Terra Santa: prima Lettera pastorale del Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad
Twal
“Unità nella diversità”: ha voluto intitolare così mons. Fouad Twal, Patriarca latino
di Gerusalemme, la sua prima lettera indirizzata ai fedeli del patriarcato sottolineando
“come la molteplicità sia in armonia con l’unicità, e l’unità con la diversità”. “Vi
auguriamo – scrive il Patriarca – che possiate vivere in questa unità che è fondata
sulla diversità di origini e di culture, senza discriminazione tra persone, nell’unità
di fede e di mente; vivendo l’unità tra voi, potrete promuoverla attorno a voi”. L’unità
della Chiesa, spiega mons. Twal “è quella della dottrina, la sua diversità è quella
delle forme di vita cristiana, che, nonostante la loro diversità, hanno un fine unico.
Nella diversità dei ministeri e delle responsabilità, l’unità si realizza anzitutto
attraverso l’amore, il rispetto dell’altro, la collaborazione e la responsabilità
per il mondo secondo la legge naturale”. Specificando che la Chiesa di Gerusalemme
include “la Palestina, Israele, la Giordania e l’isola di Cipro, tutte terre menzionate
nella Sacra Scrittura”, il Patriarca aggiunge che “ininterrottamente dal primo secolo
ad oggi, le comunità cristiane hanno conservato ‘il deposito della fede’ nonostante
le avversità e le persecuzioni”. Mons. Twal nella sua lettera ha voluto anche ricordare
il “grande dramma” vissuto in tempi recenti nel territorio di Gaza, dove sono morte
circa 1.500 persone e ci sono stati migliaia di feriti, ma evidenzia che la recente
visita di Benedetto XVI in Terra Santa ha portato speranza. “È venuto a sostenerci
con le sue preghiere e la sua attenzione, e ha confermato la nostra fede – scrive
del Papa mons. Twal – ha pure aperto il suo cuore ai cristiani delle altre denominazioni
e ai non-cristiani, soprattutto di tutti i monoteisti”. Quindi il Patriarca evidenzia
le problematiche legate all’esodo dei cristiani dalla Terra Santa: “L’emigrazione
che ha decimato i cristiani della nostra diocesi è dovuta all’instabilità politica,
alle difficoltà economiche e all’incertezza nei confronti del futuro, speriamo che
la visita del Santo Padre susciti e rafforzi la nostra fede, il nostro coraggio, la
nostra tenacità, la nostra fedeltà nei confronti del Signore e della sua terra, e
la coesistenza pacifica tra i suoi abitanti”. Menzionando poi i 65 mila fedeli arabi
della diocesi patriarcale latina di Gerusalemme, le “poche centinaia di fedeli di
espressione ebraica e poche centinaia di cattolici ciprioti locali”, mons. Twal osserva
che “essi sono riuniti insieme in un’unità apostolica, ecclesiologica, spirituale,
storica, esistenziale, amministrativa dentro un quadro di comunione tra la sede di
San Giacomo il Minore e quella di S.Pietro a Roma” e che “la Chiesa va oltre le differenze
di razza e di cultura, poiché essa è Cattolica, cioè, universale. Essa vuole andare
oltre i conflitti politici, per abbracciare tutti i suoi figli nell’amore di Cristo”.
“Noi tutti dobbiamo proclamare la Buona Novella, e dobbiamo farlo con la nostra comunione,
le nostre parole, la nostra condotta, le nostre buone opere, la nostra fede, seminando
amore e pace nei cuori delle persone - conclude il Patriarca - il Signore ci ha chiamati
pure a testimoniare Lui e la sua Parola nella società in cui viviamo. Una tale testimonianza
deve essere data anzitutto con la nostra vita”. (A cura di Tiziana Campisi)