L'Aquila: aperto nuovo ambulatorio pediatrico collegato al Bambin Gesù di Roma
Il premier Berlusconi è tornato oggi all'Aquila, dopo il G8 dei giorni scorsi, per
fare il punto sulla ricostruzione, ribadendo che “tutto procede secondo i tempi stabiliti”.
Intanto da oggi è operativo il nuovo ospedale della città e il nuovo ambulatorio pediatrico,
nato in sinergia con l’ospedale Bambino Gesù di Roma, Colliers International e Happy
Family Onlus. La struttura sorge nel quartiere di San Sisto a ridosso del centro storico.
La struttura sorge nel quartiere di San Sisto a ridosso del centro storico. “Una iniziativa
importante – precisa il presidente dell’ospedale romano Giuseppe Profiti –
che mira a ristabilire la collaborazione con i pediatri dell'Aquila dopo il terremoto
del 6 aprile scorso”. Massimiliano Menichetti lo ha intervistato.
R.
– E’ una collaborazione, la possibilità quindi di continuare quello che prima dell’evento
sismico è sempre stato il modello di rapporto tra i pediatri abruzzesi dell’Aquila
in particolare e il Bambin Gesù. Un rapporto fortemente integrato, di grande collegamento,
dove i bambini ricevono direttamente dai pediatri all’Aquila la risposta alla patologia
pediatrica, e poi vengono incanalati, qualora necessario, su percorsi concordati,
per giungere nei casi più complessi al Bambin Gesù. Quindi, un ambulatorio specialistico
dove convergeranno insieme gli specialisti del Bambin Gesù ed i pediatri dell’Aquila.
D.
– Concretamente, come funziona la struttura?
R. – Per
le patologie più semplici la risposta è diretta e immediata. Se la patologia si manifesta
come sintomo di una patologia a sua volta più complessa, allora a questo punto la
risposta diventa più articolata, più complessa e può essere svolta programmandola
dall’Aquila all’interno dell’ospedale Bambin Gesù. Questo ambulatorio funzionerà dalle
10.00 del mattino alle 19.00 di ogni giorno ed, entro il 30 settembre, la struttura
verrà collegata informaticamente alla rete dell’ospedale, il che consentirà non soltanto
ai pediatri locali di poter prenotare direttamente esami e visite, qualora necessario,
presso l’ospedale, ma anche entro la fine dell’anno di accedere alla documentazione
clinica dei pazienti dell’Aquila o della zona intorno L’Aquila.
D.
– Dopo questa fase provvisoria, come si evolverà questo rapporto tra voi e L’Aquila?
R.
– Io mi auguro che si torni al più presto a quella che era la normalità. Anche, perché,
ripeto, in termini di modello organizzato, era una normalità che mi permetto di definire
eccellente, che vorremmo riproporre anche in altre regioni. E’ un’integrazione stretta,
che ha come unico e finale beneficiario della nostra capacità di lavorare insieme
con il paziente.
D. – Quindi, cercare di creare una
rete e non costringere le famiglie di tutta Italia a venire a Roma...
R.
– Questo è un problema più complessivo che stiamo portando avanti su varie realtà
regionali, chiarendo sempre un concetto: c’è una mobilità fisiologica e c’è una mobilità
patologica. E’ fisiologica la mobilità laddove ci si muove per andare nell’unico centro
dove si fanno soltanto quelle determinate cose. Diventa patologica, quando mi devo
muovere, perché neanche i miei bisogni primari riescono ad avere risposta nella mia
realtà. Purtroppo, in determinate realtà del nostro Paese è ancora così. E quello
è l’impegno dell’ospedale Bambin Gesù: muoversi solo laddove è strettamente necessario.