La memoria liturgica della Vergine del Carmelo attraverso i pensieri dedicati dal
Papa a questa antica spiritualità, formatrice di grandi Santi
La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo.
La ricorrenza è legata all’apparizione della Madonna, il 16 luglio 1251 al primo padre
generale dell’Ordine dei carmelitani, Simone Stock. Circondata dagli angeli e con
in braccio Gesù, Maria consegnò al religioso uno scapolare, promettendo protezione
e salvezza dall’inferno a chi lo avrebbe indossato. Ma il legame tra la Madonna e
i Carmelitani si fa risalire al nono secolo a. C., dalla visione che il profeta Elia
avrebbe avuto della venuta della Vergine che si alzava come una piccola nube dalla
terra verso il monte Carmelo, in Terra Santa, portando una provvidenziale pioggia.
Sull’altura, gli eremiti che in seguito si ritirarono vicino alla fontana di Elia,
furono poi chiamati “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. In questo
servizio, Alessandro De Carolis ricorda alcuni dei pensieri dedicati da Benedetto
XVI alla spiritualità carmelitana:
Il nome,
in aramaico, significa “giardino”. Un giardino naturale della Galilea, per via dei
boschi che lo rivestono di verde in gran parte dell’anno e per gran parte dei suoi
546 metri di altezza. E un “giardino” dell’anima, che il profeta Elia scelse per sé,
come luogo e simbolo di elevazione verso Dio e di lotta contro i sacerdoti del dio
Baal. Nella storia lontana raccontata dalla Bibbia nel Secondo Libro dei Re affondano
le radici spirituali del Monte Carmelo. Nelle grotte che costellano le sue pendici,
sin dal tempo di Elia - cioè novecento anni prima di Cristo - trovarono dimora uomini
attratti dall’ideale eremitico e dalla contemplazione, come sottolineò proprio da
Les Combes lo stesso Benedetto XVI, nel presiedere l’Angelus del 16 luglio del 2006:
“Il
più celebre di questi uomini di Dio fu il grande profeta Elia, che nel IX secolo avanti
Cristo difese strenuamente dalla contaminazione dei culti idolatrici la purezza della
fede nel Dio unico e vero. Proprio ispirandosi alla figura di Elia, è sorto l'Ordine
contemplativo dei ‘Carmelitani’, famiglia religiosa che annovera tra i suoi membri
grandi Santi come Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino e Teresa
Benedetta della Croce (al secolo, Edith Stein)”. Come Elia
che fu rapito in cielo da un carro di fuoco, molti seguaci della spiritualità carmelitana
hanno vissuto momenti brucianti di elevazione mistica. C’è in tutta la storia degli
uomini e delle donne attratte dal Carmelo l’idea interiore di una “vetta” da scalare,
la “vocazione” ad una “salita al monte della perfezione”, come scrisse due anni fa
il Papa in un Messaggio all’Ordine carmelitano, che festeggiava gli 800 anni della
consegna da parte di Sant’Alberto di quella prima formula vitae che nel 1247 prenderà
la struttura di una Regola, approvata da Innocenzo IV. Poi, quattro anni più tardi,
con l’apparizione della Vergine a San Simone Stock, allora priore generale dell’Ordine,
la tradizione mistica del Carmelo si “salda” per sempre con quella mariana. Una esperienza
che Benedetto XVI ricorda ancora nell’Angelus del 2006 da Les Combes:
“I
Carmelitani hanno diffuso nel popolo cristiano la devozione alla Beata Vergine del
Monte Carmelo, additandola come modello di preghiera, di contemplazione e di dedizione
a Dio. Maria, infatti, per prima e in modo insuperabile, ha creduto e sperimentato
che Gesù, Verbo incarnato, è il culmine, la vetta dell'incontro dell'uomo con Dio.
Accogliendone pienamente la Parola, è ‘giunta felicemente alla santa montagna’, e
vive per sempre, in anima e corpo, con il Signore”. “Sappiamo
bene tuttavia - scrive il Papa in un altro passo del suo Messaggio ai Carmelitani
del 2007 - che non è per nulla facile vivere fedelmente questa chiamata. In un certo
senso, c'è bisogno di proteggersi con delle armature dalle insidie del mondo”. Una
di queste “armature” è certamente il Rosario. In un altro contesto, la visita al Santuario
di Pompei nell’ottobre 2008 - Benedetto XVI presenta questa preghiera come una “scuola
di contemplazione e di silenzio”, personale e comunitaria. “Recitando le Ave
Maria - disse - occorre fare attenzione a che le nostre voci non "coprano" quella
di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come ‘il sussurro di una brezza
leggera’”:
“Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti:
grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. E’ vincolo spirituale con
Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e
comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è ‘arma’ spirituale nella lotta contro
il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società
e nel mondo”. Di quell’antica spiritualità
che si rifà alla Vergine e al Profeta Elia, e che permeò le prime comunità del Monte
Carmelo, si ravvisano oggi i tratti nelle migliaia di religiosi e religiose che seguono
le orme dei loro grandi predecessori. Tiziana Campisi ha chiesto a padre
Mariano Cera, carmelitano, priore della Comunità di San Martino ai Monti di Roma,
quale messaggio del Profeta Elia riecheggi oggi nel cuore di chi è attratto dal Carmelo:
R. – Elia,
colui che vive alla presenza di Dio: questo è il messaggio più importante di Elia
ai carmelitani.
D. – Quale testimonianza vogliono
donare al mondo i Carmelitani?
R. – Oggi i Carmelitani,
come ieri, sono chiamati a questa presenza contemplativa in mezzo al mondo. Quando
vennero in Europa nel 1238 i carmelitani scelsero di fare convento e Chiesa proprio
alla periferia, dove si trovavano più o meno i mercati della povera gente, perché
dopo aver trascorso il tempo a contemplare Dio, poi dovevano andare a portare questo
Dio contemplato in mezzo alla gente.
D. – La memoria
della Madonna del Carmelo che cosa vuole ricordare invece ai cristiani?
R.
– I carmelitani vogliono sempre far apprendere questo, che noi apparteniamo a Maria,
noi ci mettiamo a servizio di Maria, diamo la vita a servizio di Maria e Lei dà a
noi la sua particolare protezione, sia in vita che in morte. E’ un totale abbandono
del figlio verso la madre, sicuri che la madre aiuterà, prenderà per mano i suoi figli.
D.
– Lungo la storia ci sono state tante testimonianze di santi carmelitani, come Teresa
D’Avila, San Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux, Edith Stein …. che cosa lega
queste figure?
R. – Questa spiritualità della presenza
di Dio, questo messaggio che viene dai santi carmelitani e sempre questa unione con
Dio. Noi siamo chiamati all’unione con Dio, ma non ce la facciamo spesso, perché non
corrispondiamo bene alla grazia di Dio, allora noi come Maria curiamo anche l’unione
dei fratelli per arrivare all’unione di Dio, curiamo questa unione di Dio non per
chiuderci in noi stessi, ma per vivere questa unione con i fratelli.