2009-07-18 08:44:38

Il commento di don Massimo Serretti al Vangelo della Domenica


In questa 16.ma Domenica del Tempo Ordinario la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui i discepoli, dopo aver annunciato la buona novella attraverso le città, sono invitati da Gesù a riposare in disparte, in un luogo deserto. Molte persone però li seguirono:

Gesù “vide una grande folla” ed “ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose”.

Su questo brano evangelico ascoltiamo il commento del teologo, don Massimo Serretti, docente di Cristologia all'Università Lateranense:RealAudioMP3

«Eravate erranti come pecore» - scrive Pietro (1 Pt 2, 25) descrivendo la condizione normale degli uomini prima dell'incontro con Gesù Cristo, «come pecore senza pastore» (Mc 6, 30-34).

 
L'errante è uno che è nell'errore ed è anche uno che non sa dove sta andando. L'uomo nel suo vivere e nel suo intraprendere quotidiano si muove sempre in riferimento ad un fine e ad una meta. Tutti i passi che compie hanno senso in quanto orientati ad un fine. Ogni singola finalità, nel tempo della nostra esistenza, ha senso se rappresenta una tappa verso una finalità più grande e definitiva, verso un fine ultimo.

 
E' il fine ultimo a dare significato ad ogni singolo passo dell'uomo impegnato ogni volta nelle più disparate mete intermedie. Allora, "essere erranti" significa o non avere un fine ultimo, oppure averne uno che noi abbiamo eletto a svolgere tale funzione, ma che, in verità, non lo è, né lo può essere.

 
Per questo Gesù si commuove. Si commuove al vedere l'umanità che, in Sua assenza, è perduta, smarrita, errante. Si commuove perché vede che il Padre glieli ha mandati ed essi intuiscono, in qualche modo, che è Lui il fine ultimo, è Lui che è lì presente in mezzo a loro e, dovunque vada, lo inseguono, non lo lasciano più.







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