Iniziato il G8 a L'Aquila, i leader fra le rovine del sisma
Ha preso ufficialmente il via il summit del G8 nella sede italiana di Coppito, alle
porte del capoluogo abruzzese de L'Aquila. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi,
ha accolto i leader dei Paesi membri riuniti per una colazione di lavoro incentrata
sulle questioni economiche. In mattinata, la visita della cancelliera tedesca, Angela
Merkel, ad Onna, una delle località maggiormente colpite dal recente sisma. Nel pomeriggio,
i capi di Stato e di Governo del G8 discuteranno di lotta alla povertà ed ambiente.
Il servizio del nostro inviato a L’Aquila, Stefano Leszczynski: E’
un Berlusconi visibilmente teso quello che nella tarda mattinata ha accompagnato la
cancelliera tedesca, Angela Merkel, per un sopralluogo nelle aree colpite dal terremoto.
Accadrà lo stesso nel pomeriggio con i presidenti statunitense, Barack Obama, e quello
russo, Dmitri Mevedev, che visiteranno il centro de L’Aquila, devastata dal sisma.
Nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, sede del vertice, i leader sono
in queste ore al lavoro per discutere le misure necessarie ad una riforma dell’economia
mondiale e del commercio internazionale. Sul tavolo delle trattative, il documento
redatto dalla presidenza italiana che in 12 regole dovrebbe istituire degli standard
globali per un’economia più etica. Una particolare attenzione in questo senso è dedicata
alla riforma delle istituzioni finanziarie e all’eliminazione dei "paradisi fiscali"
entro il 2010. La bozza del documento, che prevede anche la messa al bando di qualsiasi
forma di protezionismo, ha già incassato il sì della maggior parte dei leader del
G8, oltre a quello dell’Ocse, che ha contribuito alla sua stesura, e del Fondo monetario
internazionale. Molto atteso dalle organizzazioni non governative,
che seguono da vicino il vertice, è l’incontro pomeridiano sulle cause ed i rimedi
contro la dilagante povertà nel mondo. L’emergenza più grave è ancora quella della
sicurezza alimentare con un miliardo e mezzo di persone che soffrono la fame. In materia
di stanziamento di nuovi fondi per lo sviluppo e la lotta alla povertà, è molto attesa
al vertice un’iniziativa congiunta della presidenza italiana e dell’amministrazione
americana che dovrebbe garantire un finanziamento "una tantum" di circa 16 miliardi
di euro. Una cifra dunque importante, ma che viene tuttavia ritenuta di gran lunga
insufficiente dalle organizzazioni non governative presenti al summit, che stimano
il fabbisogno finanziario per la lotta alla povertà in 23 miliardi di dollari all’anno
da qui al 2012. Sempre nel pomeriggio, i lavori si sposteranno sulle grandi questioni
dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, per terminare in serata con una sessione
dedicata ai temi più delicati della politica internazionale. Insomma, un approccio
complessivo alle questioni globali, non senza un'attenzione particolare alle parole
di Benedetto XVI. Tra i temi che la presidenza italiana ha inserito
in agenda, oltre alle misure per contrastare la crisi economica globale, ve ne sono
diversi legati alla cooperazione, allo sviluppo, con un’attenzione particolare all’Africa.
Ma qual è l’obiettivo delle ong presenti al Summit? Stefano Leszscynski lo ha chiesto
a Farida Bena, responsabile dell’Ufficio campagne di Oxfam International:
R. - Quello
semplicemente di mantenere le promesse che i leader del G8 ci stanno facendo da anni,
in particolare dal 2005, quando hanno promesso di destinare 50 miliardi di dollari
in più per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, la metà dei quali all’Africa entro
il 2010. Il 2010 sta per arrivare e, purtroppo, queste promesse stanno per essere
ancora una volta disattese. Manca all’appello la cifra 23 miliardi di dollari, quindi
più o meno 16 miliardi di euro. E’ una somma che i leader del G8 dovranno racimolare
nel giro di un anno. Noi chiediamo, anzitutto, che la promessa venga mantenuta perché,
in un anno di crisi, l’impatto che la recessione globale sta avendo sui Paesi in via
di sviluppo è semplicemente catastrofico. Inoltre, i leader del G8 devono spiegare
come intendono mantenere questa promessa. Secondo le nostre fonti, la promessa verrà
ribadita ancora una volta quest’anno e vorremmo tanto che non restasse soltanto su
carta. D. - Spaventa poi un po’ l’intenzione, da parte di tutti i grandi
Paesi industrializzati, di voler investire nei Paesi poveri. Questo presenta dei rischi?
Spesso si è parlato di sfruttamento eccessivo per colpa della globalizzazione...
R.
- Abbiamo sentito parlare effettivamente molto di investimenti, di finanza innovativa,
di altri "attori chiave" dei Paesi in via di sviluppo, oltre ai governi del G8 e agli
Stati. Sicuramente, questo nuovo scenario è interessante e potrebbe anche essere letto
in chiave positiva. Quello che però noi chiediamo, come Oxfam e Ucodep (Unità
e cooperazione per lo sviluppo dei popoli), è di non dimenticare il ruolo centrale
che hanno i governi del nord e del sud del mondo nel coordinare una serie di politiche
commerciali e sociali. Tali politiche si devono coordinare in modo che il risultato
dell’investimento globale nei Paesi in via di sviluppo sia coerente soprattutto con
le priorità che le popolazioni più vulnerabili decidono per se stesse. Parlare di
investimenti senza onorare degli impegni che sono stati presi in precedenza e che
vedono come protagonisti gli Stati e i governi, rischia poi veramente di aprire la
strada allo sfruttamento e a possibili perversioni di questo meccanismo. Perciò ben
vengano altre soluzioni se si aggiungono a quelle già previste e già promesse dai
leader del G8. Ma quali sono oggi le sfide più urgenti per i Paesi
sviluppati? Risponde, sempre al microfono di Stefano Leszscynski, la portavoce
italiana della Campagna contro la povertà, Laura Ciacci:
R. - E’ evidente
che la ripresa economica può essere strettamente connessa ad un impegno globale sulla
sicurezza. Rispetto ai cambiamenti climatici, vuol dire anche aprire la strada ad
un’economia verde. “Green economy” significa orientare degli investimenti in modo
diverso e dare un impatto alla ripresa economica. Si deve anche garantire lo sviluppo
dei Paesi del sud del mondo e dare risposte alle problematiche relative alla sicurezza
alimentare. Gli investimenti che si richiedono in questo ambito sono finalizzati a
favorire e a dare ad organismi come la Fao ulteriori fondi per lo sviluppo dell’agricoltura
locale. Uno sviluppo che possa salvare dalla fame milioni e milioni di persone. L’impegno
economico richiesto - cioè quello di raggiungere, entro il 2015, lo 0,7% del Pil dei
Paesi ricchi in aiuti allo sviluppo - permetterebbe di aggiungere ulteriori fondi
per garantire tutto questo. Costerebbe molto di meno, adesso, rispettare questi impegni,
piuttosto che affrontare le cause legate ai cambiamenti climatici, al peggioramento
della povertà e alla sicurezza. E’ poi evidente che, rispetto alle emissioni, i 100
Paesi più poveri del mondo - che sono i più vulnerabili ai cambiamenti climatici -
sono responsabili solo del 3% delle emissioni globali di gas serra. Questi dati possono,
da soli, bastare a far capire come l’impegno economico richiesto sia poca cosa rispetto
al risultato.
D. - Un commento sull’importanza di questo coinvolgimento
dei Paesi più poveri e se questo potrà essere un pungolo per i grandi…
R.
- E’ evidente, ormai, che il mondo non può essere governato solo da pochi. Questo,
però, significa anche doversi assumere un’altra responsabilità: riconoscere il vero
luogo democratico da cui governare il mondo. Questo luogo, per noi, sono le Nazioni
Unite, che hanno bisogno di essere riformate per divenire realmente efficaci. Tutti
insieme dovremo impegnarci in questo compito. Bisogna che tutto il mondo sia insieme
e faccia partecipare anche i cittadini attraverso la loro responsabilità collettiva
nel governo del mondo.
E a margine del G8, il presidente statunitense,
Barack Obama, prima di raggiungere l’Aquila ha incontrato al Quirinale il capo dello
stato Giorgio Napolitano. Obama ha lodato “la forte leadership del governo
italiano in occasione del G8”. Il presidente americano ha inoltre voluto attestare
la stima e "l'integrità morale" del presidente italiano. Da parte sua, Napolitano
ha sottolineato la collaborazione e la convergenza di vedute tra l’Italia e gli Stati
Uniti. Il servizio di Linda Giannattasio:
È durato
poco meno di un’ora fa l’incontro a Roma tra il presidente statunitense, Barak Obama,
e il capo dello stato, Giorgio Napolitano. Quarantacinque minuti di colloquio al termine
dei quali Napolitano ha voluto sottolineare come i provvedimenti presi dall’amministrazione
Obama abbiano trovato pieno consenso in Italia, sia nell'opinione pubblica sia tra
le forze politiche. Una convergenza di vedute messa in rilievo anche dal capo della
Casa Bianca, che ha parlato di proposte e posizioni comuni nella preparazione del
G8, in particolare rispetto alla questione della crisi economica, in merito alla quale
Obama ha dichiarato: bisogna "aumentare gli standard per le istituzioni finanziarie
per assicurare che crisi come quelle che ci sono state non si ripetano". Tra
i temi affrontati anche il nucleare. I due leader concordano sulla necessità di parlare
con Paesi come Iran e Nord Corea, per convincerli a non "intraprendere una corsa alla
proliferazione nucleare". Comune tra i due presidenti è stato poi l'auspicio che l'Unione
Europea rafforzi il proprio ruolo sulla scena internazionale. “l'Europa ha molto da
dire - ha affermato Napolitano - ma potrà farlo a condizione che rimanga unita". Un
pensiero quindi anche al sisma de L’Aquila e alla ricostruzione, alla quale parteciperanno
con alcuni progetti anche gli Usa: un’aiuto alle popolazioni colpite dal sisma che
Obama ha definito un "omaggio al profondo legame tra Italia e Stati Uniti". Diverse
manifestazioni di protesta hanno preceduto e accompagnato l’apertura del vertice a
L’Aquila. A Roma, in particolare, cinque persone sono state fermate dalla polizia
mentre stavano esponendo uno striscione contro il G8. Quattro giovani olandesi sono
stati inoltre fermati dalla polizia stradale, che ha trovato sulla loro auto caschi
e maschere antigas.