Dal Sudafrica, Msf denuncia: pochi fondi e farmaci cari per i malati di Aids
Se c’è crisi economica nel mondo, non si può abbassare la guardia nella lotta al virus
Hiv: con questo appello si è aperta la quinta Conferenza mondiale sull’Aids in corso
a Città del Capo. Servizio di Roberta Gisotti:
Cinquemila
scienziati, leader politici, operatori sanitari riuniti fino a domani in Sud Africa,
nel Paese che registra il maggior numero di casi di Aids: malattia che - sono i dati
più recenti - ha ucciso nel 2007 due milioni di persone nel mondo, dove in totale
sono 33 milioni le persone infettate dal virus Hiv, delle quali 22 milioni concentrate
nell’Africa subsahariana. Sono invece due milioni e 700 mila le nuove infezioni ogni
anno, sebbene in calo rispetto ai tre milioni del 2001, ma ancora in crescita in Africa,
in Cina, in India e nell’est Europa. Intanto, la ricerca va avanti perché un vaccino
ancora non c’è, ma i fondi per la prima volta dal 2000 sono diminuiti. Tante le questioni
spinose in agenda a Città del Capo: sotto accusa i Paesi del G8, che a L’Aquila -
si sottolinea - hanno dimenticato i finanziamenti per l’Aids e l’impegno di cure per
tutti entro il 2010. Tra le Ong presenti alla Conferenza sudafricana vi è Medici senza
frontiere (Msf), organizzazione in prima linea accanto ai malati di Aids, che denuncia
l’inerzia dei governi, dei Paesi donatori e dei loro partner, come ci spiega Andrea
Pontiroli:
R. - Innazitutto, a livello generale,
possiamo dire che oggi - sebbene abbiamo raggiunto un buon risultato, cioè che tre
milioni di persone colpite dell'Hiv hanno accesso ai trapianti retrovirali - ci sono
ancora sette milioni di persone che non li hanno ancora avuti. Inoltre, da un lato
c'è questa riduzione dei fondi per l'Hiv-Aids, e dall'altro l'alto costo dei nuovi
farmaci. Queste due cose, messe insieme, formano una combinazione letale, perché significa
che quei pazienti che in questo momento sono in terapia in alcuni Paesi africani rischiano
di vederla sospesa e questo è un rischio assolutamente mortale. In secondo luogo,
continua ad esistere il problema del passaggio dalla "prima" alla "seconda" linea,
relativo a quelle persone che iniziano la terapia antiretrovirale e dopo alcuni anni
rischiano di diventare resistenti ai farmaci, cioè alla prima linea. Il problema qual
è? E' che i farmaci di seconda linea, cioè quelli più moderni ed efficaci, hanno ancora
dei prezzi assolutamente irraggiungibili.
D. - A questo
proposito, a che punto è la liberalizzazione dei brevetti di questi farmaci salvavita
per i malati di Aids?
R. - Gli unici farmaci che non
sono più protetti dal brevetto e dei quali esistono quindi versioni generiche, producibili
ovunque, sono quelli di prima linea. Tuttavia, esistono dei nuovi farmaci di prima
linea che sono più efficaci e che rallentano anche il passaggio alla seconda linea.
Sono farmaci ai quali i pazienti diventano resistenti dopo più tempo e che hanno anche
minori effetti collaterali, ma che sono però protetti da brevetti perchè sono appunto
più recenti, senza contare poi i farmaci di seconda e terza linea anch'essi protetti
dai brevetti. Esistono, in verità, delle norme internazionali che permettono la concessione
di licenze obbligatorie: in altre parole, i governi del Sud del mondo possono concedere
una licenza obbligatoria e quindi permettere alle industrie farmaceutiche di produrre
farmaci generici anche per quelli protetti da brevetto.
D.
- Quanti sono questi Paesi?
R. - Purtroppo, questo non
sta ancora accadendo per il semplice motivo che, da un lato, è richiesta al Paese
produttore una grande capacità tecnica - che è raramente presente - e dall'altro esistono
tutta una serie di difficoltà legali e burocratiche che rallentano questo processo.
La Thailandia è un raro esempio di Paese che è riuscito, qualche anno fa, a concedere
una licenza obbligatoria.