L’Italia, capofila tra i Paesi Onu, contro l’aborto a scopi demografici
Pronunciamento ieri del Parlamento italiano contro la pratica dell’aborto quale strumento
di controllo demografico. Soddisfazione nel mondo cattolico: “un sì alla vita, un
grande passo avanti nella promozione del diritto fondamentale alla vita”, ha commentato
il cardinale Renato Martino, presidente del Pontificio Consiglio per la Giustizia
e la Pace. Il servizio di Roberta Gisotti.
Sono state
approvate integralmente dalla Camera, con fronte trasversale ai partiti di maggioranza
e opposizione, le mozioni presentate dal Pdl, dalla Lega e dall’Udc che impegnano
l’Esecutivo a proporre all’Assemblea delle Nazioni Unite una risoluzione “che condanni
l’uso dell’aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di
ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire”. Una realtà che non interessa
l’Italia ma di cui l’Italia si farà carico a livello internazionale, come ci spiega
il prof. Lucio Romano, copresidente dell’Associazione “Scienza
e Vita”: R. – E’ un pronunciamento del quale si parlava già
da tempo e l’aspetto estremamente positivo è che si è trovata una condivisione a livello
trasversale nel Parlamento italiano e che richiama all’attenzione non solo italiana
ma anche mondiale verso un tema, che è quello del riconoscimento del diritto alla
vita come diritto fondamentale. E’ un impegno che assume il Parlamento italiano e
credo che rappresenti un po’ l’apripista per tutta una serie di riflessioni che devono
essere sicuramente assunte sia a livello del Parlamento europeo sia a livello di assise
internazionale, qual è appunto quella dell’Onu. Il riconoscimento del diritto alla
vita è il riconoscimento del diritto fondamentale, del diritto previo da coniugare
sia nell’ambito della riflessione bioetica ma ancor più in quello della riflessione
biopolitica e nella legiferazione dei vari Stati. D. – Quali
potranno essere i prossimi passi in questa battaglia per la vita? R.
– Credo che sia molto importante una divulgazione sempre maggiore dei temi della tutela
della vita sin dal momento del concepimento, in tutte le varie realtà sociali e nella
promulgazione del diritto alla vita come la difesa di un bene comune, in quanto la
vita non appartiene più solamente al singolo ma dev’essere tutelata a livello sociale
e non nell’ottica dell’utilitarismo, né in quella del relativismo o del contrattualismo,
come potrebbe accadere in altri campi con le tematiche sul fine vita. D.
– Lei ha messo in luce che è importante promuovere nell’opinione pubblica la conoscenza
di questa realtà dell’aborto usato come strumento di controllo demografico in diversi
Paesi; in verità di questa realtà si parla poco… R. – Se ne
parla poco perché molte volte la diplomazia internazionale è indotta a tacere su quelle
determinate tematiche che coinvolgono le politiche di alcuni Stati, dove la dimensione
della procreazione responsabile si è essenzialmente tradotta in una decisione dall’alto
di politiche demografiche finalizzate alla selezione, alla riduzione e al ricorso
ad interventi che sono assolutamente lesivi non solo per quanto riguarda la dignità
di ogni persona, ma anche per quanto riguarda l’immagine di uno Stato che possa definirsi
civile e che si basi sul rispetto e la tutela della vita come elemento fondamentale.