Il Papa, la Luna e la tecnica: a 40 anni dallo storico sbarco sul satellite, padre
Lombardi ricorda le parole dedicate da Paolo VI all'impresa
Quarant'anni fa, oltre 600 milioni di persone, di ogni latitudine del globo, rimasero
incollate per ore agli schermi televisivi tra il 20 e il 21 luglio 1969 per assistere
in diretta ad un evento fino a poco prima ritenuto fantascientifico: lo sbarco dell'uomo
sulla luna. L'impresa che compirono i tre astronauti americani Armstrong, Aldrin e
Collins fu non solo una straordinaria vittoria per gli Stati Uniti - impegnati nella
conquista dello spazio insieme con l'allora Unione Sovietica - ma più ancora una vittoria
dell'ingegno umano, capace di aprire una nuova frontiera al progresso dell'umanità.
Con questi sentimenti celebrò quell'avvenimento Paolo VI e in questo editoriale il
nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, ricorda le parole che Papa
Montini dedicò all'"audacissimo volo":
Quarant'anni
fa, l’uomo metteva per la prima volta il piede sulla Luna. L’impresa fu seguita con
grandissimo interesse ed emozione dalla maggior parte dell’umanità. Papa Paolo VI
dedicò numerosi interventi a quel fantastico volo, già nel corso della preparazione,
poi durante il viaggio e infine dopo il ritorno trionfale degli astronauti. “Oggi
- disse dopo l’Angelus del 20 luglio - è un giorno grande, un giorno storico per l’umanità,
se davvero questa sera due uomini metteranno piede sulla Luna, come Noi con tutto
il mondo trepidante, esultante e orante auguriamo possa felicemente avvenire!”. Colpisce
la partecipazione umana e spirituale del Papa alla grande impresa, la sua ammirazione
per l’ingegno e il coraggio dell’uomo. Allo stesso tempo la sua meditazione torna
ripetutamente a rivolgersi ai grandi problemi non risolti dell’umanità - la fame,
le guerre - e nello stesso Angelus conclude: “Dov’è l’umanità vera, dov’è la fratellanza,
la pace? Possa invece il progresso, di cui oggi festeggiamo una sublime vittoria,
rivolgersi al vero bene, temporale e morale dell’umanità”.
Paolo
VI aveva pubblicato da poco l’enciclica Populorum progressio. Quanta speranza
che l’intelligenza umana e la capacità prodigiosa della scienza e della tecnica venissero
messe al servizio del bene! Anche la nuova enciclica di Benedetto XVI, tutta dedicata
al vero sviluppo dell’umanità, si conclude ricordandoci che l’uomo non deve diventare
schiavo di una nuova ideologia dell’onnipotenza della tecnica, ma perseguire con responsabilità
quello sviluppo integrale che ha nella carità e nella verità la sua forza propulsiva.
Possiamo volare nello spazio e intervenire nelle sorgenti della vita, ma come e perché?
La sfida è sempre davanti a noi.