In Ungheria, la Chiesa ha festeggiato i 70 anni di sacerdozio di padre Placid Olofsson,
per anni nei gulag
In Ungheria l'inizio dell'Anno Sacerdotale è stato segnato dalla celebrazione dei
settant'anni di sacerdozio di padre Placid Olofsson, il "benedettino sempre giovane",
come viene additato, che ha trascorsi diversi anni nei gulag. Nato nel 1916, padre
Olofsson è stato insignito nel 2006 del Premio Pro Ecclesia da parte della Conferenza
episcopale ungherese, "per la sua umanità esemplare e fedele, testimoniata in ogni
circostanza". Nei lunghi anni trascorsi nei gulag, cui fu condannato nel 1943 dal
tribunale militare sovietico, il religioso introdusse quattro "regole di vita" per
sé e i suoi compagni. "Conviene non rendere la sofferenza più drammatica del necessario,
perché ciò rende l'uomo più debole", la prima regola. La seconda era: "La sofferenza
arriva da sola, non bisogna cercarla. Nella vita bisogna cercare la gioia, la piccola
gioia". Per abituarvi i compagni organizzò "le olimpiadi della gioia": alla fine di
ogni giornata i detenuti del lager gareggiavano nel raccontarsi chi avesse trovato
più gioia durante il giorno. "Dobbiamo smettere di lamentarci, di dire che siamo innocenti,
ma piuttosto dimostrare che siamo migliori di quelli che ci hanno condannato" è la
terza regola. Infine l'ultima: "l'uomo di fede sopporta la sofferenza molto più facilmente
di quello che non ne ha". Oggi 93enne, padre Olofsson tiene ancora corsi prematrimoniali
e catechesi per adulti, nonché esercizi spirituali a Budapest, nelle campagne e oltreconfine.
(A.M.)