La Giornata mondiale della popolazione dedicata al progresso delle donne in contesti
di povertà
“Combattere la povertà. Educare le ragazze”. È il tema della Giornata mondiale della
popolazione che si celebra oggi in tutto il mondo. Il Fondo delle Nazioni Unite per
la popolazione intende richiamare l’attenzione della comunità internazionale sugli
effetti della crisi economica sulle donne e sui bambini dei Paesi in via di sviluppo.
Quanto la crisi globale ha inciso sulla riduzione in povertà delle donne? Mariella
Pugliesi lo ha chiesto a Massimo Zortea, presidente del Volontariato Internazionale
per lo Sviluppo:
R. - Tantissimo,
perché come sempre, quando le crisi colpiscono, colpiscono innanzitutto i gruppi più
vulnerabili e sappiamo che - come nel caso delle etnie marginalizzate e dei bambini,
soprattutto nei Paesi in via di sviluppo - anche quella delle donne è una categoria
fortemente a rischio, in particolare in quei Paesi in cui alle donne non vengono riconosciuti
i diritti umani inalienabili importanti, come quello dell’accesso ad un’adeguata formazione,
anche professionale, che le emargina e le mette in fondo alla lista delle priorità,
o anche nel welfare e nelle questioni di attenzione alla popolazione marginalizzata
ed oppressa dalla crisi. D. - Il segretario generale delle Nazioni
Unite, Ban Ki-moon, parla della necessità d’investire nelle donne. Quali sono, secondo
lei, le politiche sociali indispensabili per lo sviluppo della salute e dei diritti
delle donne? R. - Primo, bisogna puntare molto sull’accesso
all’educazione, a favore delle donne, che è una strategia chiave che consente poi
alle donne di decidere del loro futuro e di non farsi marginalizzare. Secondo, bisogna
dare delle opportunità andando oltre quello che è il classico approccio di genere,
nel quale le donne, in qualche modo, vengono messe su un piano veramente statistico
del tipo: più quote di accesso al parlamento e ai posti di lavoro. Le donne si devono
conquistare un ruolo, dando loro la dignità delle capacità che hanno e non soltanto
il semplice riconoscimento di “categoria speciale”. Questo significa anche dar loro
la possibilità di diventare protagoniste come imprenditrici, come politiche e come
“decision makers”, non soltanto come artefici del pilastro fondamentale della famiglia,
che è comunque un ruolo importante per le donne. D. - Nell’enciclica
Caritas in veritate di Benedetto XVI, si parla della concezione dei diritti
e dei doveri nello sviluppo dei popoli e delle problematiche connesse con la crescita
demografica. La solidarietà universale è un fatto, un beneficio e un dovere: in che
modo il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo risponde a tale missione? R.
- Innanzitutto, sotto un profilo educativo: un approccio che non è fatto di beneficenza
ma di riconoscimento della dignità della persona come portatrice di diritti ed anche
di doveri. In secondo luogo, come testimonial di quest’approccio, quindi il protagonismo
nei diritti.