Il Comitato intergovernativo di bioetica definisce "obsoleta" la tecnica della clonazione.
L’opinione di mons. Francesco Follo
La nuova tecnica delle cellule staminali pluripotenti indotte, conosciuta con il nome
di “iPs”, è destinata a rendere obsoleta la clonazione. E’ quanto hanno sottolineato
i partecipanti alla sesta sessione del Comitato intergovernativo di bioetica, tenutasi
a Parigi. All’incontro partecipa anche l’osservatore permanente della Santa Sede presso
l’Unesco, mons. Francesco Follo, intervistato da Amedeo Lomonaco: R. - Questo
nuovo metodo, "iPS", rende obsoleta la clonazione. Con questa scoperta delle cellule
iPS, il problema non esiste più a livello morale. E’ emersa la tendenza a dare prevalenza
a questo metodo e a lasciar cadere la questione della clonazione. Il professor Helmut
- lo stesso che ha clonato la prima pecora - dice che la clonazione è un metodo obsoleto
ed infatti lo ha abbandonato. Prima di tutto, c’è un dibattito scientifico e poi la
questione della dimensione etica. D. - A proposito di metodi,
possiamo dire che la clonazione è solo un’imitazione e che il “copyright” sulla creazione
è sempre di Dio? R. - Certamente. Secondo un'antica locuzione,
"creatio ex nihilo sui et subiecti”: "Dio crea dal nulla la forma e la materia". Bisogna
poi capire se lo scopo è di trovare medicine per la salute delle persone. Ma si deve
anche sottolineare che il fine non giustifica i mezzi. La distinzione tra clonazione
terapeutica e clonazione pre-produttiva alla fine non è corretta perché si incide
già sull’embrione. D. - Un suo commento sulla recente notizia
della clonazione di spermatozoi da parte di un gruppo di ricercatori britannici? R.
- La clonazione per noi non è accettabile sia per motivi morali, sia scientifici.
Vorrei anche capire quale sia lo scopo. La libertà di ricerca non vuol dire poter
fare tutto quello che il ricercatore ritiene fattibile. Se non si riflette sul senso
di quello che si fa, allora quello che si fa diventa il senso della vita. Prima di
tutto bisogna vedere qual è lo scopo, e se l’obiettivo è quello di guarire si può
procedere nella ricerca. Ma se lo scopo è quello di clonare gli spermatozoi, passa
l’idea che tutto ciò che è tecnicamente fattibile sia morale. C’è poi anche un altro
salto: quello che è legale diventa morale. Non possono queste essere equazioni valide.
Si dimentica anche un’altra cosa: nel passato erano i teologi o il clero che davano
le norme morali. Poi è stata la volta dei filosofi. Si è quindi passati agli scienziati.
Adesso non sono più neanche gli scienziati, ma i tecnici e la tecnologia. Così si
banalizza la dimensione etica, perché c’è un corto circuito pratico e concettuale. D.
- Di fronte a quest’epoca del tecnicismo, quali sono le responsabilità della Chiesa
per arginare possibili derive della scienza? R. - La via migliore
è l’idea che ha lanciato da tempo Benedetto XVI di uno studio approfondito della legge
naturale. Noi, poi, dovremmo avere una capacità di formulazione, perché se siamo cattolici
la nostra morale deve essere universale.