I Padri Teatini al Capitolo generale: “Crescere in santità e testimonianza”
Il Capitolo generale dei Chierici Regolari Teatini si è celebrato per la prima volta
nella storia fuori da Roma, nel Monastero di Santa Maria a Iranzu (Navarra, Spagna),
dal 15 al 26 giugno. Il Capitolo, come rende noto l’agenzia Zenit, ha riunito religiosi
provenienti da Argentina, Brasile, Colombia, Stati Uniti, Spagna, Italia e Messico.
L'arcivescovo della località argentina di Bahía Blanca, monsignor Guillermo José Garlatti,
ha partecipato ai lavori capitolari invitato come esperto speciale, mentre P. Valentín
Arteaga, noto scrittore e poeta, nato a Campo de Criptana (Ciudad Real, Spagna), è
stato eletto Superiore generale per la seconda volta consecutiva. Le sessioni si sono
aperte con due giorni di ritiro spirituale a cui sono intervenuti l'arcivescovo di
Pamplona-Tudela, monsignor Francisco Pérez González, e il laico José Pacheco Vera,
della Diocesi di Getafe. Il Capitolo generale Teatino “Iranzu 2009” ha quindi reso
pubblico un messaggio datato 26 giugno che vuole far giungere alla Chiesa e al mondo.
Nel messaggio, i partecipanti ricordano “quando il 14 settembre 1524 San Gaetano da
Thiene e i suoi compagni professarono i voti fondamentali della vita religiosa”. “Volevano
unirsi in famiglia, vivendo in case, non volevano che si chiamassero conventi o monasteri
ma 'case”, spiega il testo. Erano una “‘piccola compagnia’ che, con umiltà, si metteva
al servizio della Chiesa, disposta a 'riformarsi per riformare'”. “Per questo, crediamo
che solo se rimarremo fedeli alla radicalità evangelica degli inizi potremo guardare
al futuro con speranza”, sottolineano i firmatari, che esprimono anche il proprio
desiderio di “rendere vita la vicinanza che Cristo ha espresso nella sinagoga di Nazareth:
‘Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri
la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi' (Lc 4,18)”.
Si propongono dunque di “crescere in santità e testimonianza” come richiede la consacrazione
sacerdotale e religiosa, concludendo con l'esprimere una speranza: “Vorremmo essere
riconosciuti per ciò che siamo e viviamo: 'veri sacerdoti del Vangelo, celebranti
partecipi dei misteri che celebriamo, dando importanza alla Parola e alla liturgia'”.
(L.G.)