Pakistan: minacce contro comunità e istituzioni cristiane
“Sappiamo che siete cristiani, vi invitiamo a lasciare questa zona, a convertirvi
all’islam e a pagare 1,5 milioni di rupie o sarete colpiti da un attentato suicida”.
È il contenuto di una lettera di minaccia giunta al Rabita Manzil, centro multimediale
gestito dall’Ufficio comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale del Pakistan.
I talebani, specifica L’Osservatore Romano, hanno ripreso una massiccia campagna d’intimidazione
contro le minoranze non musulmane del Paese e i loro avvertimenti intimidatori sono
stati recapitati anche alla cattedrale del Sacro Cuore a Lahore, ad associazioni e
a scuole cattoliche. Le Chiese cristiane hanno levato la loro voce per sensibilizzare
la società sul pericolo dell’estremismo religioso che si ripercuote sullo stesso tessuto
sociale del Pakistan e il 16 agosto prossimo sarà celebrata, in forma ecumenica, una
Giornata per la giustizia sociale. Le comunità cristiane di tutte le confessioni,
in piena sintonia e unità, chiedono inoltre al Governo una riforma strutturale sia
a livello legislativo sia politico per evitare che le violazioni sulle minoranze religiose
si espandano con il passare del tempo. Dal canto suo Peter Jacob, segretario esecutivo
della Commissione nazionale di giustizia e pace della Chiesa cattolica in Pakistan,
conferma all'agenzia Asianews che “la situazione è delicata ed è evidente un clima
di tensione”, ma sottolinea anche la volontà di “continuare il nostro lavoro per il
bene del Paese e della gente”. Peter Jacob parla di minacce di sequestri “con lo scopo
di estorcere denaro” e conferma una “situazione generale che desta preoccupazione,
ma questo non ci impedisce di proseguire la nostra opera”. Egli ribadisce “l’importanza
delle organizzazioni impegnate nell’assistenza ai rifugiati” dello Swat e nel distretto
di Malakand, ai quali forniscono cibo, acqua e generi di prima necessità. “Per i tre
milioni di rifugiati – continua l’attivista cattolico – è iniziato il lento rientro
nelle zone di origine. I militari controllano gran parte del territorio e, sotto l’impulso
del governo, hanno profuso uno sforzo massiccio per sradicare l’estremismo. Ma resta
ancora molto da fare per la pace nel Paese”. (M.P.)