2009-07-20 15:25:00

Le parole di Paolo VI per la conquista della Luna


La benedizione di Paolo VI, 40 anni fa, accompagnava lo sbarco sulla Luna dei tre astronauti statunitensi Neil Armstrong, Edwin Aldrin e Michael Collins,a bordo dell’Apollo 11. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3

“Gloria a Dio! E onore a voi uomini artefici della grande impresa spaziale!”.  
Con gioia e soddisfazione Paolo VI salutava la straordinaria avventura, che rendeva il globo terrestre “non più invalicabile confine dell’umana esistenza, ma soglia aperta all’ampiezza di spazi sconfinati e di nuovi destini”. Il Papa parlava da Castelgandolfo, dove con trepidazione aveva seguito in Televisione lo storico evento nella storia dell’umanità:  
“Onore a tutti coloro che hanno reso possibile l’audacissimo volo! A voi tutti onore, che vi siete in qualche modo impegnati! Onore a voi, che, seduti dietro i vostri prodigiosi apparecchi, governate, a voi, che notificate al mondo l’opera e l’ora, la quale allarga alle profondità celesti il dominio sapiente e audace dell’uomo”. 
Poi le parole rivolte direttamente agli “eroici protagonisti della spedizione”:
 
“Honour, greetings and blessings to You, conquerors of the Moon…
Onore, saluto e benedizione a voi, conquistatori della Luna, pallida luce delle nostri notti e dei nostri sogni! Portate ad essa, con la vostra presenza, la voce dello Spirito, l’inno a Dio, nostro Creatore e nostro Padre”.  
Se Cristo è il principio e la fine del Cosmo “non temiamo” – rifletteva Paolo XVI – all’indomani de “l’impresa audacissima” – “che la nostra fede non sappia comprendere le esplorazioni e le conquiste che l’uomo va facendo del creato, e che noi seguaci di Cristo siamo esclusi dalla contemplazione della terra e del cielo, e dalla gioia della loro progressiva e meravigliosa scoperta. Se saremo con Cristo saremo nella via, saremo nella verità, saremo nella vita”.
 
Del resto – ricordava Paolo VI – “il bisogno di Dio è insito nella natura umana, e quanto più essa progredisce tanto più essa avverte, fino al tormento, fino a certa drammatica esperienza, il bisogno di Dio”. Per questo – aggiungeva Papa Montini - la fede cattolica, non solo non teme questo poderoso confronto della sua umile dottrina con le meravigliose ricchezze del pensiero scientifico moderno, ma lo desidera. Lo desidera perché la verità, anche se si diversifica in ordini differenti e si appoggia a titoli diversi, è concorde con se stessa, è unica; e perché è reciproco il vantaggio che da tale confronto può risultare alla fede, alla ricerca e allo studio d’ogni campo conoscibile.” 







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