L'intervista del presidente Usa, Obama, alla Radio Vaticana
Un tour diplomatico ad ampio raggio, ricco di incontri, che culminerà con la visita
in Vaticano a Benedetto XVI e con la presenza al vertice G8 dell’Aquila. Sono questi
gli aspetti salienti dell’imminente viaggio in Russia, Europa e Africa che impegnerà
il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama. A qualche giorno dalla sua partenza,
ieri Obama ha voluto incontrare - in una tavola rotonda ristretta alla Casa Bianca
- alcuni giornalisti. Richiesta dall’amministrazione statunitense la presenza esclusiva
della rappresentante della Radio Vaticana, Elena Molinari, anche corrispondente
del quotidiano della Conferenza episcopale italiana, “Avvenire”. Nel suo servizio,
il resoconto da Washington sull’incontro con il presidente americano:
Barack Obama
spera di poter portare al Santo Padre l’impegno dei Paesi del G8 verso un notevole
aumento degli aiuti ai Paesi più poveri, che stanno subendo in modo sproporzionato
il peso della crisi economica mondiale. Il presidente americano ha definito “un onore”
l’udienza con Papa Benedetto XVI in programma per la prossima settimana e ha detto
di sperare che l’incontro permetterà di individuare aree in cui gli Stati Uniti e
la Santa Sede potranno cooperare: dalla pace in Medio Oriente alla povertà, dai cambiamenti
climatici all’immigrazione. Tutti temi - ha precisato - nei quali il Papa ha già preso
iniziative straordinarie. “Ho avuto una meravigliosa conversazione telefonica con
il Santo Padre subito dopo la mia elezione”, ha esordito Obama. Poi, ha ammesso che
ci sono temi sui quali non è d’accordo con il Papa, come con qualsiasi altro capo
di Stato, “ma questa - ha aggiunto - è molto di più di una relazione fra due governi:
la Chiesa cattolica ha un’influenza talmente profonda in tutto il mondo e nel nostro
Paese e il Santo Padre è un leader riconosciuto in molti ambiti, la sua influenza
religiosa si estende ben oltre i confini della Chiesa cattolica”. Sul
Medio Oriente, Obama ha condiviso il richiamo fatto dal Papa in Terra Santa per una
pace giusta e duratura. Ha ammesso che parte della responsabilità e dello stallo,
cui sono giunti i negoziati, è dovuta al rifiuto di Israele di fermare la crescita
degli insediamenti in Cisgiordania. “Siamo stati molto chiari - ha detto - gli insediamenti
devono essere fermati”. Allo stesso tempo, però, Obama ha messo in evidenza gli obblighi
dei palestinesi: “Vogliamo incoraggiarli - ha spiegato - a rifiutare la violenza e
a mettere fine agli incitamenti all’odio che si sentono ancora, sfortunatamente,
in molte comunità palestinesi”. Alla domanda su come pensa si evolveranno le differenze
presenti nella società americana sull’aborto, Barack Obama ha ammesso di non farsi
illusioni, che le differenze non scompariranno solo col dialogo. “So che ci sono punti
in cui il conflitto è inconciliabile", ha detto. "La cosa migliore che possiamo fare
è ribadire che ci sono persone di buona volontà su entrambe le sponde del dibattito
e che si possono trovare elementi sui quali lavorare insieme”. Fra questi Obama ha
elencato la necessità di aiutare i giovani a prendere decisioni che prevengano le
gravidanze non desiderate, l’importanza di rafforzare l’adozione come alternativa
all’aborto e il bisogno di prendersi cura delle donne incinte. Il presidente americano
ha poi spiegato di essere stato e di essere tuttora fortemente ispirato dagli insegnamenti
di giustizia sociale della Chiesa, che vide il cardinale Bernardin mettere in pratica
a Chicago. Obama teme però che siano stati seppelliti in parte dal dibattito sull’aborto. L’amministrazione
Obama è esplicitamente a favore della legalità dell’aborto e uno dei suoi primi atti
è stata la riapertura dei finanziamenti pubblici per le Ong, che offrono anche l’aborto
fra i loro servizi. Ma il capo della Casa Bianca ha promesso ieri una misura che preveda
l’obiezione di coscienza per i lavoratori di ospedali e Ong cattoliche. “L’ho difesa
nell’Assemblea legislativa in Illinois - ha ricordato - ne ho discusso con il cardinale
Francis George e l’ho ripetuto durante il mio intervento all’Università di Notre Dame.
Presto, dunque, renderemo note delle linee guida che conterranno una precisa difesa
dell’obiezione di coscienza”. Obama ha anche colto l’occasione dell’incontro di ieri
per citare l’aiuto ricevuto dall’Italia in Afghanistan, ma ha sottolineato che “ora
l’Afghanistan ha più che mai bisogno di sviluppo economico, infrastrutture, lavori,
commercio e istruzione, in modo - ha detto - di offrire alla popolazione afghana un’alternativa
alla coltivazione dell’oppio”. Di questo, ha concluso, parlerà con il premier Berlusconi
durante il G8 a L’Aquila. Intanto, in vista del G8, questa sera
ci sarà una veglia di preghiera nel piazzale della Chiesa di San Francesco d’Assisi
a Pettino, nei pressi del capoluogo abruzzese che ospiterà l'evento. A presiederla,
mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo della diocesi de L'Aquila, città dove
fra l'altro verranno ad incontrare i leader mondiali anche i giovani partecipanti
allo “Junior 8 Summit”, organizzato a Roma dall’Unicef, con 56 ragazzi dai 14 ai 17
anni. Sul senso della veglia di preghiera di stasera a L'Aquila, Alessandra De
Gaetano ha sentito lo stesso mons. Molinari:
R. - La preghiera
è onnipotente se fatta con fede. Sappiamo che l’incontro del G8 è un fatto positivo,
siamo contenti che si svolga lì, perché richiama ancora l’attenzione di tutti sulla
tragedia che ci ha colpiti, e noi vogliamo pregare perché questo incontro sia fecondo
di ottimi risultati. D. - Quali saranno i momenti principali
della veglia? R. - E’ una veglia molto semplice. Ci sarà la
lettura della Parola di Dio, ci saranno momenti di preghiera, di invocazione. Poi
io dirò qualcosa, commentando soprattutto la Lettera dei vescovi ai leader mondiali,
e poi concluderemo chiedendo al Signore grazie per questo incontro del G8. Un incontro
che avviene all’Aquila - la città di Papa Celestino, dove Celestino ha dato la "Perdonanza"
- e dunque idealmente un luogo fatto proprio per inviare un messaggio di pace, di
dialogo, di invito alla riconciliazione, a lavorare in modo concorde per il bene di
tutto il mondo. D. - Eccellenza, sulla scia del messaggio delle
Conferenze episcopali cattoliche, qual è l’auspicio della Chiesa aquilana in vista
del G8? R. - Che si pensi ai più poveri, i quali certamente
non sono la causa della crisi finanziaria-economica mondiale. Si pensi ad aiutarli,
anche con l’impegno già preso altre volte di aiutare i Paesi del Terzo mondo, e molti
Paesi purtroppo non hanno mantenuto questo impegno. I vescovi invitano a pensare soprattutto
all’Africa ed è importante anche l’accenno al cambiamento climatico, anche questo
non è colpa dei più poveri, che vanno invece aiutati ad adeguarsi alle misure tecnologicamente
giuste per far fronte a questi problemi. E poi sottolineo ciò che ribadisce il documento:
cioè, che pensare contemporaneamente ai diseredati e al pianeta non sono ideali contrastanti,
ma una priorità morale per tutti. Preghiamo perché queste richieste, questi appelli
dei vescovi dell’Europa, dell’Occidente ai grandi del G8, vengano accolti, presi sul
serio, e per quanto è possibile si inizi a tradurli in realtà, soprattutto l'attenzione
ai poveri. D. - Come si sta preparando la gente aquilana ad
accogliere i grandi della Terra? R. - La maggioranza della gente
continua il suo lavoro pensando che, tutto sommato, questo incontro porterà anche
dei vantaggi alla nostra città, come per esempio l’aeroporto che è stato inaugurato
ieri - anche l’ospedale da campo inaugurato ieri. E pensando anche che alcuni di questi
responsabili delle nazioni visiteranno alcuni monumenti, alcune Chiese, e ci conosceranno
meglio.