Mons. Crociata nella festa di Santa Maria Goretti: il libertinaggio non è affare privato
Diversi appuntamenti in onore di santa Maria Goretti. Sabato scorso è stata celebrata
una messa all’altare della santa da cui ha preso il via il pellegrinaggio a piedi
Nettuno-Le Ferriere, un percorso di oltre dieci chilometri. Tema di quest’anno è stato
“Noi predichiamo Cristo Crocifisso”. Mentre la mattinata di oggi è stata caratterizzata
dall’omelia pronunciata nel corso della Santa Messa nella casa del martirio di Santa
Maria Goretti, a Le Ferriere (Latina) da mons. Mariano Crociata segretario generale
della Cei. “Qui non è in gioco un moralismo d’altri tempi, superato; è in pericolo
il bene stesso dell’uomo” ha detto mons. Crociata. “Assistiamo - ha continuato - ad
un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo
e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile che invera la parola lussuria,
con cui fin dall’antichità si è voluto stigmatizzare la fatua esibizione di una eleganza
che in realtà mette in mostra uno sfarzo narcisista; salvo poi, alla prima occasione,
servirsi del richiamo alla moralità, prima tanto dileggiata a parole e con i fatti,
per altri scopi, di tipo politico, economico o di altro genere”. L’esempio di santa
Maria Goretti come “testimonianza di fedeltà alla propria coscienza e a Dio portata
fino alle estreme conseguenze e pagata con il martirio” non è “fuori moda” ma manifesta,
al contrario, la necessità di riscoprire “parole desuete, come purezza, castità, verginità,
che facciamo fatica a pronunciare, che ci fanno forse arrossire”. Per il segretario
generale della Cei, il “paradosso”: che oggi “si sia arrivati ad agire e a parlare
con sfrontatezza senza limiti di cose di cui si dovrebbe veramente arrossire e vergognare,
e che invece si arrossisca per tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro amabile,
onorato, quello che è virtù e merita lode, per dirla con san Paolo”. Ricordando -
scrive il Sir - le recenti parole del card. Bagnasco sulle “responsabilità” in questo
ambito, e sull’”influsso che la cultura diffusa, gli stili di vita, i comportamenti
conclamati hanno sul modo di pensare e di agire di tutti, in particolare dei più giovani”,
mons. Crociata ha osservato: “Nessuno deve pensare che in questo campo non ci sia
gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati; soprattutto quando sono
implicati minori, cosa la cui gravità grida vendetta al cospetto di Dio”. Di qui la
necessità di “interrogarci tutti sul danno causato e sulle conseguenze prodotte dall’aver
tolto l’innocenza a intere nuove generazioni”, ha concluso mons. Crociata riferendosi
anche a piaghe come la pedofilia. (A.V.)