40 anni fa l'uomo sulla Luna. Le parole di Paolo VI
“La più grande avventura umana di tutti i tempi, così grande che ogni tentativo di
magnificarla ci sembrerebbe retorico e vuoto”. Con queste parole 40 anni fa Indro
Montanelli giornalista e scrittore, commentava lo sbarco sulla luna. “Touchdown perfetto”
titolarono i giornali di tutto il pianeta quando, nel luglio del 1969, la navicella
Apollo 11 portò gli astronauti statunitensi a toccare il suolo lunare. Da allora una
febbre cosmica simile a quella dell’oro colpì gli americani e non solo. Ripercorriamo
la storia dell’allunaggio nel servizio di Cecilia Seppia. Le
4.57 (ora italiana) del 21 luglio 1969, Neil Armstrong lascia la prima impronta umana
sulla superficie lunare, il secondo passo, poi un altro, poi una camminata di circa
due ore, rimbalzando senza rumore tra i carboni spenti milioni di anni fa. E’ il
trionfo del programma spaziale Apollo, una svolta per l’umanità intera che in un attimo
sposta in avanti le lancette della scienza e della storia. Il mondo intero incollato
al piccolo schermo o ad una radio è lì con lui, a seguire il primo show dell’era globalizzata
in una diretta lunga più di 28 ore. Con Armstrong anche Edwin Aldrin, mentre in orbita
attorno alla luna, a bordo della navicella Apollo 11, il terzo astronauta Michael
Collins. Dopo un viaggio di 110 ore e 39 secondi di ritardo sui piani, l’allunaggio
del Lem Eagle cambia il volto della storia, così come la percezione del tempo e dello
spazio. Come spiega Giovanni Caprara, responsabile scientifico del Corriere della
Sera:
“Ha cambiato la prospettiva, perché prima di
allora l’uomo era chiuso nel suo pianeta e da quel momento ha dimostrato a se stesso
che poteva uscire e quindi l’evoluzione continuava. C’è poi, all’interno dell’identità
dell’essere umano, un istinto ad esplorare, ad andare oltre”. I
due astronauti si muovono lungo un tragitto di 60 metri, raccolgono campioni del suolo,
scattano foto, installano un apparato per l’analisi del vento solare, un riflettore
laser, un laboratorio per misure sismiche, poi l’asta della bandiera statunitense
buca la superficie lunare, simbolo della conquista appena avvenuta. Quattro giorni
dopo l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico nei pressi delle Hawaii. Quarant’anni anni
fa toccare il suolo del nostro satellite era l’obiettivo della sfida tra Stati Uniti
e Unione Sovietica, oggi non c’è più la contrapposizione tra due blocchi ma una gara
fra nazioni, in primis la Cina e l’India, pronte ad affermare la loro importanza a
livello tecnologico. Eppure dopo gli sbarchi del programma Apollo conclusi nel 1972,
nessun essere umano ha più camminato sulla luna. Per quale motivo? Ancora Giovanni
Caprara:
“E’ cambiata la storia, nel senso che la
luna non attraeva più; le missioni cominciavano ad essere ripetitive, ma c’era anche
un cambiamento sociale: si guardava di più alla terra. Quindi, istintivamente, si
chiedeva un’evoluzione di quest’impiego tecnologico, bisognava ripensare a come continuare
questa grande avventura. E proprio adesso, a 40 anni dal primo sbarco sulla luna,
si sta rivitalizzando e riaccendendo e si guarda alla luna come ad un luogo in cui
costruire una colonia, nella quale l’uomo-scienziato, l’uomo-esploratore – non l’uomo
qualsiasi – possa vivere stabilmente, senza problemi”.