2009-07-15 15:43:42

Costa Rica: la Chiesa denuncia il narcotraffico nel Paese


La Chiesa del Costa Rica, in un comunicato firmato dai vescovi della nazione, si mostra preoccupata per l’allarmante realtà del narcotraffico nel Paese, tanto per il consumo quanto per il traffico di sostanze stupefacenti. Il Costa Rica “per la sua privilegiata ubicazione geografica ha smesso di essere un corridoio verso il Nord, per trasformarsi in un ulteriore anello del nefasto commercio di distribuzione internazionale, immagazzinamento, vendita e consumo locale di droghe”, il che sta generando “illegalità, corruzione, violenza, criminalità, disintegrazione familiare ed instabilità sociale”, si legge nel testo. Più che mettere in risalto le cause di questo fenomeno, ben conosciute, i presuli, come Pastori della Chiesa in Costa Rica, desiderano innanzitutto “sostenere tutte le iniziative e le azioni che affrontano il problema dalla sua radice, perché la Chiesa non può rimanere indifferente davanti a questo flagello che sta distruggendo la società, in particolare le nuove generazioni”. L’attenzione dei vescovi si incentra dunque sulla prevenzione, l’accompagnamento e il sostegno alle politiche governative per reprimere questa pandemia. Quanto alla prevenzione, i vescovi insistono “sull’educazione ai valori che devono guidare le nuove generazioni, specialmente il valore della vita e dell’amore, la responsabilità personale, il valore del lavoro onesto e della dignità umana dei figli di Dio”. Inoltre “la Chiesa, come Madre, è al fianco delle vittime di questo flagello per aiutarle a recuperare la loro dignità e a vincere questa malattia”. Rispetto allo sradicamento del problema, nel comunicato si legge una forte denuncia “della criminalità dei narcotrafficanti che commerciano con tante vite umane, avendo come meta il lucro e la forza nelle sue più basse espressioni”, e viene ricordato che lo Stato è il primo responsabile nel “combattere, con fermezza e su base legale, la commercializzazione indiscriminata della droga ed il consumo illegale della stessa. In una nazione nella quale la maggioranza si dichiara cristiana - continua il testo -, la nostra identità e vocazione deve portarci ad anteporre i principi evangelici a qualunque partecipazione in un’attività chiaramente lucrosa che denigra l’essere umano ed offende gravemente Dio”. (R.P.)







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