Msf e Onu preoccupati per le condizioni dei migranti in Grecia
La preoccupazione di Medici Senza Frontiere (Msf) per le condizioni dei migranti,
dei rifugiati e dei richiedenti asilo, dopo lo sgombero da parte della polizia greca
del campo temporaneo di Patrasso avvenuto nei giorni scorsi. Durante l’operazione
sono stati individuati 44 minori non accompagnati e trasferiti presso uno centro di
accoglienza specializzato a Konitsa, nel nord della Grecia. Altri 20-25 richiedenti
asilo registrati sono stati identificati e trasferiti in alloggi a Patrasso, mentre
un numero imprecisato di residenti del campo privi di documenti sono stati arrestati
e condotti alla stazione di polizia di Patrasso. Il futuro per queste presone si preannuncia
difficoltoso. Medici Senza Frontiere, che lavora nel campo dal maggio del 2008, ha
sottolineato il rischio di conseguenze negative sulle loro condizioni fisiche e mentali
e ha chiesto alle autorità di Atene di assumersi la piena responsabilità dell’assistenza
medica e del supporto psicologico per queste persone, di assicurare condizioni di
vita dignitose per i detenuti e di prestare maggiore attenzione alle categorie vulnerabili
come i minori e i malati. Sulla stessa linea anche l’Alto Commissariato delle Nazioni
Unite per i Rifugiati (Unhcr) che ha ripetutamente esortato le autorità greche a migliorare
le condizioni di accoglienza per i richiedenti asilo evidenziando come la mancanza
di servizi di interpretariato e di assistenza legale presso la stazione di polizia
di Patrasso, limiti la capacità delle autorità di ricevere e vagliare le domande di
asilo. C’è poi un’altra vicenda che preoccupa l’agenzia delle Nazioni Unite. La settimana
scorsa è stata adottata in Grecia una nuova legge che decentra il processo decisionale
relativo alle domande di asilo in prima istanza presso 50 uffici di polizia in tutto
il Paese. La legge abolisce inoltre la commissione d’appello in favore di un riesame
da parte del Consiglio di Stato, dove verrebbero considerati solo aspetti giuridici
formali e non revisionati eventuali errori di fatto. Tutto questo – secondo l’Unhcr
rischia di rendere ancora più incerto l’accesso alla protezione nel Paese. (E.B.)