Somalia: i fondamentalisti islamici perdono terreno
In Somalia le truppe governative hanno sferrato un violento contrattacco ieri nell'area
settentrionale di Mogadiscio, guadagnando terreno e infliggendo dure perdite agli
insorti islamici, una quarantina dei quali sarebbero stati uccisi. E per la prima
volta, accanto ai soldati regolari, sono scesi in campo i militari dell’Amisom, la
forza di pace panafricana schierata in Somalia. Il rappresentante speciale dell'Onu
per il Paese del Corno d’Africa, Ahmedou Ould-Abdallah, ha espresso la speranza che
le vittorie militari ottenute dalle truppe governative possano consentire il ritorno
di una qualche forma di stabilità nella capitale. Ma come interpretare l’intervento
della forza di pace? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Enrico Casale,
africanista del mensile dei Gesuiti “Popoli”:
R. – Queste
truppe erano state inviate perché avrebbero dovuto sostituire le truppe etiopi che
erano intervenute contro le corti islamiche verso la fine del 2006 e l’inizio del
2007. In realtà, queste truppe dell’Unione Africana sono sempre state in numero ridottissimo
e con scarsissimi mezzi; infatti non erano mai intervenute, anche perché le regole
d’ingaggio che avevano erano molto restrittive. Perchè sono intervenute? Le ragioni
specifiche non si conoscono ancora. Probabilmente l’intervento è dovuto al fatto che
le posizioni dell’Unione Africana erano minacciate direttamente dagli shebab e quindi,
per evitare di farsi accerchiare e di essere sopraffatte, hanno reagito al fianco
delle truppe governative. D. –C’è chi collega anche questo atteggiamento
interventista della forza di pace panafricana al discorso pronunciato da Obama in
Africa. Discorso nel quale, lo ricordiamo, ha detto che “il terrorismo in Somalia
è un problema internazionale che richiede una risposta globale”... R.
– Molto probabilmente è stata una reazione a queste parole di Obama, il fatto che
queste truppe siano intervenute per contenere l’avanzata degli shebab che – ricordiamolo
– sono dei fondamentalisti islamici e si possono in qualche modo associare ai talebani
afghani, cioè sono i giovani studenti delle scuole coraniche che hanno iniziato a
combattere prima contro l’Etiopia e poi contro il governo di transizione nazionale. D.
– C’è la possibilità che in Somalia venga ristabilito un ordine politico tale da rimettere
il potere nelle mani del governo centrale? R. – Se la Comunità
internazionale deciderà di sostenere il governo sia dal punto di vista politico, colpendo
attraverso sanzioni quei Paesi e movimenti che sostengono gli shebab e, dal punto
di vista militare, attraverso l’invio di nuove truppe meglio organizzate di quelle
attuali, probabilmente sì, ci sarà un ristabilimento dell’ordine da parte del governo
di transizione nazionale. Però, in questo momento, è prematuro dirlo.