2009-07-03 16:19:24

Nota di Caritas Honduras: "Non si risolve un’illegalità con un’altra illegalità"


La nota della Caritas apre la sua analisi affermando che gli ultimi avvenimenti, dal 28 giugno, giorno dell’arresto e dell'espulsione dal Paese del Presidente Manuel Zelaya, arrivano “dopo una lunga crisi di legittimità politica e sociale causata dalla sfiducia della popolazione nei partiti politici”. I fatti recenti, “per alcuni un colpo militare e per altri una transizione democratica”, osserva la Nota, derivano da uno “scontro tra il potere giudiziario, la Procura della Repubblica e il Congresso Nazionale che avevano vanificato un sondaggio d’opinione programmato dall’Esecutivo per il 28 giugno” e che il Presidente non ha ritenuto utile tenere in considerazione. “Negli ultimi mesi, prosegue il documento, si è generata una polarizzazione nella società: da un lato i contrari al Presidente, perché agiva al di fuori della legge e costringeva la popolazione a unirsi alla proposta governativa, e dall’altro, un settore sociale che riteneva che la consultazione voluta dal governo aprisse una tappa di maggiore partecipazione della popolazione con lo scopo di realizzare cambiamenti sostanziali nella struttura sociale del Paese modificando anche quella del potere”. Da ricordare che il 28 giugno si doveva votare per esprimere un parere sull'elezione o meno di un’Assemblea costituente chiamata a redigere una nuova Costituzione. Un'operazione da compiere, secondo il Presidente Zelaya, se avessero vinto i “sì”, aggiungendo così una “quarta urna” nelle elezioni previste per il 29 novembre (le altre tre erano per votare l'elezione del Presidente, del Parlamento e degli amministratore locali). La convocazione a questa consultazione, sospesa con l’intervento militare, era ritenuta fuori da ogni norma legale poiché non codificata in nessun testo giuridico della nazione centroamericana. “Le Chiese, osserva la Nota, hanno voluto mantenere le distanze e sebbene abbiano avuto sempre un comportamento critico hanno riconosciuto l’importanza della partecipazione cittadina inquadrata però nella Legge. Ciò, da più parti, fu considerato un rifiuto della consultazione” del 28 giugno scorso. Intanto, i partiti politici, “che violano permanentemente la Costituzione, da un giorno all'altro sono diventati invece promotori e difensori della democrazia”. A quasi una settimana dall’intervento militare, afferma la Nota analitica della Caritas dell’Honduras “la società si presenta frammentata e divisa: una parte della popolazione è indifferente ai destini del Paese, un’altra teme le conseguenze della disinformazione registrata ultimamente, e un altro settore ancora si divide in sostenitori e contrari al golpe militare” sia appoggiando il governante destituito sia quello ad interim nominato dal Parlamento. Per il futuro, la Nota auspica “in tutti i settori un potenziamento della capacità di dialogo e la ricerca del consenso”, condotte “mai tenute in considerazione durante la crisi”. Non sarà facile poiché gli avvenimenti “hanno acuito il clima di sfiducia, diffidenza e polarizzazione”, eppure è urgente e necessario “affinché sia un’opportunità che consenta alla società di generare iniziative e alternative adeguate per risolvere i gravi problemi del Paese. In queste circostanze i partiti politici devono prendere consapevolezza del fatto che senza giustizia sociale non c’è democrazia”. Infine, la Nota osserva che “il colpo di stato non risolverà i problemi del Paese perché si cerca di risolvere un’illegalità con un’altra illegalità. La situazione del Paese non sarà mai risolta senza eliminare la corruzione e la concentrazione del potere economico nelle mani di pochi. L’odierna realtà del Paese ha la sua origine e spiegazione nell’iniquità sociale, nella violazione dell’ordinamento giuridico, nella manipolazione delle leggi per aggiustarle agli interessi personali e nell’accentramento statale che ha finito per logorare le istituzioni dello Stato. La sostituzione del Presidente Zelaya è un precedente funesto per la credibilità democratica dell’Honduras. La posizione del Congresso Nazionale che ha deposto il Presidente Zelaya non garantisce un governo con il sostegno sociale che possa risolvere i problemi del Paese”, conclude la Nota. (A cura di Luis Badilla)







All the contents on this site are copyrighted ©.