Il cardinale Ortega celebra i funerali di padre Arroyo assassinato a Cuba
L’arcivescovo dell’Avana, cardinale Jaime Ortega, visibilmente commosso, ha presieduto
ieri, nella storica Cattedrale della capitale cubana i funerali del missionario spagnolo
padre Mariano Arroyo, ucciso barbaramente lunedì scorso da parte di una persona e
alcuni suoi complici, già agli arresti e rei confessi. Alla presenza di oltre duemila
fedeli, assieme al porporato hanno concelebrato la Santa Messa i vescovi delle diocesi
di Santa Clara, Cienfuegos, Matanzas, Pinar del Río e uno degli ausiliari dell’Avana.
Alle esequie erano presenti quasi tutti gli ambasciatori accreditati presso il governo
cubano e alti rappresentati dell’Ufficio per gli Affari religiosi del Comitato centrale
del Partito comunista di Cuba. Nell’omelia il cardinale Jaime Ortega ha percorso l’itinerario
pastorale di padre Arroyo da quando, dopo aver lavorato in Cile, ha voluto vivere
il suo sacerdozio fra i cattolici cubani. Il missionario spagnolo, arrivato nell’isola
nel 1997, ha operato molto tempo nella parrocchia di “Nuestra Señora del Pilar”, molto
povera e con numerosi problemi sociali. Subito, ha ricordato il porporato, padre Mariano
ha iniziato a “dedicare i suoi principali sforzi per venire incontro alle persone
più indifese” riuscendo a stabilire un “meraviglioso rapporto umano, sacerdotale e
pastorale con tutti, in particolare con i giovani e con gli anziani”. Lo stesso ha
fatto il missionario spagnolo in tutti gli incarichi che gli sono stati assegnati
fino a diventare rettore del Santuario de “Nuestra Señora de la Regla” dove ha trovato
la morte a 74 anni di età. Le diverse testimonianze ascoltate durante l’Eucaristia
per ricordare la figura del sacerdote sono state unanimi nell’indicare come i pregi
maggiori di padre Mariano fossero “la sua profonda umanità”, la sua “spiccata intelligenza
ricca e versatile al servizio della cultura”, la sua “generosità senza confini”; il
tutto “offerto come un dono agli altri poiché - è stato detto - lui stesso definiva
il suo sacerdozio un dono di sè per gli altri”. Finito il funerale tra lacrime e applausi
la salma di padre Arroyo è stata condotta nell’aeroporto internazionale dell’Avana
e in queste ore è già arrivata a Madrid dove il cardinale Rouco Varela presiederà
una cerimonia in suffragio prima che la bara sia seppellita quest’oggi nella città
natale del sacerdote, Cabezón de la Sal. Hanno avuto un’ampia eco sulla stampa internazionale
le informazioni sulle indagini fornite dall’arcivescovo dell’Avana che, confermando
l’arresto del colpevole di questo crimine e dei suoi complici, ha voluto ringraziare
“la sollecitudine ed efficienza delle autorità cubane competenti”. D’altra parte il
porporato ha ugualmente confermato di essere a conoscenza che anche il presunto responsabile
dell’omicidio, nel febbraio scorso, di un altro missionario spagnolo, padre Eduardo
de la Fuente, dopo gli arresti ha confessato le sue colpe. Si tratta, ha spiegato
l’arcivescovo, di un processo tuttora aperto anche perché le indagini non sono finite.
“Tra l’altro - ha aggiunto - risulta che in questo caso gli assassini non sapevano
di uccidere un sacerdote quando hanno compiuto la loro azione abominevole”. Infine,
il porporato ha osservato anche che tutte le speculazioni che vorrebbero “questi delitti
come espressione di odio religioso e antispagnolo, o addirittura carichi di significati
politici, sono privi di qualsiasi seppur minino fondamento”. (L. B.)