Offensiva diplomatica in corso per la nuova amministrazione statunitense impegnata
a rinsaldare i legami con i vecchi alleati e a stringere nuove intese con le potenze
emergenti. S’inquadrano così le missioni in corso del vice presidente Biden in Ucraina
e Georgia, sia quelle della segretario di Stato Hillary Clinton in India e in Thailandia,
dove è in corso il vertice dell’ASEAN, il vertice che riunisce le Nazioni dell’Asia
Sud-orientale con lo scopo di garantire stabilità economica e politica all’intera
regione. Sugli obiettivi perseguiti dalla politica estera Usa, Stefano Leszczynski
ha intervistato Massimo Teodori, docente di Storia Americana all’Università
di Perugia:
R. – L’India
è strategica perché in una certa misura fa da contrappeso da una parte alla Cina e
dall’altra parte all’intero mondo islamico. In più, c’è qualcosa che è abbastanza
vicino alle corde americane, vale a dire che tutto sommato l’India è un grande Paese
democratico e quindi l’India è una soluzione nella nuova strategia del dialogo planetario.
D.
– Il viaggio del vice presidente Biden in Ucraina e poi in Georgia rischia di rinnovare
delle tensioni che già sono molto forti …
R. – Le
due questioni aperte tra Stati Uniti e Russia sono la prima, quella dello scudo stellare,
e la seconda, quella dell’entrata della Georgia e dell’Ucraina nella Nato. Entrambi
i problemi non sono risolti, e gli Stati Uniti sono pronti a compromessi se la Russia
– soprattutto – concede la facilità del passaggio dei rifornimenti militari per l’Afghanistan.
D.
– Si può leggere nella politica estera della nuova amministrazione una certa continuità
con la politica estera passata?
R. – C’è continuità e
cambiamento. Continuità nel senso che Obama persegue ancora, come nella storia degli
Stati Uniti e nella sua posizione economica e militare, una strategia di guida internazionale
come potenza egemone. In questo c’è una continuità con Bush. Gli strumenti di questa
strategia sono tuttavia diversi, perché se Bush pensava soprattutto ad una politica
unilaterale, Obama – al contrario – cerca di perseguire i propri interessi nazionali
di potenza egemone con una maggiore enfasi sugli strumenti politici e diplomatici
piuttosto che su quelli militari.