USA: sondaggio dei “Cavalieri di Colombo” sull’aborto nell’opinione pubblica americana
L’86% degli americani pensa che l’aborto andrebbe limitato in modo significativo.
Una percentuale che include anche il 60% di coloro che non ammettono l’interruzione
di gravidanza in alcuna circostanza o soltanto in caso di stupro, incesto e pericolo
di vita per la madre. Questi alcuni dei dati principali che emergono da un sondaggio
telefonico compiuto su 1.223 statunitensi dal 28 al 31 maggio scorso. L’indagine è
stata realizzata dalla confraternita cattolica dei “Cavalieri di Colombo”, insieme
all’Istituto per l’Opinione Pubblica del Marist College di Poughkeepsie, New York.
Dal sondaggio emerge anche che sei americani su dieci, pari al 42% della popolazione,
credono che l’aborto dovrebbe essere considerato illegale o legale solo in pochissime
circostanze. Interessante poi l’orientamento dell’opinione pubblica sulla possibilità
che la legge tuteli la vita della madre e del nascituro: l’80% degli americani, infatti,
ritiene che le normative dovrebbero difendere l’esistenza di entrambi. Un’opinione
condivisa anche dal 68% dei favorevoli all’aborto, sostenitori del movimento “pro-scelta”.
Il sondaggio si sofferma, quindi, sulla questione dell’obiezione di coscienza da parte
degli operatori sanitari: secondo quanto emerge dai dati, il 79% degli statunitensi
crede che i medici non dovrebbero essere costretti a praticare l’aborto se esso risulta
in conflitto con le loro convinzioni personali. Ed è interessante notare che anche
il 64% degli appartenenti allo schieramento “pro-scelta” la pensa allo stesso modo.
Quanto alle conseguenze dell’interruzione volontaria di gravidanza sulla vita delle
donne, il 53% degli statunitensi ritiene che, a lungo termine, essa sia un danno piuttosto
che un bene, contro il 26% che reputa l’aborto come un miglioramento della vita femminile.
E ancora: l’indagine ha cercato di capire l’orientamento dell’opinione pubblica a
proposito del ruolo dei leader religiosi in materia. Ebbene: i dati dicono che il
69% degli americani ritiene che sia giusto che i leader religiosi parlino dell’aborto.
E molti statunitensi, rispettivamente il 61% e il 59%, credono che i diritti civili
e l’aborto siano temi di discussione appropriati per i leader religiosi. Infine, da
sottolineare che il sondaggio mette anche a confronto i dati raccolti nel 2009 con
quelli dell’ottobre 2008. Dal paragone, emerge che oggi gli americani “pro-life” sono
aumentati del 5% rispetto al 2008 (49% invece di 44%), mentre gli schierati “pro-choice”
sono scesi dal 50% al 48%. In calo anche gli incerti, passati dal 6% al 3%. Se si
va a guardare nello specifico, inoltre, si nota che i cattolici praticanti “pro-vita”
sono cresciuti dal 59% al 67%, mentre i non praticanti sono diminuiti dal 29% al 23%.
Quasi uguale le percentuali sia per gli uomini che per le donne (salite, rispettivamente,
al 49% e al 48%, rispetto al 44% e 45%), mentre in netto aumento il dato riferito
agli afro-americani: i “pro-vita”, infatti, sono passati dal 41% al 54%, salendo di
13 punti. I bianchi, invece, sono aumentati del 2% (dal 47 al 49%), mentre i latino-americani
sono saliti dal 39 al 43%. Se poi si incrociano i dati sulla scelta “pro-vita” con
quelli sullo schieramento politico, emerge che i repubblicani “pro-life” sono cresciuti
dal 70% al 72%, i democratici sono scesi dal 31% al 30% e gli indipendenti sono passati
dal 36% al 47%, con un aumento di 11 punti. (I.P.)