Il dibattito sulla sicurezza in Italia dopo l'approvazione delle nuove norme. Intervista
con il prof. Baggio
In Italia, è acceso il dibattito dopo l’approvazione al Senato del disegno di legge
sulla sicurezza, varato ieri con 161 sì, 124 no e 2 astenuti. Tra le misure, quella
che sta suscitando i maggiori contrasti fra le coalizioni di maggioranza e opposizione
è quella relativa all’introduzione del reato di clandestinità. Debora Donnini ha
chiesto un commento sul complesso della nuova normativa al prof. Antonio Maria
Baggio, docente di Filosofia politica all’Istituto universitario Sofia di Loppiano:
R. - Il mio
giudizio anzitutto d’insieme mi porta a distinguere due aspetti di questo provvedimento.
Uno è l’aspetto politico-razionale: esiste davvero la necessità di mettere mano alla
situazione e di stabilire delle regole certe, perché è necessario garantire la sicurezza
dei cittadini italiani, di quelli che già sono qui a lavorare e anche di quelli che
entrano, perché c’è anche da condurre una lotta che deve essere efficace contro chi
traffica in esseri umani. E, poi, bisogna aiutare anche coloro che arrivano a rendersi
conto di dove sono arrivati. Devono sapere che esistono delle leggi che vanno rispettate
e che devono inserirsi in una società che - per quanto possa essere rispettosa delle
convinzioni e delle abitudini di chi arriva - ha però il diritto di stabilire delle
regole chiare. L’altro aspetto, in generale, è il clima che è stato creato attraverso
questo provvedimento: il messaggio fondamentale che passa è quello della paura, del
siamo aggrediti e dobbiamo difenderci. Ora, se non avessimo una storia alle spalle
si potrebbe anche essere ingenui di fronte a queste affermazioni. Ma siccome nel secolo
scorso abbiamo assistito a questo lucrare sulla paura che ha portato a dei regimi
di tipo autoritario, anche se non c’è questo pericolo oggi noi dovremmo stare molto
attenti quando ci si dice: questa gente ci mette in pericolo, dobbiamo difenderci.
Questa gente sono semplicemente gli stranieri dei quali abbiamo bisogno e che abbiamo,
in larga misura, integrato nelle nostre fabbriche e nei nostri cantieri.
D.
- Tra gli altri punti del decreto sicurezza vi sono, per esempio, le ronde che vengono
permesse, anche se devono essere controllate con un registro. Poi sempre sul fronte
della sicurezza c’è il via libera allo "spray al peperoncino"…
R.
- Portare uno spray al peperoncino in una borsetta rientra nell’ambito della legittima
difesa. Noi non ci rendiamo conto di quanta violenza c’è in giro nei confronti delle
donne, a volte siamo così assuefatti che non ci sembra, non ci rendiamo conto e, invece,
bisogna potersi difendere. E’ chiaro, però, che lo spray è l’ultimo rimedio: c’è un
problema di sicurezza più generale. La questione delle ronde, ad esempio. Certo, ci
sono dei posti in cui uno rientrando a casa la sera tardi, essendo buio, avrebbe piacere
che ci fosse qualcuno che sorveglia. Ma sono le ronde la risposta a questo? Non sarebbe
meglio potenziare le Forze dell’ordine che sono addestrate appositamente per questo?
Perché con le ronde si pensa, si ha l’illusione di aiutare a risolvere il problema,
ma non credo sia una soluzione.