Mons. Fisichella: nessun vero progresso della società senza il rispetto della vita
umana
Si moltiplicano in molte parti del mondo, incontri e convegni di approfondimento sugli
argomenti affrontati da Benedetto XVI nella Caritas in veritate. A questo documento
pontificio è dedicato l’incontro che si tiene oggi pomeriggio alle 18, a Roma, nell’Auditorium
S. Pio X. Promosso dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione in collaborazione
con Elea, una Società di servizi formativi e consulenziali, l’appuntamento, intitolato
“Caritas in veritate, un’Enciclica per concepire il futuro”, vede come relatori
l’arcivescovo Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense
e presidente della Pontificia Accademia per la Vita, e il ministro italiano dell’Economia
e delle Finanza, Giulio Tremonti. Il presule si sofferma sul tema nell’intervista
di Fabio Colagrande:
R. – Non
possiamo non mettere in relazione vita umana, economia e soprattutto sviluppo integrale
dell’uomo. Il grande tema dell’Enciclica è proprio quello dello sviluppo e il Papa
ci dice che lo sviluppo non è soltanto da intendere come una provocazione o un cammino
che dev’essere fatto per liberare l’uomo dalla fame, dalla miseria, dalle malattie
o dall’analfabetismo, ma allarga l’orizzonte – proprio in un periodo di crisi come
il nostro – dicendo che lo sviluppo vero ed autentico richiede un progresso di tutta
la persona; la verità sulla persona, sulla vita personale nelle sue relazioni e con
il mondo.
D. – Tutelare la vita, lottare contro l’aborto,
l’eutanasia, opporsi anche alla ricerca sulle staminali embrionali; sono tutti passi
verso lo sviluppo dei popoli?
R. – Certamente. Non
dimentichiamo che proprio su questi temi ci sono anche grandi investimenti, sia privati
che pubblici. Ad esempio, sembra che ci possa essere, negli Stati Uniti, un ulteriore
incremento del denaro pubblico a sostegno dell’aborto. Come non vedere in tutte queste
forme, in un momento in cui si sta parlando di crisi economica, un disorientamento
di quanti vorrebbero vedere non solo uno sviluppo ma soprattutto che le risorse vengano
utilizzate per promuovere la vita in tutti i suoi campi e non invece per incrementare
una cultura di morte?
D. – In questo senso, lei come
ha interpretato il recente incontro tra Papa Benedetto XVI e il presidente statunitense:
un dialogo avviato?
R. – E’ sempre bene che le persone
si incontrino. Il presidente Obama è il capo di una grande potenza a cui molti, anche
in Europa, guardano e s’ispirano; quindi, l’incontro con la rappresentanza più significativa
dell’istanza morale, come il Papa, non può che essere positivo. Penso anche, però,
che non sia stato assolutamente un colloquio formale, ma che invece sia stato un colloquio
– e lo dimostra anche il dono di “Dignitas personae” al presidente Obama – che ha
toccato anche dei temi fondamentali. Non dimentichiamo che in questo periodo, soprattutto
negli Stati Uniti, uno dei grandi problemi è quello della libertà di coscienza del
medico nelle strutture private davanti alla realtà dell’aborto; una realtà di coscienza
che è stata sospesa, impedita. Ci sono quindi diverse tematiche che inevitabilmente
toccano lo sviluppo dei popoli, delle nazioni, uno sviluppo che è intimamente connesso
con quello del progresso: non ci sarà un vero progresso delle nostre società, da qualsiasi
parte del mondo queste si trovino, se non c’è un’accoglienza ed un rispetto della
vita e soprattutto la capacità di rispettarla dall’inizio fino alla fine naturale.
Il Papa scrive nell’Enciclica che alla fine la natura è un grande libro ed è proprio
vero: penso che questo libro debba essere sfogliato pagina dopo pagina, non può essere
saltato nessun capitolo e soprattutto non può essere messo tra parentesi il grande
capitolo della vita umana.
D. – Nel numero 28 il
Papa scrive: “Vi è il fondato sospetto che a volte gli stessi aiuti allo sviluppo
vengano collegati a determinate politiche sanitarie implicanti, di fatto, l’imposizione
di un forte controllo delle nascite”. Questo, purtroppo, nel sud del mondo è una realtà…
R.
– Purtroppo sì. Credo che il Papa vada anche oltre, perché dice che è necessario che
in quelle organizzazioni internazionali in cui arrivano molte risorse ci sia una limpidezza,
una capacità di esprimere realmente se queste risorse vengono utilizzate per il bene
di tutti e non invece per una cultura contraria alla vita. Non dimentichiamo che il
Papa insiste molto sul tema della cultura; a mio avviso c’è un’espressione ugualmente
molto bella – ripresa anche dall’Enciclica “Populorum progressio” di Paolo VI -, quando
Papa Benedetto dice che “il mondo soffre per la mancanza di pensiero”. E’ cioè necessario
– come il Papa ha richiamato diverse volte – che si crei, per l’apporto di tante persone,
una classe dirigenziale che sappia guidare il mondo verso uno sviluppo coerente. E’
una sfida a prendere sul serio il momento della crisi che stiamo vivendo e a non riempirci
la bocca soltanto del richiamo all’etica; l’etica non è una parola magica, richiede
al suo fondamento l’inviolabile rispetto per la dignità della vita umana.