2009-07-08 15:38:04

Iniziato il G8 a L'Aquila, i leader fra le rovine del sisma


Ha preso ufficialmente il via il summit del G8 nella sede italiana di Coppito, alle porte del capoluogo abruzzese de L'Aquila. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha accolto i leader dei Paesi membri riuniti per una colazione di lavoro incentrata sulle questioni economiche. In mattinata, la visita della cancelliera tedesca, Angela Merkel, ad Onna, una delle località maggiormente colpite dal recente sisma. Nel pomeriggio, i capi di Stato e di Governo del G8 discuteranno di lotta alla povertà ed ambiente. Il servizio del nostro inviato a L’Aquila, Stefano Leszczynski:RealAudioMP3
 
E’ un Berlusconi visibilmente teso quello che nella tarda mattinata ha accompagnato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, per un sopralluogo nelle aree colpite dal terremoto. Accadrà lo stesso nel pomeriggio con i presidenti statunitense, Barack Obama, e quello russo, Dmitri Mevedev, che visiteranno il centro de L’Aquila, devastata dal sisma. Nella Caserma della Guardia di Finanza di Coppito, sede del vertice, i leader sono in queste ore al lavoro per discutere le misure necessarie ad una riforma dell’economia mondiale e del commercio internazionale. Sul tavolo delle trattative, il documento redatto dalla presidenza italiana che in 12 regole dovrebbe istituire degli standard globali per un’economia più etica. Una particolare attenzione in questo senso è dedicata alla riforma delle istituzioni finanziarie e all’eliminazione dei "paradisi fiscali" entro il 2010. La bozza del documento, che prevede anche la messa al bando di qualsiasi forma di protezionismo, ha già incassato il sì della maggior parte dei leader del G8, oltre a quello dell’Ocse, che ha contribuito alla sua stesura, e del Fondo monetario internazionale.
 
Molto atteso dalle organizzazioni non governative, che seguono da vicino il vertice, è l’incontro pomeridiano sulle cause ed i rimedi contro la dilagante povertà nel mondo. L’emergenza più grave è ancora quella della sicurezza alimentare con un miliardo e mezzo di persone che soffrono la fame. In materia di stanziamento di nuovi fondi per lo sviluppo e la lotta alla povertà, è molto attesa al vertice un’iniziativa congiunta della presidenza italiana e dell’amministrazione americana che dovrebbe garantire un finanziamento "una tantum" di circa 16 miliardi di euro. Una cifra dunque importante, ma che viene tuttavia ritenuta di gran lunga insufficiente dalle organizzazioni non governative presenti al summit, che stimano il fabbisogno finanziario per la lotta alla povertà in 23 miliardi di dollari all’anno da qui al 2012. Sempre nel pomeriggio, i lavori si sposteranno sulle grandi questioni dell’ambiente e dei cambiamenti climatici, per terminare in serata con una sessione dedicata ai temi più delicati della politica internazionale. Insomma, un approccio complessivo alle questioni globali, non senza un'attenzione particolare alle parole di Benedetto XVI.
 
Tra i temi che la presidenza italiana ha inserito in agenda, oltre alle misure per contrastare la crisi economica globale, ve ne sono diversi legati alla cooperazione, allo sviluppo, con un’attenzione particolare all’Africa. Ma qual è l’obiettivo delle ong presenti al Summit? Stefano Leszscynski lo ha chiesto a Farida Bena, responsabile dell’Ufficio campagne di Oxfam International:RealAudioMP3

R. - Quello semplicemente di mantenere le promesse che i leader del G8 ci stanno facendo da anni, in particolare dal 2005, quando hanno promesso di destinare 50 miliardi di dollari in più per gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo, la metà dei quali all’Africa entro il 2010. Il 2010 sta per arrivare e, purtroppo, queste promesse stanno per essere ancora una volta disattese. Manca all’appello la cifra 23 miliardi di dollari, quindi più o meno 16 miliardi di euro. E’ una somma che i leader del G8 dovranno racimolare nel giro di un anno. Noi chiediamo, anzitutto, che la promessa venga mantenuta perché, in un anno di crisi, l’impatto che la recessione globale sta avendo sui Paesi in via di sviluppo è semplicemente catastrofico. Inoltre, i leader del G8 devono spiegare come intendono mantenere questa promessa. Secondo le nostre fonti, la promessa verrà ribadita ancora una volta quest’anno e vorremmo tanto che non restasse soltanto su carta. 
D. - Spaventa poi un po’ l’intenzione, da parte di tutti i grandi Paesi industrializzati, di voler investire nei Paesi poveri. Questo presenta dei rischi? Spesso si è parlato di sfruttamento eccessivo per colpa della globalizzazione...

R. - Abbiamo sentito parlare effettivamente molto di investimenti, di finanza innovativa, di altri "attori chiave" dei Paesi in via di sviluppo, oltre ai governi del G8 e agli Stati. Sicuramente, questo nuovo scenario è interessante e potrebbe anche essere letto in chiave positiva. Quello che però noi chiediamo, come Oxfam e Ucodep (Unità e cooperazione per lo sviluppo dei popoli), è di non dimenticare il ruolo centrale che hanno i governi del nord e del sud del mondo nel coordinare una serie di politiche commerciali e sociali. Tali politiche si devono coordinare in modo che il risultato dell’investimento globale nei Paesi in via di sviluppo sia coerente soprattutto con le priorità che le popolazioni più vulnerabili decidono per se stesse. Parlare di investimenti senza onorare degli impegni che sono stati presi in precedenza e che vedono come protagonisti gli Stati e i governi, rischia poi veramente di aprire la strada allo sfruttamento e a possibili perversioni di questo meccanismo. Perciò ben vengano altre soluzioni se si aggiungono a quelle già previste e già promesse dai leader del G8.
 
Ma quali sono oggi le sfide più urgenti per i Paesi sviluppati? Risponde, sempre al microfono di Stefano Leszscynski, la portavoce italiana della Campagna contro la povertà, Laura Ciacci:RealAudioMP3

R. - E’ evidente che la ripresa economica può essere strettamente connessa ad un impegno globale sulla sicurezza. Rispetto ai cambiamenti climatici, vuol dire anche aprire la strada ad un’economia verde. “Green economy” significa orientare degli investimenti in modo diverso e dare un impatto alla ripresa economica. Si deve anche garantire lo sviluppo dei Paesi del sud del mondo e dare risposte alle problematiche relative alla sicurezza alimentare. Gli investimenti che si richiedono in questo ambito sono finalizzati a favorire e a dare ad organismi come la Fao ulteriori fondi per lo sviluppo dell’agricoltura locale. Uno sviluppo che possa salvare dalla fame milioni e milioni di persone. L’impegno economico richiesto - cioè quello di raggiungere, entro il 2015, lo 0,7% del Pil dei Paesi ricchi in aiuti allo sviluppo - permetterebbe di aggiungere ulteriori fondi per garantire tutto questo. Costerebbe molto di meno, adesso, rispettare questi impegni, piuttosto che affrontare le cause legate ai cambiamenti climatici, al peggioramento della povertà e alla sicurezza. E’ poi evidente che, rispetto alle emissioni, i 100 Paesi più poveri del mondo - che sono i più vulnerabili ai cambiamenti climatici - sono responsabili solo del 3% delle emissioni globali di gas serra. Questi dati possono, da soli, bastare a far capire come l’impegno economico richiesto sia poca cosa rispetto al risultato.

D. - Un commento sull’importanza di questo coinvolgimento dei Paesi più poveri e se questo potrà essere un pungolo per i grandi…

R. - E’ evidente, ormai, che il mondo non può essere governato solo da pochi. Questo, però, significa anche doversi assumere un’altra responsabilità: riconoscere il vero luogo democratico da cui governare il mondo. Questo luogo, per noi, sono le Nazioni Unite, che hanno bisogno di essere riformate per divenire realmente efficaci. Tutti insieme dovremo impegnarci in questo compito. Bisogna che tutto il mondo sia insieme e faccia partecipare anche i cittadini attraverso la loro responsabilità collettiva nel governo del mondo.

E a margine del G8, il presidente statunitense, Barack Obama, prima di raggiungere l’Aquila ha incontrato al Quirinale il capo dello stato Giorgio Napolitano. Obama ha lodato “la forte leadership del governo italiano in occasione del G8”. Il presidente americano ha inoltre voluto attestare la stima e "l'integrità morale" del presidente italiano. Da parte sua, Napolitano ha sottolineato la collaborazione e la convergenza di vedute tra l’Italia e gli Stati Uniti. Il servizio di Linda Giannattasio:RealAudioMP3

È durato poco meno di un’ora fa l’incontro a Roma tra il presidente statunitense, Barak Obama, e il capo dello stato, Giorgio Napolitano. Quarantacinque minuti di colloquio al termine dei quali Napolitano ha voluto sottolineare come i provvedimenti presi dall’amministrazione Obama abbiano trovato pieno consenso in Italia, sia nell'opinione pubblica sia tra le forze politiche. Una convergenza di vedute messa in rilievo anche dal capo della Casa Bianca, che ha parlato di proposte e posizioni comuni nella preparazione del G8, in particolare rispetto alla questione della crisi economica, in merito alla quale Obama ha dichiarato: bisogna "aumentare gli standard per le istituzioni finanziarie per assicurare che crisi come quelle che ci sono state non si ripetano".
 
Tra i temi affrontati anche il nucleare. I due leader concordano sulla necessità di parlare con Paesi come Iran e Nord Corea, per convincerli a non "intraprendere una corsa alla proliferazione nucleare". Comune tra i due presidenti è stato poi l'auspicio che l'Unione Europea rafforzi il proprio ruolo sulla scena internazionale. “l'Europa ha molto da dire - ha affermato Napolitano - ma potrà farlo a condizione che rimanga unita". Un pensiero quindi anche al sisma de L’Aquila e alla ricostruzione, alla quale parteciperanno con alcuni progetti anche gli Usa: un’aiuto alle popolazioni colpite dal sisma che Obama ha definito un "omaggio al profondo legame tra Italia e Stati Uniti".
 
Diverse manifestazioni di protesta hanno preceduto e accompagnato l’apertura del vertice a L’Aquila. A Roma, in particolare, cinque persone sono state fermate dalla polizia mentre stavano esponendo uno striscione contro il G8. Quattro giovani olandesi sono stati inoltre fermati dalla polizia stradale, che ha trovato sulla loro auto caschi e maschere antigas.







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