2009-07-01 15:46:37

Terra Santa: prima Lettera pastorale del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal


“Unità nella diversità”: ha voluto intitolare così mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, la sua prima lettera indirizzata ai fedeli del patriarcato sottolineando “come la molteplicità sia in armonia con l’unicità, e l’unità con la diversità”. “Vi auguriamo – scrive il Patriarca – che possiate vivere in questa unità che è fondata sulla diversità di origini e di culture, senza discriminazione tra persone, nell’unità di fede e di mente; vivendo l’unità tra voi, potrete promuoverla attorno a voi”. L’unità della Chiesa, spiega mons. Twal “è quella della dottrina, la sua diversità è quella delle forme di vita cristiana, che, nonostante la loro diversità, hanno un fine unico. Nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, l’unità si realizza anzitutto attraverso l’amore, il rispetto dell’altro, la collaborazione e la responsabilità per il mondo secondo la legge naturale”. Specificando che la Chiesa di Gerusalemme include “la Palestina, Israele, la Giordania e l’isola di Cipro, tutte terre menzionate nella Sacra Scrittura”, il Patriarca aggiunge che “ininterrottamente dal primo secolo ad oggi, le comunità cristiane hanno conservato ‘il deposito della fede’ nonostante le avversità e le persecuzioni”. Mons. Twal nella sua lettera ha voluto anche ricordare il “grande dramma” vissuto in tempi recenti nel territorio di Gaza, dove sono morte circa 1.500 persone e ci sono stati migliaia di feriti, ma evidenzia che la recente visita di Benedetto XVI in Terra Santa ha portato speranza. “È venuto a sostenerci con le sue preghiere e la sua attenzione, e ha confermato la nostra fede – scrive del Papa mons. Twal – ha pure aperto il suo cuore ai cristiani delle altre denominazioni e ai non-cristiani, soprattutto di tutti i monoteisti”. Quindi il Patriarca evidenzia le problematiche legate all’esodo dei cristiani dalla Terra Santa: “L’emigrazione che ha decimato i cristiani della nostra diocesi è dovuta all’instabilità politica, alle difficoltà economiche e all’incertezza nei confronti del futuro, speriamo che la visita del Santo Padre susciti e rafforzi la nostra fede, il nostro coraggio, la nostra tenacità, la nostra fedeltà nei confronti del Signore e della sua terra, e la coesistenza pacifica tra i suoi abitanti”. Menzionando poi i 65 mila fedeli arabi della diocesi patriarcale latina di Gerusalemme, le “poche centinaia di fedeli di espressione ebraica e poche centinaia di cattolici ciprioti locali”, mons. Twal osserva che “essi sono riuniti insieme in un’unità apostolica, ecclesiologica, spirituale, storica, esistenziale, amministrativa dentro un quadro di comunione tra la sede di San Giacomo il Minore e quella di S.Pietro a Roma” e che “la Chiesa va oltre le differenze di razza e di cultura, poiché essa è Cattolica, cioè, universale. Essa vuole andare oltre i conflitti politici, per abbracciare tutti i suoi figli nell’amore di Cristo”. “Noi tutti dobbiamo proclamare la Buona Novella, e dobbiamo farlo con la nostra comunione, le nostre parole, la nostra condotta, le nostre buone opere, la nostra fede, seminando amore e pace nei cuori delle persone - conclude il Patriarca - il Signore ci ha chiamati pure a testimoniare Lui e la sua Parola nella società in cui viviamo. Una tale testimonianza deve essere data anzitutto con la nostra vita”. (A cura di Tiziana Campisi)







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