Il ricordo di Padre Rufino Carrara, missionario in Eritrea, a due
anni dalla morte
A due anni dalla morte, avvenuta il 7 Luglio 2007, un articolo in ricordo della figura
di padre Rufino Carrara, chiamato dalla gente “Abba Rufaiel”. È quanto ha pubblicato
L’Osservatore Romano in un testo che ripercorre le tappe salienti della vita di padre
Carrara, nato ad Albino (Bergamo) l'11 Novembre 1915, e giunto in Eritrea il 13 Gennaio
1947 “dopo otto anni di richieste pressanti e di preghiere” con il compito di direttore
del seminario, poi di responsabile del santuario di Sant'Antonio a Godaif, un quartiere
povero di Asmara. Cominciò dedicandosi ai bambini “per attirare i grandi” con una
scuola affidata alle suore orsoline di Grandino, a cui seguì l’apertura di un ambulatorio,
ancora in attività. Non gli ci volle molto per capire che il nemico maggiore della
salute e del sottosviluppo era la mancanza di istruzione, per cui incrementò la scuola
— nel giro di pochi anni vi accolse settecento alunni — e costruì un ostello per ospitare
i ragazzi che arrivavano dai villaggi vicini. Molti funzionari e impiegati pubblici
dell'attuale dirigenza politica del Paese sono usciti dalla sua scuola. La missione
di padre Carrara non fu solo dedicata ai bambini, ma anche ai poveri e gli anziani,
per i quali costruì una casa di accoglienza; ebbe a cuore le suore orsoline, a cui
procurò una casa; né dimenticò i confratelli, interessandosi della costruzione del
convento. Buona parte dei centocinquanta religiosi che formano oggi la “provincia
di San Francesco” — la prima costituita in Africa dai cappuccini — è frutto anche
della sua attività vocazionale. (V.V.)