2009-07-14 15:00:32

Il polacco Buzek nuovo presidente del Parlamento europeo


Si è riunito stamani a Strasburgo il nuovo Parlamento europeo, eletto nel giugno scorso dai cittadini dei 27 Paesi membri dell’Unione. Primo atto dell’assemblea, la nomina del presidente dell’assise, carica per la quale è stato scelto, come da tempo annunciato, il 69enne eurodeputato polacco Jerzy Buzek. Il servizio di Giancarlo La Vella:RealAudioMP3

Stamani a Strasburgo, passaggio di consegne alla presidenza del Parlamento europeo tra il tedesco Hans Gert Poettering ed il polacco Jerzy Buzek. Ex premier del governo di Varsavia, Buzek è stato eletto al primo scrutinio, ottenendo la maggioranza assoluta dei voti espressi: 555 le preferenze accordategli su 713 votanti nella prima seduta del nuovo Parlamento. “Questa elezione rappresenta un segnale importante anche per tutti gli altri Paesi dell'Europa centro-orientale – ha detto Buzek nel suo primo discorso – ed è un omaggio ai nostri cittadini che non si sono assoggettati a un regime nemico. Ora – ha sottolineato – pensiamo ad un’Europa comune”. Buzek ha poi ricordato il sindacato Solidarnosc, del quale fece parte, che vinse vent’anni fa la lotta per la Polonia libera e per la difesa dei diritti dell’uomo e dei lavoratori. Infine, il neopresidente ha ricordato il ruolo svolto per l’Europa da Papa Giovanni Paolo II. Con questa elezione, l’assemblea comunitaria ha inaugurato una legislatura decisiva per la definizione ed il rafforzamento delle istituzioni comunitarie. Ma quali poteri ha oggi concretamente il Parlamento europeo? Lo abbiamo chiesto a Ugo Draetta, ordinario di Diritto Internazionale all’Università Cattolica di Milano:

 
R. – Il problema fondamentale è che questo Parlamento non fa quella cosa che i parlamenti per definizione fanno, essendo democraticamente eletti: cioè fare le leggi. Questo Parlamento non le fa. Le leggi, che in chiave europea si chiamano regolamenti, li emette il Consiglio, che è composto dai rappresentanti dei governi. Quindi, è l’esecutivo che fa le leggi. Se questo succedesse in uno Stato nazionale, si griderebbe allo scandalo. Il Parlamento, al massimo, ha un diritto di veto, cioè se non è d’accordo con una decisione del Consiglio, può bloccarla: quindi può paralizzare l’attività comunitaria ma non può indirizzarla secondo il suo volere, pur essendo l’espressione della volontà dei nostri cittadini. Questo è il dramma del Parlamento europeo, questa è l’origine delle sue frustrazioni, questo è il problema centrale dell’Unione Europea, questo deficit democratico che non sarà risolto con il Trattato di Lisbona, il quale non fa fare un passo in più nella direzione della soluzione del deficit democratico del precedente Trattato.

 
D. – E come fare, allora, per rafforzare le istituzioni comunitarie rispetto a quelle statali?

 
R. – Per migliorare la situazione occorre che i regolamenti siano emessi da un organo democraticamente eletto. Ma perché questo succeda, occorre che gli Stati praticamente rinuncino ad una prerogativa sovrana fondamentale, cioè quella di emanare procedimenti legislativi. In altre parole, che si faccia una struttura federale.







All the contents on this site are copyrighted ©.