2009-07-03 16:19:59

I vescovi del Celam auspicano una cultura del lavoro che metta al centro la persona


Al termine dell’incontro organizzato dal Consiglio episcopale latinoamericano (Celam), in Repubblica Dominicana, dei vescovi responsabili della Pastorale per la cultura delle 22 Conferenze episcopali dell’America Latina e dei Caraibi, i presuli hanno riassunto in un breve messaggio le principali riflessioni sul rapporto tra cultura, lavoro e diritti. I delegati si sono incontrati nella cornice del quinto centenario della morte di Fray Antonio de Montesino, uno dei pionieri della prima evangelizzazione del Nuovo Mondo ricordato soprattutto per la sua appassionata difesa dei diritti dei lavoratori riassunta nel famoso sermone “Con quale diritto” e che oggi, secondo il messaggio, alla vigilia delle molteplici celebrazioni in programma per il Bicentenario dell’indipendenza delle nazioni della regione, appare di grande attualità. Ricordando Fray Antonio de Montesino, osservano i vescovi, si ricordano le molte persone, sacerdoti, religiosi, laici stranieri e autoctoni che hanno dato un grande contributo allo sviluppo di queste popoli e alla formazione di una cultura incentrata sui valori del lavoro umano quale continuazione della Creazione". “Oggi dobbiamo prendere atto - si legge nel messaggio - che nelle odierne società latinoamericane e caraibiche non esiste consapevolezza del diritto a un lavoro dignitoso, alla libertà necessaria per svolgere un lavoro capace di umanizzare le persone e favorire la formazione delle famiglie”. Un tale deficit, si aggiunge, è poi la causa di molte situazioni altrettanto deficitarie come i grandi ostacoli per avere accesso a un’educazione adeguata, o per rispettare e proteggere i diritti delle donne, delle comunità indigene così come di quelle afroamericane. Sono questi problemi che impediscono il riconoscimento di ciascuno, quale soggetto sociale attivo e partecipativo. Secondo i vescovi latinoamericani “per le ideologie neoliberali e neoconservatrici, la persona umana non è il centro”, che appare occupato invece dalla “brama di lucro e dal consumismo”, ritenuti spesso dei “valori assoluti”. Se si guarda più specificamente al mondo del lavoro i presuli osservano che oggi “la disoccupazione non sembra essere una preoccupazione prioritaria del Governi” così come non esiste particolare attenzione “per le politiche in grado di generare opportunità e di rispettare la dignità dei lavoratori”. Non meno gravi e pressanti sono altri problemi, acuiti dalla crisi internazionale, come il fenomeno delle migliaia di persone costrette a emigrare proprio perché senza futuro professionale nei propri Paesi oppure colpite da concorrenze sleali che comportano abbassamento degli stipendi e perdita dei diritti. Sono realtà, spiegano i vescovi latinoamericani, che hanno rinforzato il fenomeno dell’esclusione sociale e a volte anche delle nuovo schiavitù. Una sana cultura del lavoro e del lavoratore non solo è un diritto ma anche la via maestra per individuare soluzioni migliori e tempestive. “Perciò - conclude il messaggio - come cristiani ci dobbiamo sentire chiamati a trasformare i nostri stili di vita” disposti, perché appare necessario e urgente, “ a rivedere i paradigmi economici utilizzati sino ad oggi in favore di modelli e processi economici sostenibili non solo nei confronti dell’ambiente, ma soprattutto per quanto riguarda il rispetto della dignità delle persone”. I vescovi si congedano quindi auspicando un approfondimento della riflessione sull’urgente “evangelica cultura del lavoro” chiamata a porre al centro di ogni cosa la persona e i suoi diritti inalienabili. (L.B.)







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