2009-07-02 14:26:03

Rapporto di Amnesty sulle violazioni dei diritti umani a Gaza


E' stato presentato il rapporto di Amnesty International sui 22 giorni di guerra condotti dall’esercito israeliano nella Striscia di Gaza. Nel dossier vengono denunciati crimini di guerra compiuti sia dalle forze militari di Israele sia dai guerriglieri palestinesi di Hamas. Immediata la reazione dei militari israeliani che parlano di un “rapporto squilibrato, prova che Amnesty è stata vittima delle manipolazione di Hamas, un'organizzazione terroristica''. Il servizio è di Salvatore Sabatino:RealAudioMP3

E’ un giudizio durissimo quello di Amnesty International, espresso attraverso il rapporto sull’operazione "Piombo Fuso", lanciata in dicembre dall’esercito israeliano contro Hamas e la Striscia di Gaza. 117 pagine che a chiare lettere parlano di 22 giorni in cui le forze israeliane hanno ucciso centinaia di civili palestinesi disarmati e distrutto migliaia di abitazioni, mediante attacchi che hanno violato le leggi di guerra. Il rapporto si basa su prove raccolte dai delegati di Amnesty in gennaio e febbraio, documentando l'uso da parte di Israele di armi da campo aperto contro la popolazione civile intrappolata e senza possibilità di fuga. L'intensità degli attacchi – si legge inoltre nel documento – è stata senza precedenti: il totale di 1.400 palestinesi uccisi dalle forze israeliane comprende circa 300 bambini e altre centinaia di civili che non stavano minimamente prendendo parte al conflitto. Molte distruzioni, inoltre, sono state indiscriminate e non motivate da alcuna necessità militare. Nel rapporto, inoltre, anche le accuse di mancata collaborazione da parte dei vertici militari ed istituzionali israeliani, chiedendo alla comunità internazionale, a partire dal Consiglio di Sicurezza, di esercitare tutta la sua influenza per ottenere che Israele cooperi pienamente con l'inchiesta dell’Onu, che – secondo Donatella Rovera, capo-missione di Amnesty a Gaza - risulta attualmente lo strumento migliore per stabilire la verità. Nel rapporto di Amnesty anche un invito chiaro allo Stato ebraico, affinché si impegni a non condurre attacchi contro i civili e a porre fine al blocco nei confronti della Striscia di Gaza che rappresenta una punizione collettiva contro l'intera popolazione. Non manca, infine, un monito ad Hamas: “Che fermi – si legge - il lancio di razzi contro i centri abitati israeliani”.
 
Sul rapporto di Amnesty International e sulle reazioni di Israele, Roberta Rizzo ha intervistato Giorgio Bernardelli, giornalista ed esperto di Medio Oriente.RealAudioMP3

R. – Si citano violazioni molto gravi anche del diritto internazionale sull’uso delle bombe al fosforo e soprattutto sull’uso di armi che non possono avere una capacità di colpire obiettivi molto precisi, come l’artiglieria, e che creano molte vittime tra le popolazioni civili. Il rapporto di Amnesty parla di 300 bambini morti durante i combattimenti. Questo rapporto aiuta a non dimenticare. Oggi si parla pochissimo di quello che è successo solo cinque mesi fa.
 
D. – Nel rapporto Amnesty accusa apertamente Israele di crimini di guerra contro i civili palestinesi…
 
R. - Amnesty accusa entrambi, accusa anche Hamas per il lancio di missili contro le cittadine israeliane che si trovano intorno al confine. Certo, le accuse nei confronti di Israele sono altrettanto forti e soprattutto giungono dopo che un’inchiesta interna, sollecitata anche da alcune voci all’interno della società israeliana, aveva invece escluso violazioni del diritto internazionale.
 
D. – Israele parla di rapporto squilibrato e distorto perché ignora gli sforzi compiuti dalle forze armate per evitare le vittime civili…
 
R. – In un’offensiva come quella portata avanti nella guerra di Gaza le vittime civili erano nel conto. Adesso, questo rapporto e le risposte sono semplicemente tentativi di presentare politicamente questo risultato nella maniera migliore possibile per ciascuna delle parti, ma la realtà è quella che tutti abbiamo visto fin dai primissimi giorni della guerra e che nessuna dichiarazione può cambiare, sostanzialmente. L’importante è che si ritorni a parlare di Gaza perché il dramma ancora più grosso di queste morti civili di cui il rapporto di Amnesty International parla è che il risultato di questa guerra è stato di lasciare la situazione esattamente com’era prima. Oggi come ieri Gaza è in mano ad Hamas. Quindi, la vera domanda è a che cosa è servito tutto questo?
 
D. – Recentemente Papa Benedetto XVI si è soffermato sulla drammatica situazione umanitaria della Striscia di Gaza e ha lanciato un appello affinché la situazione venga affrontata con competenza e solidarietà…
 
R. Certo, è un appello importante, un appello che ricorda chi sono le vittime di questa situazione: è la popolazione civile che soffre a causa dell’estremismo di Hamas e di questo blocco che va avanti in maniera infinita. La chiave per risolvere questa situazione è aprire Gaza, non lasciarla nell’isolamento e trovare il modo appunto di far sì che il mondo sia presente a Gaza. Solo da qui è pensabile che si arrivi a un cambiamento politico che aiuti a uscire da questo vicolo cieco in cui da troppo tempo Gaza sembra essersi cacciata.







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