La Chiesa ricorda San Camillo de Lellis: nei malati vedeva il cuore di Dio
Oggi la Chiesa ricorda San Camillo de Lellis, fondatore dell’Ordine dei Ministri degli
Infermi, i Camilliani. Nasce a Bucchianico presso Chieti il 25 maggio dell’Anno Santo
del 1550. La sua vita per diversi anni è sconvolta dalle battaglie e dal gioco d’azzardo.
Poi si converte e decide di dedicare ogni propria energia ai malati nei quali vede
gli occhi e il cuore di Dio. Nel 1746 è proclamato Santo da Benedetto XIV. Sulla vita
di San Camillo de Lellis, il servizio di Amedeo Lomonaco:
Da giovane,
San Camillo è soldato di ventura e trascorre una vita disordinata segnata da battaglie
e, soprattutto, dal gioco d’azzardo. La svolta è un incontro con un frate che nell’Anno
Santo del 1575 gli dice: “Dio è tutto. Il resto è nulla. Bisogna salvare l’anima
che non muore...”. San Camillo, che ricordando quegli anni si definisce “gran
peccatore, giocatore e uomo di mala vita”, scoppia in un pianto amaro e chiede di
diventare cappuccino. Ma non entra in convento a causa di una piaga e viene ricoverato
nell’Ospedale romano di San Giacomo. Aiuta i malati, impara a curarli e nel 1586 fonda
l’Ordine dei Ministri degli Infermi riconosciuto da Papa Sisto V. I malati – afferma
San Camillo - “sono i nostri signori e padroni” e “servire i sofferenti è servire
Cristo in persona”. Ai suoi compagni dà la regola di curare gli infermi “con la tenerezza
di una madre per il suo unico figlio malato”. Muore a 64 anni il 14 luglio del 1614
lasciando in eredità il suo esempio. Questo è il suo testamento:
“Io
Camillo de Lellis... lascio al Demonio, tentatore iniquo, tutti i peccati... Lascio
e dono l’anima mia al mio amato Gesù e alla sua Madre... Lascio a Gesù Cristo tutto
me stesso in anima e corpo e confido che, per sua immensa bontà e misericordia, mi
riceva e mi perdoni”.
La famiglia camilliana
comprende oggi tra religiosi, religiose e terziari circa 7 mila persone: la loro caratteristica
è la Croce Rossa cucita sul petto, espressione della redenzione operata dal Sangue
di Cristo. Sulle sfide di oggi legate agli insegnamenti sempre attuali di San Camillo
ascoltiamo padre Renato Salvatore, superiore generale dei Camilliani:
“Soprattutto
l’evangelizzazione, cioè l’annuncio della salvezza di Cristo nel mondo della salute,
e l’umanizzazione di questi luoghi di cura. San Camillo ci ha insegnato a prenderci
cura del malato nella globalità e nella verità del suo essere, dei suoi bisogni fondamentali,
e noi vorremmo portare avanti questa scuola nuova di carità verso gli infermi, come
l’ha definita Benedetto XIV nel giorno della canonizzazione di San Camillo. Vorremmo
riportare al centro dell’attenzione e delle premure, non soltanto della comunità ecclesiale
ma anche della società civile, la persona del malato. Per fare in modo che la sua
presenza sia considerata veramente centrale, occorre cambiare molto la mentalità delle
nostre società e anche dei fedeli della nostra Chiesa cattolica: non è molto facile
considerare, nella prassi quotidiana, il malato come il vero punto di riferimento
nodale attorno al quale bisognerebbe poi prendere delle decisioni – anche delle politiche
sanitarie – che veramente lo prendano in considerazione”.
Nel
395.mo anniversario della morte San Camillo, il cardinale segretario di Stato Tarcisio
Bertone presiederà oggi la Santa Messa alle ore 19 nella chiesa di Santa Maria Maddalena
a Roma. E’ possibile anche visitare dalle 17 alle 18.30 il Museo dei Ministri
degli Infermi che propone al visitatore un percorso artistico, storico e spirituale
che, partendo dalla singolare esperienza di San Camillo de Lellis, arriva fino ai
nostri giorni.