Iraq: attacchi contro le chiese per far sparire i cristiani
Proseguono gli attacchi in Iraq contro i luoghi di culto cristiani: colpite sei chiese
a Baghdad, una stamane a Mosul, nel nord del Paese, dove è scattato il coprifuoco.
Intanto ci si interroga sui perché di questa nuova ondata di violenza. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Sono 4 i
morti e almeno 34 i feriti nei sei attentati - e non 5 come riferito in precedenza
- contro chiese cristiane di Baghdad, avvenuti tra sabato e domenica, in tutte le
aree della città, l’ultimo attacco ieri sera intorno alle 23 locali contro la chiesa
di San Giuseppe nel quartiere occidentale. Tra le chiese colpite anche quella di Santa
Maria, dove officia mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare caldeo nella capitale
irachena. Nella serata di ieri anche l’agguato mortale contro Aziz Razqo Nisan, esponente
di spicco della comunità cristiana di Domiz, nei pressi di Kirkuk. E stamane la notizia
di un’autobomba esplosa a Mosul, nel quartiere di Faisalia, cha ha colpito sia la
chiesa cristiana della Madonna di Fatima, che l’adiacente moschea sciita, senza fortunatamente
provocare vittime. Da registrare poi un ordigno piazzato sul ciglio di una strada
nella provincia di Dhi Qar, nel sud dell’Iraq, che ha mancato di poco l’auto sulla
quale viaggiava ieri l’ambasciatore statunitense Christopher Hill. Azione che arriva
a due settimane dal ritiro delle truppe Usa dalle città irachene. Ci si interroga
intanto - senza certezze - sui perché di questa recrudescenza di attentati. C’è chi
ipotizza la mano esterna di Al Qaeda e chi avanza un legame con le prossime elezioni
provinciali nel Kurdistan irakeno, come dire un avvertimento lanciato agli elettori
cristiani. Gli attentati contro i cristiani sono attacchi perpetrati
contro l’intero popolo iracheno: ne è convinto il corepiscopo Philip Najim,
visitatore apostolico per i fedeli caldei in Europa, intervistato dal collega Christopher
Altieri del programma inglese della nostra emittente:
R. – E’ un
attacco disumano fatto per rallentare il processo di pace e la stabilità del Paese;
cercano di creare questa grande paura, dentro i cristiani, affinchè lascino il Paese.
Gli attacchi, però, sono stati fatti anche a Mosul: una moschea, che si trovava vicino
alla chiesa, è stata danneggiata insieme alla chiesa stessa. E’ chiaro che questi
attacchi vengono fatti proprio contro le etnie che compongono il popolo iracheno;
perciò è un attacco contro l’Iraq e contro il suo popolo che un giorno potrebbe reinserirsi
di nuovo nel consesso della comunità internazionale. D. – Da
poco le truppe americane si sono ritirate dalle strade delle principali città irachene;
questo potrebbe far sembrare questi recenti episodi come crimini compiuti da gruppi
la cui forza è ormai spenta. Lei ha quest’impressione o teme ancora una nuova ondata
di violenza? R. – Hanno certamente usufruito di questo ritiro
delle truppe americane dalle città. Sono di certo delle ‘forze oscure’: questi bombardamenti,
questi attacchi non sono mai fatti dallo stesso popolo iracheno, perché i musulmani
e i cristiani hanno vissuto sempre in un clima di tolleranza in Iraq, sono sempre
stati un popolo unito ed hanno costruito insieme il Paese. I cristiani sono anche
iracheni. D. – Lei in passato ha parlato del fatto che attacchi
di questo tipo spesso hanno obiettivi di tipo religioso, ma ha detto anche che forse
talora sono più mirati contro l’intellighenzia dell’Iraq… R.
– Certamente, perché abbiamo visto che tantissimi iracheni, professionisti del mondo
culturale e scientifico hanno lasciato il Paese; sono stati attaccati professori
universitari, medici, ingegneri ed addirittura sono state attaccate le università
stesse, le scuole, per colpire anche quei giovani che vogliono continuare la loro
vita seguendo una strada normale per poter avere un futuro migliore. Si riconosce
perciò la natura di questi attacchi, che mirano proprio alla comunità irachena. Ecco
quindi che queste ‘forze oscure’ non fanno altro che rallentare il futuro di questo
Paese, perché se andiamo avanti così ci si ferma. Ci sono migliaia e migliaia di persone
che lasciano l’Iraq perché hanno perso qualsiasi opportunità ed ogni speranza di poter
ancora vivere qui. Purtroppo, anche qui la comunità internazionale deve intervenire
per porre fine a questi attacchi che sta subendo il popolo iracheno, che è innocente
e che sta soffrendo ormai questa situazione da molti anni.