2009-07-20 15:20:46

40 anni fa l'uomo sulla Luna


“La più grande avventura umana di tutti i tempi, così grande che ogni tentativo di magnificarla ci sembrerebbe retorico e vuoto”. Con queste parole 40 anni fa Indro Montanelli giornalista e scrittore, commentava lo sbarco sulla luna. “Touchdown perfetto” titolarono i giornali di tutto il pianeta quando, nel luglio del 1969, la navicella Apollo 11 portò gli astronauti statunitensi a toccare il suolo lunare. Da allora una febbre cosmica simile a quella dell’oro colpì gli americani e non solo. Ripercorriamo la storia dell’allunaggio nel servizio di Cecilia Seppia.RealAudioMP3

Le 4.57 (ora italiana) del 21 luglio 1969, Neil Armstrong lascia la prima impronta umana sulla superficie lunare, il secondo passo, poi un altro, poi una camminata di circa due ore, rimbalzando senza rumore tra i carboni spenti milioni di anni fa. E’ il trionfo del programma spaziale Apollo, una svolta per l’umanità intera che in un attimo sposta in avanti le lancette della scienza e della storia. Il mondo intero incollato al piccolo schermo o ad una radio è lì con lui, a seguire il primo show dell’era globalizzata in una diretta lunga più di 28 ore. Con Armstrong anche Edwin Aldrin, mentre in orbita attorno alla luna, a bordo della navicella Apollo 11, il terzo astronauta Michael Collins. Dopo un viaggio di 110 ore e 39 secondi di ritardo sui piani, l’allunaggio del Lem Eagle cambia il volto della storia, così come la percezione del tempo e dello spazio. Come spiega Giovanni Caprara, responsabile scientifico del Corriere della Sera:
 
“Ha cambiato la prospettiva, perché prima di allora l’uomo era chiuso nel suo pianeta e da quel momento ha dimostrato a se stesso che poteva uscire e quindi l’evoluzione continuava. C’è poi, all’interno dell’identità dell’essere umano, un istinto ad esplorare, ad andare oltre”.
 
I due astronauti si muovono lungo un tragitto di 60 metri, raccolgono campioni del suolo, scattano foto, installano un apparato per l’analisi del vento solare, un riflettore laser, un laboratorio per misure sismiche, poi l’asta della bandiera statunitense buca la superficie lunare, simbolo della conquista appena avvenuta. Quattro giorni dopo l’ammaraggio nell’Oceano Pacifico nei pressi delle Hawaii. Quarant’anni anni fa toccare il suolo del nostro satellite era l’obiettivo della sfida tra Stati Uniti e Unione Sovietica, oggi non c’è più la contrapposizione tra due blocchi ma una gara fra nazioni, in primis la Cina e l’India, pronte ad affermare la loro importanza a livello tecnologico. Eppure dopo gli sbarchi del programma Apollo conclusi nel 1972, nessun essere umano ha più camminato sulla luna. Per quale motivo? Ancora Giovanni Caprara:
 
“E’ cambiata la storia, nel senso che la luna non attraeva più; le missioni cominciavano ad essere ripetitive, ma c’era anche un cambiamento sociale: si guardava di più alla terra. Quindi, istintivamente, si chiedeva un’evoluzione di quest’impiego tecnologico, bisognava ripensare a come continuare questa grande avventura. E proprio adesso, a 40 anni dal primo sbarco sulla luna, si sta rivitalizzando e riaccendendo e si guarda alla luna come ad un luogo in cui costruire una colonia, nella quale l’uomo-scienziato, l’uomo-esploratore – non l’uomo qualsiasi – possa vivere stabilmente, senza problemi”.







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