2009-07-16 13:29:28

La memoria liturgica della Vergine del Carmelo attraverso i pensieri dedicati dal Papa a questa antica spiritualità, formatrice di grandi Santi


La Chiesa celebra oggi la memoria liturgica della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo. La ricorrenza è legata all’apparizione della Madonna, il 16 luglio 1251 al primo padre generale dell’Ordine dei carmelitani, Simone Stock. Circondata dagli angeli e con in braccio Gesù, Maria consegnò al religioso uno scapolare, promettendo protezione e salvezza dall’inferno a chi lo avrebbe indossato. Ma il legame tra la Madonna e i Carmelitani si fa risalire al nono secolo a. C., dalla visione che il profeta Elia avrebbe avuto della venuta della Vergine che si alzava come una piccola nube dalla terra verso il monte Carmelo, in Terra Santa, portando una provvidenziale pioggia. Sull’altura, gli eremiti che in seguito si ritirarono vicino alla fontana di Elia, furono poi chiamati “Fratelli della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo”. In questo servizio, Alessandro De Carolis ricorda alcuni dei pensieri dedicati da Benedetto XVI alla spiritualità carmelitana:RealAudioMP3

Il nome, in aramaico, significa “giardino”. Un giardino naturale della Galilea, per via dei boschi che lo rivestono di verde in gran parte dell’anno e per gran parte dei suoi 546 metri di altezza. E un “giardino” dell’anima, che il profeta Elia scelse per sé, come luogo e simbolo di elevazione verso Dio e di lotta contro i sacerdoti del dio Baal. Nella storia lontana raccontata dalla Bibbia nel Secondo Libro dei Re affondano le radici spirituali del Monte Carmelo. Nelle grotte che costellano le sue pendici, sin dal tempo di Elia - cioè novecento anni prima di Cristo - trovarono dimora uomini attratti dall’ideale eremitico e dalla contemplazione, come sottolineò proprio da Les Combes lo stesso Benedetto XVI, nel presiedere l’Angelus del 16 luglio del 2006:

 
“Il più celebre di questi uomini di Dio fu il grande profeta Elia, che nel IX secolo avanti Cristo difese strenuamente dalla contaminazione dei culti idolatrici la purezza della fede nel Dio unico e vero. Proprio ispirandosi alla figura di Elia, è sorto l'Ordine contemplativo dei ‘Carmelitani’, famiglia religiosa che annovera tra i suoi membri grandi Santi come Teresa d'Avila, Giovanni della Croce, Teresa di Gesù Bambino e Teresa Benedetta della Croce (al secolo, Edith Stein)”.
 
Come Elia che fu rapito in cielo da un carro di fuoco, molti seguaci della spiritualità carmelitana hanno vissuto momenti brucianti di elevazione mistica. C’è in tutta la storia degli uomini e delle donne attratte dal Carmelo l’idea interiore di una “vetta” da scalare, la “vocazione” ad una “salita al monte della perfezione”, come scrisse due anni fa il Papa in un Messaggio all’Ordine carmelitano, che festeggiava gli 800 anni della consegna da parte di Sant’Alberto di quella prima formula vitae che nel 1247 prenderà la struttura di una Regola, approvata da Innocenzo IV. Poi, quattro anni più tardi, con l’apparizione della Vergine a San Simone Stock, allora priore generale dell’Ordine, la tradizione mistica del Carmelo si “salda” per sempre con quella mariana. Una esperienza che Benedetto XVI ricorda ancora nell’Angelus del 2006 da Les Combes:

 
“I Carmelitani hanno diffuso nel popolo cristiano la devozione alla Beata Vergine del Monte Carmelo, additandola come modello di preghiera, di contemplazione e di dedizione a Dio. Maria, infatti, per prima e in modo insuperabile, ha creduto e sperimentato che Gesù, Verbo incarnato, è il culmine, la vetta dell'incontro dell'uomo con Dio. Accogliendone pienamente la Parola, è ‘giunta felicemente alla santa montagna’, e vive per sempre, in anima e corpo, con il Signore”.

 
“Sappiamo bene tuttavia - scrive il Papa in un altro passo del suo Messaggio ai Carmelitani del 2007 - che non è per nulla facile vivere fedelmente questa chiamata. In un certo senso, c'è bisogno di proteggersi con delle armature dalle insidie del mondo”. Una di queste “armature” è certamente il Rosario. In un altro contesto, la visita al Santuario di Pompei nell’ottobre 2008 - Benedetto XVI presenta questa preghiera come una “scuola di contemplazione e di silenzio”, personale e comunitaria. “Recitando le Ave Maria - disse - occorre fare attenzione a che le nostre voci non "coprano" quella di Dio, il quale parla sempre attraverso il silenzio, come ‘il sussurro di una brezza leggera’”:

“Il Rosario è preghiera contemplativa accessibile a tutti: grandi e piccoli, laici e chierici, colti e poco istruiti. E’ vincolo spirituale con Maria per rimanere uniti a Gesù, per conformarsi a Lui, assimilarne i sentimenti e comportarsi come Lui si è comportato. Il Rosario è ‘arma’ spirituale nella lotta contro il male, contro ogni violenza, per la pace nei cuori, nelle famiglie, nella società e nel mondo”.

 
Di quell’antica spiritualità che si rifà alla Vergine e al Profeta Elia, e che permeò le prime comunità del Monte Carmelo, si ravvisano oggi i tratti nelle migliaia di religiosi e religiose che seguono le orme dei loro grandi predecessori. Tiziana Campisi ha chiesto a padre Mariano Cera, carmelitano, priore della Comunità di San Martino ai Monti di Roma, quale messaggio del Profeta Elia riecheggi oggi nel cuore di chi è attratto dal Carmelo:RealAudioMP3

R. – Elia, colui che vive alla presenza di Dio: questo è il messaggio più importante di Elia ai carmelitani.

 
D. – Quale testimonianza vogliono donare al mondo i Carmelitani?

 
R. – Oggi i Carmelitani, come ieri, sono chiamati a questa presenza contemplativa in mezzo al mondo. Quando vennero in Europa nel 1238 i carmelitani scelsero di fare convento e Chiesa proprio alla periferia, dove si trovavano più o meno i mercati della povera gente, perché dopo aver trascorso il tempo a contemplare Dio, poi dovevano andare a portare questo Dio contemplato in mezzo alla gente.

 
D. – La memoria della Madonna del Carmelo che cosa vuole ricordare invece ai cristiani?

 
R. – I carmelitani vogliono sempre far apprendere questo, che noi apparteniamo a Maria, noi ci mettiamo a servizio di Maria, diamo la vita a servizio di Maria e Lei dà a noi la sua particolare protezione, sia in vita che in morte. E’ un totale abbandono del figlio verso la madre, sicuri che la madre aiuterà, prenderà per mano i suoi figli.

 
D. – Lungo la storia ci sono state tante testimonianze di santi carmelitani, come Teresa D’Avila, San Giovanni della Croce, Teresa di Lisieux, Edith Stein …. che cosa lega queste figure?

 
R. – Questa spiritualità della presenza di Dio, questo messaggio che viene dai santi carmelitani e sempre questa unione con Dio. Noi siamo chiamati all’unione con Dio, ma non ce la facciamo spesso, perché non corrispondiamo bene alla grazia di Dio, allora noi come Maria curiamo anche l’unione dei fratelli per arrivare all’unione di Dio, curiamo questa unione di Dio non per chiuderci in noi stessi, ma per vivere questa unione con i fratelli.







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