In Afghanistan è subito entrata nel vivo l’operazione dell’esercito statunitense denominata
“colpo di spada”. L’offensiva senza precedenti, lanciata ieri nella valle di Helmand,
nel sud del Paese, vede impegnati almeno 4000 mila marines e 650 soldati afghani che
stanno incontrando una strenua resistenza da parte delle milizie talebane. Il servizio
di Marco Guerra:
L’offensiva
statunitense si è trasformata in una “battaglia infernale”. Non usa mezzi termini
il generale Nicholson, comandante del corpo dei marines, per descrivere i violenti
combattimenti tra le truppe americane e i talebani nella provincia di Helmand. I
marines hanno trovato, infatti, grandi difficoltà nell’avanzata nella cosiddetta "valle
dell’oppio". I militari hanno assediato Garmsir, città chiave del sud e considerata
la roccaforte dei ribelli. A 24 ore dall’inizio dell’operazione si conta già la prima
vittima americana. L’obiettivo è quello di prendere il completo controllo di una della
zone dove si concentrano i ribelli talebani. Si cerca di pacificare il Paese
in vista delle elezioni presidenziali del prossimo 20 agosto. La strategia prevede
anche che dopo aver espugnato i villaggi l’esercito lascerà dei propri contingenti
a presidio del territorio. In pratica si sta mettendo in campo la stessa tattica che
ha pagato in Iraq grazie all’aumento delle truppe. A sostegno dell’impegno statunitense
arrivano anche le parole del segretario della Nato, Jaap de Hoop Scheffer,
che ha chiamato tutti i Paesi dell’Alleanza Atlantica a fare la loro parte, affinché
la missione in Afghanistan non sia prettamente statunitense. Il segretario della Nato
ha quindi ringraziato l’Italia per l’offerta di 500 militari in più.