2009-07-07 14:54:36

Grande folla ai funerali di Stato per le vittime di Viareggio. La riflessione di mons. Castellani: come il Papa chiedo sicurezza


Oltre 10 mila persone ai funerali, 1.500 davanti al maxischerno, in 30 mila in visita alla camera ardente. Sono i numeri che testimoniano la grande partecipazione collettiva che questa mattina e nei giorni scorsi ha unito la città di Viareggio attorno alle 22 vittime del tragico incidente ferroviario del 29 giugno scorso e attorno ai loro familiari. All’interno dello Stadio dei Pini, e davanti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e alle massime cariche dello Stato, l’arcivescovo di Lucca, mons. Italo Castellani, ha celebrato oggi le esequie per 15 delle 22 persone perite nella deflagrazione dell’incidente, chiedendo - sulla scorta delle parole del Papa di domenica scorsa all’Angelus - una maggiore sicurezza per il territorio. Poco prima della Messa, Luca Collodi ha contattato telefonicamente mons. Castellani chiedendogli con quali sentimenti si apprestava al rito funebre:RealAudioMP3

R. - Nella mia riflessione, intanto, parto dalla realtà, perché io stesso ieri sera ho visitato la camera ardente, ho pregato di fronte a ogni salma e così ho potuto confortare, come ho fatto nei giorni precedenti, i familiari. Con loro abbiamo negli occhi l’immagine della tragedia che ha travolto storie di famiglie, le loro speranze, i loro progetti. Oggi, io credo che dobbiamo rivedere tutto da credenti alla luce della Risurrezione. Mentre ci interroghiamo sui perché di questa tragedia si tratta di ricostruire un percorso di senso e di verità - e questo mi sembra un segno bello, cristiano - perché in particolare ai nostri fratelli morti, ai feriti, a tutta la città di Viareggio che sta soffrendo sia riconsegnato un senso. E’ un po’ il percorso che partendo da quel fuoco che ha divorato vite e storie riconduce ad un altro Fuoco, quello che questa liturgia testimonia: quello dell’amore di Dio e della sua scelta di stare accanto ad ogni uomo sempre e dovunque, che ci accompagna dal fuoco che sfigura al Fuoco che trasfigura. Al centro dello stadio ho voluto il Crocifisso, un Crocifisso molto venerato nel viareggino - ma che rinvia al Volto Santo di Lucca, venerato dalla nostra cattedrale - perché guardando il Crocifisso, l’Uomo dei dolori, possiamo davvero tutti riscoprire che è Lui ha già accolto tutte le nostre tragedie e in Lui c’è stata la risposta di vita attraverso la sua Risurrezione.

 
D. - Mons Castellani, qualcuno si può chiedere se queste tragedie l’uomo possa evitarle con la sua intelligenza, con la sua positività, col rapporto tra la sua fede e la sua ragione, il suo raziocinio…

 
R. - Io direi, a proposito, che i treni come tanti altri mezzi di trasporto, vanno sempre più custoditi. A me sembra importante già quanto ha detto il Papa domenica all’Angelus: “Auspico che simili incidenti non abbiano a ripetersi e sia garantita a tutti la sicurezza sul lavoro e nello svolgimento della vita quotidiana”. Io aggiungo a queste espressioni, che sono molto chiare, che è necessario convertire gli stili di vita personali, privati, ma anche collettivi, per poter garantire a tutti una serena convivenza, evitando poi tutti i rischi che la vita quotidiana porta con sé.

 
D. - Viareggio, la Versilia, come stanno assorbendo queste tragedie?

 
R. - Direi, fin dal primo momento, con compostezza. Può sembrare un’espressione fatta, ma è vero. Soprattutto, ha reagito con un’accoglienza e una solidarietà che è congenita al popolo viareggino e io voglio auspicare che questo diventi in seguito un segno e un frutto per la vita quotidiana.

 
D. - Possiamo dire che anche la Chiesa lucchese è stata in prima linea per aiutare chi è stato colpito…

 
R. - Sì, ora ci stiamo dando da fare insieme al Comune per quella quarantina di abitazioni che saranno necessarie per coloro che sono rimasti senza casa. Anche l’appartamento del vescovo a Viareggio - quello che utilizza andando e venendo da Lucca a Viareggio - abbiamo deciso di metterlo a disposizione di una famiglia con bambini o anziani che ne ha bisogno. Lo facciamo come segno di Chiesa, con umiltà, però con grande generosità, soprattutto dei miei sacerdoti.







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