Grande folla ai funerali di Stato per le vittime di Viareggio. La riflessione di mons.
Castellani: come il Papa chiedo sicurezza
Oltre 10 mila persone ai funerali, 1.500 davanti al maxischerno, in 30 mila in visita
alla camera ardente. Sono i numeri che testimoniano la grande partecipazione collettiva
che questa mattina e nei giorni scorsi ha unito la città di Viareggio attorno alle
22 vittime del tragico incidente ferroviario del 29 giugno scorso e attorno ai loro
familiari. All’interno dello Stadio dei Pini, e davanti al presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, e alle massime cariche dello Stato, l’arcivescovo di Lucca,
mons. Italo Castellani, ha celebrato oggi le esequie per 15 delle 22 persone perite
nella deflagrazione dell’incidente, chiedendo - sulla scorta delle parole del Papa
di domenica scorsa all’Angelus - una maggiore sicurezza per il territorio. Poco prima
della Messa, Luca Collodi ha contattato telefonicamente mons. Castellani chiedendogli
con quali sentimenti si apprestava al rito funebre:
R. - Nella
mia riflessione, intanto, parto dalla realtà, perché io stesso ieri sera ho visitato
la camera ardente, ho pregato di fronte a ogni salma e così ho potuto confortare,
come ho fatto nei giorni precedenti, i familiari. Con loro abbiamo negli occhi l’immagine
della tragedia che ha travolto storie di famiglie, le loro speranze, i loro progetti.
Oggi, io credo che dobbiamo rivedere tutto da credenti alla luce della Risurrezione.
Mentre ci interroghiamo sui perché di questa tragedia si tratta di ricostruire un
percorso di senso e di verità - e questo mi sembra un segno bello, cristiano - perché
in particolare ai nostri fratelli morti, ai feriti, a tutta la città di Viareggio
che sta soffrendo sia riconsegnato un senso. E’ un po’ il percorso che partendo da
quel fuoco che ha divorato vite e storie riconduce ad un altro Fuoco, quello che questa
liturgia testimonia: quello dell’amore di Dio e della sua scelta di stare accanto
ad ogni uomo sempre e dovunque, che ci accompagna dal fuoco che sfigura al Fuoco che
trasfigura. Al centro dello stadio ho voluto il Crocifisso, un Crocifisso molto venerato
nel viareggino - ma che rinvia al Volto Santo di Lucca, venerato dalla nostra cattedrale
- perché guardando il Crocifisso, l’Uomo dei dolori, possiamo davvero tutti riscoprire
che è Lui ha già accolto tutte le nostre tragedie e in Lui c’è stata la risposta di
vita attraverso la sua Risurrezione.
D. - Mons Castellani,
qualcuno si può chiedere se queste tragedie l’uomo possa evitarle con la sua intelligenza,
con la sua positività, col rapporto tra la sua fede e la sua ragione, il suo raziocinio…
R.
- Io direi, a proposito, che i treni come tanti altri mezzi di trasporto, vanno sempre
più custoditi. A me sembra importante già quanto ha detto il Papa domenica all’Angelus:
“Auspico che simili incidenti non abbiano a ripetersi e sia garantita a tutti la sicurezza
sul lavoro e nello svolgimento della vita quotidiana”. Io aggiungo a queste espressioni,
che sono molto chiare, che è necessario convertire gli stili di vita personali, privati,
ma anche collettivi, per poter garantire a tutti una serena convivenza, evitando poi
tutti i rischi che la vita quotidiana porta con sé.
D.
- Viareggio, la Versilia, come stanno assorbendo queste tragedie?
R.
- Direi, fin dal primo momento, con compostezza. Può sembrare un’espressione fatta,
ma è vero. Soprattutto, ha reagito con un’accoglienza e una solidarietà che è congenita
al popolo viareggino e io voglio auspicare che questo diventi in seguito un segno
e un frutto per la vita quotidiana.
D. - Possiamo
dire che anche la Chiesa lucchese è stata in prima linea per aiutare chi è stato colpito…
R.
- Sì, ora ci stiamo dando da fare insieme al Comune per quella quarantina di abitazioni
che saranno necessarie per coloro che sono rimasti senza casa. Anche l’appartamento
del vescovo a Viareggio - quello che utilizza andando e venendo da Lucca a Viareggio
- abbiamo deciso di metterlo a disposizione di una famiglia con bambini o anziani
che ne ha bisogno. Lo facciamo come segno di Chiesa, con umiltà, però con grande generosità,
soprattutto dei miei sacerdoti.