di una generazione, eppure il ricordo di quella visita rimane fortemente
impresso nella memoria fino a diventare storia. Erano gli anni della dittatura e del
grande silenzio. La presenza di Giovanni Paolo II era riuscita a far prendere coscienza
delle proprie responsabilità sociali ad una comunità cristiana molto numerosa, ma
silenziosa; molto presente nel campo sociale ma incapace di rendere vivo l'insegnamento
sociale del Vangelo. I vescovi in particolare si erano lasciati coinvolgere da questa
ventata dello Spirito e nel 1992 avevano alzato forte la voce in difesa degli ultimi
in quella, che all'inizio della Quaresima, è diventata la lettera pastorale più letta
dalla gente del Malawi, “Living our Faith”. È stata la fine della dittatura e il trapasso
pacifico alla democrazia”. “Cosa è rimasto di quella visita?” si chiede il missionario.
“La riconquista della dignità di essere cristiano, la lettura del Vangelo nel vissuto,
la coscienza che si può cambiare anche una situazione di oppressione.” (R.P.)