Al G8, tavolo allargato ai Paesi emergenti. Con noi l’arcivescovo dell’Aquila, mons.
Molinari
Dal G8 al G14, il vertice dell’Aquila si allarga ai Paesi emergenti più l’Egitto e
coinvolge nel dibattito su economia, povertà ed ambiente, anche i leader dei Paesi
più poveri, l’Unione Africana e grandi Organizzazioni internazionali. Oggi all’Aquila
è giunto anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, che ha spronato i capi
di Stato e di Governo a fare di più, soprattutto sul clima. Il servizio del nostro
inviato al G8 dell’Aquila, Stefano Leszczynski:
Il summit
in corso all’Aquila si riconferma nella seconda giornata di lavori come il vertice
delle speranze e delle promesse. Ieri i leader del G8 vero e proprio con Italia, Usa,
Canada, Francia, Giappone, Germania, Regno Unito e Russia hanno approvato un importante
documento sull’economia che contiene gli standard globali ai quali attenersi per evitare
una nuova crisi economica, come quella ancora in corso. Oggi al dibattito prendono
parte tutti i soggetti invitati al vertice comprese le organizzazioni internazionali.
Tra i temi al centro dei negoziati in corso ci sono l’ambiente e la lotta alla povertà.
Argomenti sui quali il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon, non ritiene siano stati fatti
sufficienti progressi. L’accordo raggiunto ieri (che prevede di contenere a due gradi
centigradi il riscaldamento massimo del pianeta e di ridurre del 50 per cento le emissioni
di gas inquinanti entro il 2050) deve vincere ancora le resistenze dei Paesi emergenti,
India e Cina in testa. L'unica cosa certa è che il documento sul clima che sarà approvato
dal Major economies Forum (Mef) riconoscerà “la validità del limite di incremento
della temperatura media globale di due gradi centigradi”. Il Mef è il formato allargato
del G8 più G5 (Brasile, Cina, India, Messico, Sud Africa) più Australia, Indonesia
e Corea del Sud e la Danimarca nel ruolo di presidente della Conferenza mondiale sul
clima del prossimo dicembre. Sono ancora in corso i dibattiti sulla lotta alla povertà.
Nel pomeriggio è atteso un documento sul commercio mondiale per il rilancio dei negoziati
di Doha.
A Rocca di Mezzo, intanto, i sacerdoti dell’arcidiocesi
dell’Aquila partecipano ad un incontro spirituale e di preghiera per il G8. Ascoltiamo
al microfono del nostro inviato Luca Collodi l’arcivescovo dell’Aquila, mons.
Giuseppe Molinari:
R. – Abbiamo
preferito venire qui, proprio in questi giorni, con una particolare attenzione all’avvenimento
del G8. Sappiamo che le parole che bisognava pronunciare le ha dette il Santo Padre.
Le hanno dette i vescovi delle varie Conferenze nazionali cattoliche dei diversi Paesi
che fanno parte del G8. A noi non rimane che pregare perché quello che hanno detto
il Papa e i vescovi e le esortazioni rivolte ai grandi della terra possano essere
accolte, meditate e messe in pratica.
D. – Il G8
tratta questioni universali e questi argomenti cadono proprio a pochi giorni dalla
pubblicazione dell’Enciclica sociale del Papa, “Caritas in veritate”...
R.
– Vedo intanto una coincidenza provvidenziale perché sappiamo che l’Enciclica è stata
presentata il 7 luglio. Ieri, giornata di apertura del G8, ne hanno parlato tutti
i giornali. Penso che i responsabili delle Nazioni riuniteall'Aquila hanno
necessariamente preso in esame questo documento, oltre al messaggio mandato loro dal
Santo Padre. Molti dei temi sono in perfetta consonanza con quelli trattati dal G8.
Ne terranno certamente conto e ne saranno influenzati positivamente per prendere le
decisioni più giuste. Il Papa non condanna nessuno, non ci sono demonizzazioni. In
fondo anche il mercato può essere buono a certe condizioni, come anche la finanza,
a condizione però che il guadagno non diventi l’idolo e che rimanga al primo posto
la persona, il vero interesse di tutti i popoli.
D.
– I grandi del mondo sono riuniti nella terra della sua diocesi. Cosa si sente di
dire a queste persone che hanno grandi responsabilità a livello mondiale, anche su
temi che toccano l'uomo?
R. – Sono sicuro che sono
persone che sentono la loro responsabilità. Hanno un loro credo religioso. Chiedo
semplicemente loro di prendere sul serio quello che ci ha detto il Santo Padre, quello
che ha raccomandato loro. Sono anche sicuro che da parte loro c’è tanta buona volontà.
Non mi sento di giudicare nessuno. Mi rendo conto che anche i grandi della terra alla
fine sono piccoli perché non hanno la bacchetta magica per risolvere tutto. Hanno
però grandi possibilità e dalle loro decisioni può dipendere la vita di tanti popoli.
D.
– Il G8 porterà dei vantaggi per L’Aquila e per l’Abruzzo colpito dal sisma?
R.
– Sono assolutamente certo di questo. L’ho detto chiaramente fin dall’inizio: la nostra
città diventa, in questi giorni, la capitale del mondo e acquista benefici non solo
di visibilità ma soprattutto anche sul piano economico. Anche se c’è qualche piccolo
disagio, questo sarà largamente ripagato da tutti i benefici economici che scaturiranno
da questo avvenimento. Sono contento che sia già stato preannunciato un altro G8,
entro la fine dell'anno, sulle calamità naturali.
La
lotta contro la fame nel mondo è un altro dei temi al centro del summit. Le Ong presenti
come osservatori al G8 dell’Aquila hanno accolto con speranza e preoccupazione l’iniziativa
pluriennale da 15 miliardi di dollari per lo sviluppo alimentare nei Paesi poveri.
Il piano, annunciato ieri dal presidente del Consiglio dei ministri italiano, Silvio
Berlusconi, rilancia una proposta dell’amministrazione statunitense. Ma secondo diverse
Ong si tratta di una risposta ancora insufficiente per affrontare il problema della
crescita esponenziale della fame. Stefano Leszczynski ha raccolto il commento
di Luca De Fraia, di "Action Aid – Italia":
R. - La Fao
ha fornito delle statistiche molto recenti sul peggioramento della condizione della
povertà complessiva nel mondo. Noi stimiamo, guardando questi numeri, che circa 250
mila persone al giorno, nell’ultimo anno, sono scese sotto la soglia della povertà
estrema. Il numero è impressionante. Pensiamo che solo in questi due giorni mezzo
milione di persone sono a rischio di fame, se da questo G8 non escono iniziative forti
e decisive. Quello africano è ancora il Continente dove si registra la percentuale
più forte di persone che soffrono la fame. A livello globale la fame sta crescendo
anche in Asia, un Continente in cui, negli anni passati, c’era stato un abbattimento
della povertà. Quindi ci troviamo di fronte ad una seria inversione di tendenze positive
che erano state registrate negli ultimi anni.
D.
– Molti dei leader dei Paesi più poveri e in via di sviluppo sono presenti al G8.
Non sembra tuttavia che riusciranno a dare un impulso particolarmente forte ai risultati
di questa conferenza, ad esempio in materia ambientale. Come mai c’è così poco interesse
da parte dei Paesi in via di sviluppo sulle tematiche ambientali?
R.
– La motivazione che sentiamo spesso è che tali Paesi, in questo momento, hanno delle
esigenze di crescita. Devono quindi percorrere quella strada abbastanza tradizionale
di industrializzazione, consumo e materie prime molto accentuata. E’ una discussione
molto importante perché riflette le responsabilità oggi dell’inquinamento, del mutamento
dei parametri ambientali, del cambiamento climatico in generale. Sicuramente oggi
sono i Paesi più ricchi quelli che inquinano di più e che hanno maggiori responsabilità.
Quindi ci troviamo in una situazione molto delicata che può essere superata semplicemente
con un impegno comune. Parte di quest’impegno comune prende anche la forma di investimenti
e trasferimenti tecnologici nel settore della mitigazione, nell'investire risorse
che inquinano di meno. Un altro campo è quello dell’adattamento: si devono trovare
risorse per fornire strumenti alle popolazioni che soffrono già i cambiamenti climatici
per reagire nella maniera migliore.