Incidenti e pirati della strada, oltre al Codice va spiegata l'etica delle norme.
L'opinione di don Mario Lusek
Nel 2008, sono stati oltre 39 mila i morti sulle strade in Europa. Si registra un
miglioramento progressivo dal 2001 ma ancora resta da fare. I Paesi che con più progressi:
Lussemburgo, Francia e Portogallo. Bene anche l’Italia, con circa un 30% di decessi
in meno. E' di ieri però la notizia secpndo la quale, sempre in Italia, sono aumentati
gli incidenti dovuti ai pirati della strada. La necessità di educare alla responsabilità
stradale, più volte sottolineata anche da Benedetto XVI, è sempre stata considerata
con molta attenzione dalla Chiesa. A don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio
della Cei per il turismo, lo sport e il tempo libero, che si occupa anche di sicurezza
stradale, Debora Donnini ha chiesto quale sia in merito il punto messo in risalto
dall'insegnamento cristiano:
R. - Sicuramente,
quello delle virtù. La virtù della prudenza è una virtù che ci mette proprio nella
logica dell’alterità, ma anche la virtù della giustizia che rimanda a una conoscenza
dei codici e dei regolamenti.
D. - Secondo lei, servono
pene più severe?
R. - Noi puntiamo sempre, come Chiesa,
sull’educazione. Se però, qualche volta, la trasgressione prende il sopravvento su
quella che è la responsabilità, è necessaria anche una forma di repressione.
D.
- I dati in Italia segnalano che sul fronte della pirateria stradale i casi sono aumentati,
quest’anno, del 57%: pirateria causata soprattutto da chi assume alcol e droghe. Cosa
si può fare?
R. - Innanzitutto, non sentirsi padroni
della strada, ma favorire l’educazione stradale. Nelle scuole guida c’è la conoscenza
del Codice stradale, ma questo va di certo accompagnato da un insegnamento etico e
dalle motivazioni che stanno dietro quelle regole, perché altrimenti la persona si
sente in dovere di fare come vuole. E questo, ovviamente, questo non aiuta: gli incidenti
sono una forma di violenza e a volte sono causati non solo dall’imperizia o dalla
fatalità, ma proprio da questa voglia di trasgredire a tutti i costi.
D.
- C’è anche una particolare catechesi che fate proprio sulla strada…
R.
- Ciò si avvale anche di quella rete di presenza, anche religiosa, che si trova lungo
le strade e le autostrade: penso alle cappellanie fisse e mobili e alle uscite dei
caselli autostradali, dove ci sono santuari. Questi sono luoghi in cui è possibile
fare un annuncio che porta anche ad una responsabilizzazione dell’automobilista e
lo porta anche ad essere protagonista non solo del valore della vita, ma anche della
fede. Fede che incarna proprio nella responsabilità nei confronti degli latri. Guidare
vuol dire prima di tutto convivere. Ogni azione, ogni gesto ed ogni atto che viene
compiuto mentre si guida ha inevitabilmente risvolti sulle altre persone.